1. RENZI FA ORECCHI DA MERCANTE ALLA MANOVRA DA 5 MILIARDI CHIESTA DA BRUXELLES 2. UNA VOLTA DI PIÙ RENZINO DIMOSTRA DI ESSERE IN CAMPAGNA ELETTORALE. SE INFATTI NON AVESSE IN MENTE IL VOTO ANTICIPATO NELLA PRIMA METÀ DEL 2015, NON SI CAPIREBBE PERCHÉ NON CORRE SUBITO AI RIPARI , ANZICHÉ RISCHIARE LA PROCEDURA DI INFRAZIONE A MARZO 3. NON SOLO, MA IL PREMIER CAZZARO FA ANCHE FILTRARE CHE COSA FARÀ IN PRIMAVERA NEL CASO I CONTI NON SIANO ANCORA A POSTO: SFORERÀ TRANQUILLAMENTE IL TETTO DEL 3% 4. INSOMMA, ANDREBBE ALLE URNE BERCIANDO CONTRO L’EUROPA – TOGLIENDO CONSENSO A SALVINI E GRILLO – E ATTEGGIANDOSI A EROICO DIFENSORE DELLA SOVRANITÀ NAZIONALE CONTRO “L’OTTUSITÀ” TEDESCA. IL PROBLEMA È UNO SOLO: L’ARRIVO DELLA TROIKA A ROMA

Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia

 

1.AVVISI AI NAVIGATI

MATTEO RENZI A BERSAGLIO MOBILE MATTEO RENZI A BERSAGLIO MOBILE

I ministri economici europei non credono alla manovra italiana e ci chiedono di “attuare tempestivamente misure addizionali” entro marzo, in modo da rispettare gli impegni su deficit e debito pubblico. Se le parole hanno un senso le “misure addizionali” sono una manovra aggiuntiva, ma Roma non ci sente e il ministro Padoan è incaricato da Renzie di arrampicarsi sugli specchi e spiegare che per noi “misure addizionali” significano solo “una pressione prudenziale” dell’Europa perché ci siano “miglioramenti” attraverso “misure efficaci”.

 

E insomma, si tratta solo di rendere più efficaci le misure già prese, mica di prenderne di nuove. Per esempio, il governo è convinto di cavarsela accelerando sulle riforme, con i decreti attuativi del Jobs Act e passi avanti su Italicum e riforma del Senato, che però non si capisce quale impatto possano avere sull’economia. In parallelo si spera che la ripresa, nel 2015, sia superiore allo 0,6% previsto.

 

In questa negazione dell’evidenza c’è tutto l’azzardo di un Renzie che una volta di più dimostra di essere in campagna elettorale. Se infatti non avesse in mente il voto anticipato nella prima metà del 2015, non si capirebbe perché non corre subito ai ripari con una manovra da 6-7 miliardi, anziché rischiare la procedura di infrazione a marzo.

 

matteo renzi pier carlo padoanmatteo renzi pier carlo padoan

Non solo, ma il premier fa anche filtrare che cosa farà in primavera nel caso i conti non siano ancora a posto: sforerà tranquillamente il tetto del 3% con la scusa della crisi. Insomma, andrebbe alle urne berciando contro l’Europa – togliendo indubbiamente qualche consenso a Salvini – e atteggiandosi a eroico difensore della sovranità nazionale contro “l’ottusità” tedesca. Del resto è proprio tipico del premier spaccone alzare continuamente la posta, man mano che i risultati del suo governo non arrivano. Il problema è che significa anche giocare con l’arrivo della Troika a Roma.

