LA RIVOLUZIONE DEL CAIRO - VIA QUEL RADICAL-FLOP A CARISSIMO PREZZO DI LERNER, LA7 PUNTA SUL NAZIONAL-POP DI SOTTILE E PARAGONE

1. CAIRO LANCIA LA7 MA LERNER SE NE VA
Maria Volpe per "Il Corriere della Sera"

Un vero one man show. Ieri mattina, Urbano Cairo ha presentato in un lussuoso hotel del quadrilatero milanese i palinsesti di La7, la sua rete «acquisita ufficialmente il 30 aprile». Da quel giorno Cairo ci ha messo le mani, ma ha più volte sottolineato che non intende stravolgere quanto di positivo c'è a La7. «Come devo ripeterlo? Andrò in giro come un uomo sandwich con scritto "La linea editoriale non cambia"».

Infatti sono molte le conferme, e a mezzogiorno c'è una porta aperta per Gad Lerner. Per lui non è previsto nulla, ma Cairo spera che Gad, «che stimo», possa tornare con qualcosa di innovativo. In serata, nel suo blog, Lerner invece annuncia le sue dimissioni senza appello: «Sono stati 12 anni bellissimi, ma me ne vado. Non mi ci ritrovo più».

Un divorzio clamoroso, che farà discutere. Si dice che tra le cause ci possa essere una questione economica: il compenso di Lerner (che si aggirerebbe attorno ai 700 mila euro) sarebbe troppo oneroso rispetto agli ascolti che fanno i suoi programmi. Insomma, forse Cairo ha sperato in uno stand by di Lerner, uno dei fondatori di La7, un volto comunque importante per la rete, e contestualmente Lerner forse si era preso un giorno in più per una decisione finale. Arrivata frettolosa in serata, senza appello.

Il presidente del Torino calcio, nonché proprietario della Cairo Editore, ha voglia di raccontare la sua avventura televisiva, ciò che ha fatto per innovare già da settembre e cosa farà per renderla competitiva, con i conti a posto («La situazione economica è pesante, ma si possono cercare soluzioni»).

E questo solo lui può raccontarlo: non il direttore di rete Paolo Ruffini, non l'ad Marco Ghigliani, seduti ad assistere allo «show». Come si dice in gergo calcistico: nessuno tocca palla quando c'è lui. Star tutte assenti (ieri sera hanno preso parte alla convention con gli inserzionisti) perché la star è lui. Non mancano battute e riferimenti a Silvio Berlusconi.

Qualche anima di sinistra si spaventò a La7 quando arrivò «il berlusconiano Cairo». Lui come prima cosa riconfermò Michele Santoro, ovviamente Enrico Mentana, Lilli Gruber, Maurizio Crozza, Corrado Formigli e Daria Bignardi. Tutta gente che non risulta tesserata pdl. Così non possono più dire di lei che è berlusconiano? Taglia corto: «Che io non lo sia è talmente evidente che non ci vorrei tornare su». A chi insiste mostrando parallelismi tra la sua vita e quella del Cavaliere (editore di tv e carta stampata, raccolta pubblicitaria, squadra di calcio) risponde sornione con una battuta: «Cosa ci posso fare se lui fa le mie stesse cose?».

Poi si passa alle cose serie. Oltre alle conferme, i due nuovi acquisti: Salvo Sottile e Gianluigi Paragone. «Il loro arrivo ci può dare molto dal punto di vista del target da allargare. Sottile è un talento che buca il video: il 70% del pubblico di "Quarto grado" è femminile. Con lui aumenteremo le donne. Prima serata del martedì, incentrata sulla cronaca, vedremo come impostarla. Paragone invece l'ho preso perché mi piace l'innovazione che ha portato nel talk show. Anche lui una prima serata, non so ancora quale (forse mercoledì)». Chitarra e orecchino consentiti? «L'abbiamo messo nel contratto».

