LE RETOUR DE CARLÀ: “VOGLIO ESSERE UNA MADEMOISELLE UN PO’ INDEGNA CHE A 80 ANNI FUMA E BEVE CHAMPAGNE”

Anais Ginori per "la Repubblica"

«A me piace fare il camaleonte, prendere i colori che mi stanno intorno».
Carla Bruni in Sarkozy ride, passa subito al tu, cerca confidenza: «Potremmo berci una coppa di champagne anche se sono le tre di pomeriggio?» ammicca guardando una cliente del bar che sorseggia una flûte. È arrivata all'appuntamento in jeans, pallida e magrissima, con un capello da cowboy, un'immagine molto diversa da quella che si è imposta negli anni da première dame.

Ha attraversato tante vite, e ora, a quarantasei anni, affronta l'ennesima reincarnazione. Che poi è un ritorno alla musica, dopo una lunga pausa forzata. «Sono sollevata, finalmente ho ritrovato un po' della mia autonomia». Il nuovo album, Little French Songs, esce a un anno esatto dalla sconfitta di Nicolas Sarkozy, al quale ha dedicato la canzone Mon Raymond.

«Io adoro mio marito» ripete più volte, con le vocali chiuse dell'accento piemontese. Nonostante abbia passato più tempo in Francia che in Italia, Carlà sembra un personaggio di Fruttero e Lucentini, raffinata e imperscrutabile, manipolatrice. Nell'hotel Saint James, vicino alla sua casa nel sedicesimo arrondissement, fuma una sigaretta elettronica. In quello stesso momento, il governo socialista ne ha annunciato il probabile divieto.

«Che noia» sbuffa. «Ormai non si può fare né dire più niente. L'altra sera, ho rivisto l'ultimo film del Monty Phyton, quello del 1983, Il senso della vita. Attaccavano tutto: religioni, razze, paesi. Oggi un film così non potrebbe uscire, troppo scorretto».

Lei oggi ritrova la sua "autonomia" ma intanto si parla di un possibile ritorno di Sarkozy in politica. Lui stesso l'avrebbe lasciato intendere.

«Non ci penso proprio a questa eventualità. Altrimenti dovrei preoccuparmi per la sua salute. Non siamo più giovanissimi, lui ha cinquantotto anni. Non sa fare quel mestiere con cinismo e distanza, come altri».

Davvero è sollevata di non essere più all'Eliseo?

«Essere così vicini al potere ti rende fragile. Non mi sono mai sentita tanto vulnerabile come in questi quattro anni. Ho avuto l'impressione di diventare un bersaglio mobile. È come essere buttati su un ring, sapendo che sta per arrivare Mike Tyson e non potrai difenderti. Ho vissuto momenti forti, belli, avventurosi. Però anche molto pesanti ».

Il "pinguino" sgarbato e incapace di fare il baciamano, che lei cita in una canzone, è François Hollande?

«Voi giornalisti immaginate doppi sensi dappertutto. Ho già smentito. Ma la canzone appartiene a chi l'ascolta. E se qualcuno ha riconosciuto quel signore nella mia descrizione, non ci posso fare nulla».

Dopo la sconfitta, cosa fa ora l'ex Presidente?

«Abbiamo perso. La pagina è stata girata. Cosa dovrebbe fare mio marito adesso? Il ministro, il deputato? No. S'interessa sempre alla politica ma arrivati a un certo livello non puoi scendere, e neppure tornare indietro. Ora cerca di appassionarsi al mestiere di avvocato. Non è a riposo, continua a lavorare dalle sette del mattino alle nove di sera. E comunque come diceva John Major, l'ex premier inglese: "Se cerchi gratitudine, non fare politica. Meglio allevare cani"».

Non si riesce proprio a immaginare l'ex Presidente che dà il biberon e cambia i pannolini alla piccola Giulia.

«In effetti non è quel tipo di padre, però fa tante altre cose. È legato e molto attento ai suoi primi tre figli. Finora aveva avuto solo maschi. Per la nostra piccola ha già perso la testa. La sua immagine di duro, da "pirata in cravatta" come scrivo in una canzone, nasconde in realtà un uomo tenero e affettuoso ».

Lei sembra una dominatrice, eppure di Raymond-Nicolas dice «è lui il mio padrone».

«È una canzone spiritosa. Forse in passato ho avuto relazioni più complicate, ma con il padre di mio figlio (il filosofo Raphaël Enthoven, ndr.) e ora con mio marito abbiamo trovato un equilibrio di coppia. Lui è un uomo protettore, una qualità che non avevo mai apprezzato prima. Devo ammettere che è molto piacevole e raro: i nuovi uomini sono dolci, femminili».

"Non una signora", il titolo di una delle nuove canzoni. E' così che si sente?

«Il titolo Pas une dame si riferisce alle artiste che si fanno ancora chiamare "signorine". Per esempio, nonostante l'età, Jeanne Moreau rimane sempre "mademoiselle". Peccato ci sia stata una riforma per abolire il termine. Mi piacerebbe invecchiare così, come una mademoiselle un po' indegna che verso ottant'anni fuma e beve ancora champagne».

Non era finita la Carla trasgressiva?

«In realtà ero e rimango borghese. La mia trasgressione è totalmente segreta e prudente. E comunque mi è sempre piaciuto stare a casa. Non mi vedrete mai alle serate mondane. Lo faccio solo per lavoro, quando sono pagata, sennò preferisco stare in famiglia. Sono una mamma ansiosa e molto appiccicata ai figli».

È da una vita che sta sotto ai riflettori.

«Talvolta è una notorietà ingombrante. Trovo geniale l'idea dei Daft Punk. Nessuno conosce i loro volti, hanno rotto il diktat dell'apparire. L'immagine non comanda solo nello spettacolo. Ora persino le scrittrici devono mettere la loro foto in copertina. Siamo tutti facce. Qualcuno riesce a immaginare il viso di Virginia Woolf sulla prima copertina de La Signora Dalloway? Impossibile. Oggi è obbligatorio. La profezia di Andy Warhol sul famoso quarto d'ora di celebrità si è avverata».

Qual è la più autentica delle sue trasformazioni?

«I cambiamenti più radicali sono quelli intimi, come per tutti: il paese, la lingua, poi aver conosciuto il mio padre biologico. Sin da bambina, ho avuto una grande capacità di adattamento. Non resisto ai cambiamenti, preferisco seguire l'onda. Anche se sto male, mi adatto. La mia però è una trasformazione in superficie. Dentro, sono sempre la stessa Carla».

Si sente ancora italiana? Aveva detto di voler rinunciare alla nazionalità.

«Non è assolutamente vero. L'Italia è la mia radice profonda. Parliamo italiano in famiglia, con mia madre, mia sorella e ora anche con Giulia perché mi sono resa conto di aver sbagliato a non farlo con mio figlio. A dodici anni, dice solo qualche frase con un buffo accento, mi ricorda quello della nonna francese che mi ha cresciuta. Magari si sbloccherà un giorno, innamorandosi di un'italiana».

E quel che accade nel nostro paese la interessa, la preoccupa?

«Seguo tutto. La situazione economica e politica è difficile, non scordiamoci però che il nostro popolo ha una forza umana straordinaria. Sembra una banalità ma è vera, anche se troppo spesso ce ne dimentichiamo. Tutto il mondo ci sogna, si ispira al nostro savoir vivre, ammira la nostra sorprendente capacità di funzionare nonostante tutto. Magari è questo che, alla fine, ancora una volta, ci salverà».

 

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