I GIORNI DELL’IRAN SONO FINITI! - IL RIFORMISMO DI ROUHANI SBLOCCA IL FLUSSO DI TURISTI VERSO LA PERSIA

Viviana Mazza per "Il Corriere della Sera"

«In Iran? Ma cosa ci andate a fare?» Quando la scorsa estate, Fabio e Claudia M., una coppia di impiegati cinquantenni di Milano, comunicavano ad amici e parenti di aver scelto la Repubblica islamica come meta delle vacanze con la figlia diciottenne Olga, era questa la tipica replica che ricevevano. Ed era spesso accompagnata da occhiate sbigottite, fronti corrugate e una varietà di smorfie di preoccupazione e scetticismo. «Al ritorno c'è stato anche chi ci ha chiesto se eravamo stati scortati dalla polizia», ricorda Claudia.

Con lo scontro sul programma atomico iraniano a dominare per anni i titoli dei giornali, si potrebbe avere l'impressione che gli unici visitatori del Paese siano gli ispettori nucleari. Invece, le bellezze archeologiche e i siti sacri agli sciiti hanno sempre garantito un qualche influsso di visitatori: dei 4 milioni dell'anno scorso, tuttavia, la maggioranza erano pellegrini iracheni e pachistani in visita a luoghi come il santuario dell'Imam Reza di Mashhad, secondo le autorità.

Ad agosto, però, il viaggio organizzato cui ha partecipato questa famiglia italiana è coinciso con una ripresa del turismo in Iran. O almeno così spera il nuovo presidente Hassan Rouhani che, eletto in estate, oltre ad avviare una politica di distensione con gli Stati Uniti e a far sperare in maggiori libertà interne, ha promesso che punterà sul settore turistico penalizzato da 34 anni di tensione tra l'Iran e l'Occidente. Le autorità vi vedono un antidoto alla grave disoccupazione giovanile (al 26%) e un mezzo per iniettare valuta straniera in un'economia fiaccata da anni di sanzioni.

«All'inizio di agosto non abbiamo visto in giro molte altre comitive: ce n'era una spagnola, un'altra italiana», racconta Claudia. Tra fine agosto e fine ottobre, dopo il discorso di Rouhani all'Assemblea generale dell'Onu e la storica telefonata con Obama, comunque ben un milione di turisti sono arrivati, il 35% in più rispetto allo stesso periodo nell'anno prima secondo le autorità locali. Settanta compagnie straniere hanno già prenotato viaggi organizzati per la prossima primavera, afferma l'agenzia viaggi Pars Ivan Gasht. E il vicepresidente Mohammad-Ali Najafi, che è anche responsabile del patrimonio culturale, promette facilitazioni sui visti (anche agli europei, benché la priorità siano i cinesi).

Non sarebbe la prima volta che le aperture in politica aiutano il settore. Accadde anche dopo l'elezione del presidente riformista Mohammad Khatami alla fine degli anni 90, mentre negli otto anni di retorica ostile di Ahmadinejad «era tutto fermo, c'era quasi solo il turismo interno», spiega Ahmad Saeian, manager dell'Hotel Homa di Shiraz. Nei giorni scorsi, proprio lui è stato contattato da tre agenzie viaggi tedesche: «Non succedeva da anni». Ed è merito probabilmente anche del rial debole e della relativa stabilità del Paese rispetto a Egitto e Siria.

Così, sempre di più, le storie dei turisti sedotti dal Paese filtrano su media: come il blog «Human of New York», dove Brandon Stanton, dopo un viaggio in Iran, ha diffuso le sue foto e commenti entusiasti («Ti sorrideranno, ti inviteranno a cena, ti chiederanno di consegnare messaggi personali a Jennifer Lopez. Adorano musica e film americani»); come la tv Cnn che ha dedicato un ampio servizio a Dan Gaspar, vice-allenatore (americano) della nazionale di calcio iraniana, entusiasta dei ristoranti di Teheran dove vive da alcuni anni.

Spesso ad attirare gli occidentali sono le antichità. Olga aveva studiato la storia della città imperiale di Persepoli al liceo e voleva vederne le rovine; sua mamma si era documentata sui 16 siti registrati come Patrimonio dell'umanità dell'Unesco (dalla tomba di Ciro il Grande ai monasteri armeni) e sui poeti Hafez e Khayyam. Ma una volta arrivati, ciò che colpisce molti primi visitatori è la modernità. «C'è il regime e ci sono gli ayatollah, ma ho scoperto anche una popolazione molto occidentale», osserva Fabio. Una sera la guida li ha invitati a cena a casa sua, «una casa normale, con una moglie e due figlie vestite normalmente e con la testa scoperta».

E dunque la vacanza è diventata una scoperta delle somiglianze e delle differenze: «le distanze chilometriche tra i bagni degli uomini e quelli delle donne», l'obbligo di coprirsi i capelli «ma non con sciarpe incolore come ci aspettavamo, bensì con foulard sgargianti di seta che lasciano fuori la frangia», e l'ospitalità di un paese antico, complesso e sfaccettato come i mosaici di specchi all'interno di un santuario sciita.

«Un giovedì sera per esempio eravamo nella piazza dell'Imam di Isfahan, piena di famiglie che facevano il picnic al fresco tra gli alberelli - ricorda Fabio -. Una donna si è accostata a noi con un vassoio pieno di cioccolatini e caramelle. "Benvenuti in Iran. Questo è il nostro modo di accogliervi", ha detto. Mi ha commosso. Eppure all'inizio la prima cosa che avevo pensato era stata: "Ma che fa, ci vuole avvelenare?" ».

 

Rouhani E Putin HASSAN ROUHANI persia kel persepolis isfahan big impressive architecture of iran blogger image Antica Persia

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