Poi le conferme della mattina che a Urbano Cairo sembrano piacere molto. Parliamo di Tiziana Panella con il suo «Coffe Break» e Myrta Merlino con «L'aria che tira». Per entrambe ha parole di elogio, come pure per «Omnibus mattina», e intende valorizzare «questi talenti interni che fanno ottimi ascolti». Cairo ha bene in mente due cose: non è più la vecchia La7 di nicchia col 3% , ma ha un potenziale di ascolto altissimo, come dimostrano spesso Mentana e Santoro.

Poi il taglio dei costi. Urbano giura che non «lo fa indistintamente, ma caso per caso. Su Santoro non si può risparmiare, per esempio. Sui costi generali, invece, circa 24 milioni, si può intervenire, senza ledere la qualità di La7». Racconta il presidente che quando ha visto che nel 2012 erano stati spesi 500 mila euro di taxi si è sentito quasi male. Ora un giro di vite. «Sarà un problema per la categoria dei tassisti a Roma, ma noi risparmieremo».

Insomma l'uomo nato con la pubblicità sa dove tagliare e dove non deve avventurarsi. Per esempio sulla via dello sport. «È impossibile competere con un'azienda come Sky che ha budget altissimi». Qualcuno dice che lei ha comprato La7 per mettere a posto i conti e poi rivenderla tra due anni per farci un bell'affare? «Non è assolutamente vero. Tra tutte le cose che faccio, la tv è in assoluto la cosa che mi diverte di più». La chiamano i politici? «No, non mi chiama nessuno». Se lui non scende in politica è salvo.

2. TROPPO DIVERSI E L'IPOTESI BUDGET: "COSTI E ASCOLTI NON C'ENTRANO"
Renato Franco per "Il Corriere della Sera"

«Lo confesso: non mi ci ritrovo più». Gad Lerner lascia La7 con le stesse parole usate da Benedetta Parodi. Non importa che in un caso si tratti di talk show politico, nell'altro di talk show culinario. Il salotto ad alto tasso culturale di Gad Lerner chiude. Ha scelto il suo blog per dire quello che voleva dire.

Ecco allora il Lerner pensiero, vergato online: «Tutto ha un termine, e nel mio caso si tratta solo di un lieve anticipo sulla tabella di marcia che mi ero prefissato. A 12 anni dalla sua fondazione, cui mi onoro di aver partecipato, lascio La7. Con tutto l'affetto e la riconoscenza, pur mantenendo un rapporto di amicizia con il nuovo azionista Urbano Cairo, lo confesso: non mi ci ritrovo più.

A scanso di equivoci sgradevoli - difendere il lavoro compiuto dalle malelingue resta un dovere - in tutti questi 12 anni il rapporto costi/ricavi/ascolti delle mie trasmissioni è stato eccellente. Lo sanno i vari manager che si sono succeduti. Se ora interrompo la collaborazione che Cairo mi offriva di proseguire è perché bisogna saper riconoscere il tempo che passa, anche il logoramento, le mutate condizioni ambientali, le nuove scelte editoriali legittime ma distanti dalla mia visione. Ringrazio tutti, sono stati 12 anni belli, ma non trovo saggio invecchiare davanti a una telecamera».

C'è chi sospetta divergenze economiche, un contratto troppo oneroso, ma Urbano Cairo ha assicurato che non c'era nessun dissapore, nemmeno di portafoglio. Certo le due personalità sono differenti. Tanto ruspante il presidente, che non a caso ha scelto volti da battaglia come Sottile e Paragone, quanto poco popolare - di massa - il giornalista. Comunque sia, l'uscita di Lerner da La7 è stata per gradi e per certi versi forse non inaspettata. Il giornalista si era già fatto da parte a gennaio, aveva chiuso L'infedele (al 3,5% di share) dopo più di dieci anni.

«Saluto e tolgo il disturbo», aveva scritto così lo scorso dicembre, sempre sul suo blog, un vezzo alla Grillo, pur essendo, anche in questo caso, i personaggi così opposti. Aveva lasciato la prima serata e si era accomodato nella seconda con Zeta (share intorno al 6%) . Ora lascia la seconda serata e si accomoda dall'altra parte dello schermo. In futuro chissà, il suo commiato è alla Nanni Moretti («non perdiamoci di vista»): «Conto di avere ancora qualcosa da dirvi e da darvi».

 

 

 

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