 

 

2. GLI EURO-COMPITI NON FINISCONO MAI

Mario MontiMario Monti

Dunque l’Italia fa orecchi da mercante, come appare chiaro dalle prime risposte del ministro Padoan. “Eurogruppo all’Italia: ‘Maggiori sforzi’. Padoan: ‘Non ci chiede manovra extra’. I ministri confermano il rinvio a marzo del giudizio sul nostro Paese e su Francia e Belgio. Berlino corregge il tiro: ‘Rispetto per le vostre riforme” (Repubblica, p. 6). Secondo i calcoli di Repubblica, “Mancano all’appello 6-7 miliardi, ma Roma resta in trincea. ‘Altre misure sarebbero dannose’. ‘Se pensano di aprirci una procedura sul debito saranno loro, e non noi, ad avere un problema” (p. 6). Sulla Stampa, “Il Tesoro: nessuna correzione. ’L’Europa non ce lo chiede’. Il monito della Commissione? ‘Ci sollecitano a fare presto e bene le riforme” (p. 5).  

 

Il Corriere si porta avanti e anticipa la strategia di Pittibimbo: “La tentazione di Renzi, sfondare il tetto del 3%. Gli 80 euro estesi a pensionati e autonomi se il Pil non risale. Il tentativo di rianimare l’economia con denaro pubblico dopo i dati del primo trimestre” (p. 3). Per il Messaggero, “Il governo esclude la manovra. Punta su Pil e rientro dei capitali” (p. 11).

GIANNI LETTA GIANNI LETTA

 

 

3. MA FACCE RIDE!

L’ex premier Mario Monti dice a Repubblica che “le regole Ue sul deficit sono ormai poco credibili: cambiamo il Trattato per fare investimenti” (p. 9). Bello saperlo, dopo che da presidente del Consiglio ha mezzo soffocato il Paese con il rigore.

 

 

4. AGENZIA MASTIKAZZI

“Il maglione rosso nuova bandiera per svoltare un po’ a sinistra”. Repubblica ci fa sapere che se ieri Renzie ha indossato un pullover (di cachemire, off course) di colore rosso “sarà stato per il desiderio di conquistare i giovani del Pd” (p. 15). Dal che si ricava che i suddetti giovani sono ritenuti dai giornalisti una manica di gonzi.

 

 

5. OPERAZIONE MONDO DI MERDA

L’organizzazione di Carminati, attraverso il cooperatore Buzzi, arrivava dove voleva: “Ci stiamo comprando mezza prefettura di Roma’. Le manovre della Cupola. Le carte dei pm: Buzzi racconta l’incontro con Gianni Letta. E nelle intercettazioni spunta il sottosegretario Castiglione” (Repubblica, p. 10). E’ la prefettura che dovrebbe sciogliere il Comune?

massimo carminati massimo carminati

Il Corriere racconta gli affari anche nei paraggi del Vaticano: “Terreni, conventi, case a Londra. Così riciclavano soldi e mazzette”, nell’inchiesta anche business immobiliari con un ordine religioso e con i costruttori Pulcini (p. 8).

 

La Stampa dà risalto a una giusta avvertenza degli inquirenti: “Ma i pm avvertono: ‘Dalle intercettazioni anche millanterie’. Pignatone: contestiamo solo quello che si può dimostrare” (p. 9). Il Messaggero racconta che l’organizzazione romana guardava con interesse anche a quello che succedeva in zona Expo: “La banda si spaventa, l’inchiesta su Expo fa saltare gli accordi. La rete degli appalti tra Lazio e Lombardia. Nel giro dei soci potenziali di Odevaine anche la coop in prima linea a Milano. ‘Con questa cosa dell’Expo li hanno mazzolati. Frigerio si è preso i soldi e il lavoro lo hanno dato a un altro” (p. 8).

 

gianni alemanno 3gianni alemanno 3

Il Giornale pesca una storia divertente: “Il boss finanziava gli spettacoli delle femministe radical chic. La Coop 29 giugno di Buzzi sponsor dello show della Dandini. Sul palco pure Camusso, De Gregorio e C. E la Boldrini applaudiva in prima fila. Un aiuto anche alla serata dell’attore terzomondista Covatta” (p. 3). Più duro il pezzo in cui ci si dedica a Uòlter: “La triste fine del veltronismo. Il Colle diventa un miraggio. L’ex leader Pd navigava sotto traccia per farsi trovare pronto alla scelta del dopo Napolitano. Mafia Capitale spezza il sogno: pesa il coinvolgimento di Odevaine e altri suoi fedelissimi” (p. 5).

