montanelli

INDROSAURO - RITRATTONE DI MONTANELLI NEL NUOVO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI: “DA PRINCIPE SOLISTA ED EGOCENTRICO, AVEVA UNA PLATEALE INATTITUDINE A REGNARE. MISANTROPO E RIBELLE AUTARCHICO, ERA AMMIRATORE DEI POTENTI E DEL LORO CINISMO (AVEVA UNA COTTA DI SPIRITO PER ANDREOTTI). GLI PIACEVA SCENDERE LA SCALE DELLA DESTRA COME UNA WANDA OSIRIS DEL GIORNALISMO”

Marcello Veneziani - Imperdonabili - Cento ritratti di maestri sconvenienti

Da “Libero quotidiano”

 

È in libreria il nuovo libro di Marcello Veneziani, dal titolo “Imperdonabili - Cento ritratti di maestri sconvenienti” (Marsilio editore, pp.509, 20 euro). Pubblichiamo uno stralcio del capitolo dedicato a Indro Montanelli

 

INDRO MONTANELLI

Montanelli se ne andò via in punta di penna, forse col rito abbreviato, detto eutanasia, ma non sta bene dirlo. Poche settimane prima aveva difeso l' eutanasia. Era rimasto Re perché i suoi grandi compagni d' arma e di penna erano già andati: i Malaparte e i Longanesi, i Barzini e gli Ojetti, i Missiroli e i Guareschi. Montanelli era rimasto tra i viventi come un conto in sospeso della storia del giornalismo o del giornalismo storico, forse preistorico, ante-computer, pre-internet, lettera 22. Si sentiva scomodo sul trono, anche se non gli mancava la vanità e la civetteria.

 

COLETTE ROSSELLI INDRO MONTANELLI

Da principe solista ed egocentrico Montanelli aveva una plateale inattitudine a regnare; eppure in età da pensione per i mortali, scappò dal Corriere della sera e s' inventò e diresse per un ventennio il Giornale. Per finire, dopo la disavventura de la Voce, alla Casa Madre, il Corriere, che lo aveva gambizzato nell' anima quando i terroristi lo gambizzarono nel corpo, riuscendo a centrare l' esile obiettivo dei suoi rami lunghi e secchi da locomozione.

 

Indro Montanelli

Era il principe dei moderati ma aveva un' anima di ribelle autarchico, era di destra ma criticava la destra. Una volta, parlando con lui, lo definì non senza polemica, presidente della destra che non c' è. E lui mi nominò sul campo "segretario generale", In fondo, lui si trovava bene da solo, da misantropo, come diceva Longanesi; era fondamentalmente un Indroverso.

 

Con Montanelli ebbi non pochi battibecchi; il più fastidioso fu per una vicenda di un suo plagio dallo storico Durant, che denunciai; poi altri dissensi sulla datazione e il tipo del suo dissenso antifascista, sul suo essere sempre all' opposizione e pure sempre filo-governativo, su Mattei, sul modo con cui trattò Longanesi e Guareschi e poi, ai tempi del Giornale, Del Noce e Prezzolini; infine su Berlusconi e sul suo filoulivismo d' appendice, a novant' anni.

 

MONTANELLI

Mi inventò come editorialista, e prima mi accolse come elzevirista. Una volta mi fece rifare un profilo di Gramsci, a suo dire troppo filosofico; quando ci misi anche tratti e ritratti umani fu contento. E gli fui grato, perché le idee sparse nel pezzo acquisirono lucentezza; altrimenti sarebbero smorte, come quegli scritti tromboni degli accademici che lui detestava. Lo conobbi una sera di tanti anni fa nella redazione romana del Giornale. Prima d' incontrarlo, sentìi il ticchettio magico della sua lettera 22; il suo aiutante di campo mi spiegò che stava finendo il fondo.

 

montanelli fonda il giornale

Spiai in un atto estremo di voyeurismo professionale dalla porta socchiusa e lo vidi intento a pigiare i tasti con la testa che accompagnava quella musica sorda e soave.

Era il mito osservato nell'atto supremo del parto. Immaginate cosa fu per me sentire dalla sua voce raccontare pezzi di storia, che Montanelli lasciava cadere con studiata inavvertenza e con la voglia di stupire. Non mancava qualche ricamo postumo, s' intuiva, ma ci stava bene nella tappezzeria (...).

 

Montanelli fu la sintesi giornalistica di un anti-italiano dichiarato come Prezzolini e un arcitaliano confesso come il suo caro nemico Malaparte. Maltrattò l' Italia e mostrò disgusto per gli italiani, fustigò i suoi vizi e i suoi vezzi, non sopportò le sue smancerie e la sua retorica pomposa. Fu di destra ma non adorò né Dio, né patria né famiglia. Fu arcitaliano nei gusti e nei disgusti, oltre che arcitoscano come i due predetti amici.

Montanelli attentato

 

Fu arcitaliano pure nello stile, nell' umorismo e nell' improvvisazione, negli umori e malumori, lievemente qualunquista e ondivago, sempre all' opposizione ma poi governativo per fatalismo, intransigente per tigna ma accomodante per pessimismo. Fu il tipico italiano, virtuosamente provinciale, fascista e frondista, femminiero e vanitoso, protagonista anche quando non lo era. Individualista e anarchico come tutti gli italiani, ma conservatore e centrista come loro.

 

MONTANELLI BERLUSCONI

Ribelle ma ammiratore dei potenti e del loro cinismo (aveva per esempio una cotta di spirito per il cinico e curiale Andreotti). Piaceva ai conservatori ma lui era attratto da Curcio il brigatista, da Vallanzasca il bandito, da Berto Ricci l' eretico fascista, da Wanda la donna di piacere. Leggeva poco, sia libri che giornali, in questo rappresentando il conservatore tipo, allergico agli intellettuali. (...) Indrosauro lasciò agli storici una lezione di chiarezza e ai suoi lettori la passione per la storia. Aveva ragione di prendersela con gli storici accademici che lo trattavano con sussiego ma scrivevano coi piedi (storti).

 

GIANNI LETTA - MONTANELLI - PIERO OTTONE - GAETANO AFELTRA

Lui ha compiuto davvero nella divulgazione storica un' opera meritoria. Grazie anche ai suoi compagni di viaggio, da Gervaso a Staglieno, da Bettiza a Cervi. E a Buzzati, che per primo lo istigò ad occuparsi di storia come se fosse un lungo reportage. Indro lascia ai giornalisti l' amore per lo stile prima che per il contenuto, per l' effetto prima che per la dialettica, per la tesi prima che per l' analisi. Levigava le sue frasi da artista ma era ancorato alla sua vocazione di artigiano manuale.

 

fondo montanelli Il Giornale (primo numero)

Montanelli è l' antichità del giornalismo, un classico del quotidiano; era già un postero da vivo. A cominciare dal gusto longanesiano della battuta: vera o non vera, non importa, purché fulminante, divertente e irriverente, almeno in apparenza. (...) Poi ci fu l' ultima storia de la Voce; ma non si possono mandare all' aria settant' anni di giornalismo per sette anni di malumore contro la destra e il suo ex-editore.

 

Montanelli sapeva che i suoi capricci richiamavano plausi e carezze dalla stampa, sbilanciata a sinistra. Non lo faceva per interesse, ma per civetteria: gli piaceva scendere la scale della destra come una Wanda Osiris del giornalismo. Ma la Voce passa, Montanelli resta. Anche se da giornalista, come lui disse, scrisse sull' acqua.

Ultimi Dagoreport

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…