 

Il pezzo forte di giornata però è l’intervista di Alè-danno a Repubblica, nella quale l’ex sindaco racconta che pensava che Carminati fosse morto e ammette: “L’errore è stato fidarmi dei miei collaboratori”. Di Panzironi, ex ad dell’Ama, dice: “E’ quello che mi ha più sbalordito: viene dalla Dc, ha un percorso da moderato. E poi eravamo amici, mi fidavo. Pensarlo implicato con Buzzi e Carminati mi fa impressione”.

 

RICCARDO MANCINI AD ENTE EUR RICCARDO MANCINI AD ENTE EUR

Ma su Riccardo Mancini, ex ad di Eur spa, si supera: “Mancini faceva parte di quelle persone che, provenienti da diversi ambiti della destra, alla fine degli anni ’90 avevano poi deciso di entrare in An e seguire quel percorso di legalità” (p. 13). Poi uno apre la Stampa è resta un po’ interdetto quando legge un pezzo così titolato: “Alemanno: avevo avvertito i miei di stare lontani da Carminati” (p. 9).

 

 

6. ULTIME DA QUEL CHE RESTA DEL NAZARENO

Renzie spera sempre di approvare l’Italicum prima dell’inizio delle votazioni per il Quirinale: “Modifiche solo concordate con Forza Italia’. Summit pd sulle riforme. Il ministro blocca la protesta della minoranza democratica. Tempi stretti per il sì. E Renzi insiste sui capilista bloccati: ‘Questa legge ci impone di essere un partito serio e di selezionare la classe dirigente” (Repubblica, p. 17). Come a Roma e nel Lazio.

 

franco panzironifranco panzironi

 

7. UN, DUE, TRE GRILLINO

Solito casino in casa dei Cinque Stelle. Repubblica: “Pizzarotti in bilico. I falchi di Grillo: ‘Da solo non esisti’. Il premier attacca l’ex comico: ‘Torni a fare i tour’. L’autista del leader ai dissidenti: ‘Datevi fuoco’. La replica a Renzi del leader M5S: ‘Solo chi non ha fatto niente in vita sua mi può sbeffeggiare. Ho sempre vissuto del mio lavoro” (p. 16). Sul Corriere, un punto per il comico: “Nogarin gela i dissidenti: io sto con Grillo. Svolta del sindaco di Livorno dopo l’assenza a Parma. Ma Pizzarotti tira dritto: ora un incontro unitario” (p. 13).

 

 

8. L’ORO DI MOSCA

Matteo Salvini è in viaggio di affari in Russia e non lo nasconde: “Salvini a Mosca: ‘Ora mi aspetto un finanziamento da parte di Putin’. Il leader leghista: no alle sanzioni anti-russe. E gli imprenditori italiani lo applaudono. L’obiettivo: sostituire Berlusconi nel cuore delcapo del Cremlino.’A gennaio l’incontro” (Repubblica, p. 18). Meglio Putin o Belsito?

 

BEPPE GRILLO E PIZZAROTTI BEPPE GRILLO E PIZZAROTTI

 

9. NON FA SOSTA LA SUPPOSTA

Pare che il governo abbia involontariamente fatto un favore agli imprenditori furbetti: “Oltre 6mila euro a chi assume e licenzia dopo un solo anno. Jobs Act a rischio boomerang. Simulazione Uil: gli sgravi sui contributi e sull’Irap sono molto più alti dell’indennizzo che si vuole dare a chi è espulso: 1 mensilità e mezza” (Repubblica, p. 28). Ma no, dai, nessun imprenditore italiano farà questi calcoli così meschini.

 

Sul fronte delle bollette, uno studio di Unioncamere conferma le stangate subite dagli italiani: “Tariffe +7,5% con l’inflazione ferma. Tassa sui rifiuti, acqua, poste, trasporti e sanità: il paradosso di una raffica di rincari mentre il Paese non cresce e i redditi ristagnano. Unioncamere: dai servizi pubblici (soprattutto quelli locali) un altro salasso per le famiglie” (Stampa, p. 28). 

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