
LA ROMA DEI GIUSTI - OTTIMA IDEA QUELLA DI APRIRE IL “ROME FILM FEST” CON UNA COMMEDIA ITALIANA, “LA VITA VA COSÌ”, UNA FAVOLA ECOLOGISTA CON MORALE IN UN PAESE ASSOLUTAMENTE SENZA MORALE - PECCATO CHE QUALCUNO POTREBBE TROVARE ALQUANTO BIZZARRO CHE A FARCI LA MORALE SULLA CEMENTIFICAZIONE DELLE COSTE SARDE SIA UN FILM COPRODOTTO DALLA MEDUSA DI SILVIO BERLUSCONI - NONOSTANTE UN BUON INIZIO, IL POVERO ALDO BAGLIO È SPRECATO, E SE QUESTO VOLEVA ESSERE IL LANCIO DA STAR COMICA DI VIRGINIA RAFFAELE, TEMO CHE NON CI SIAMO… - VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
Ottima idea quella di aprire il “Rome Film Fest”, il terzo diretto da Paola Malanga con una commedia italiana, “La vita va così” diretto da Riccardo Milani con Virginia Raffaele e Aldo Baglio, una favola ecologista con morale in un paese assolutamente senza morale.
Peccato che qualcuno potrebbe trovare alquanto bizzarro che a farci la morale sulla cementificazione delle coste sarde sia un film coprodotto dalla Medusa di Silvio Berlusconi, ben sapendo quanto proprio Berlusconi abbia cercato di comprare quelle coste.
Direte che lui puntava al Nord e qui si parla del sud. Ma, certo, si può pensar male. L’idea del film, comunque, ispirata alla vera storia di Ovidio Marras, anche se Luca Barbareschi ha detto che è rubata al suo ultimo film, “Paradiso in vendita”, che aveva toni antimacroniani (e quindi meloniani), non era male.
giuseppe ignazio loi la vita va cosi'
Il presidente milanese di una grande società che compra terreni e sputa resort a cinque stelle, un Diego Abatantuono che sta perennemente in riunione col suo staff in ufficio con una Milano attaccata col chroma su verde (e lo schermo illumina un po’ i capelli dell’attore), vuole papparsi un pezzo di costa della Sardegna del Sud (Sulcis in fundo… si sente dire) per farci un megaresort per turisti ricchi. Cosa che salverebbe anche una popolazione locale senza soldi costretta a emigrare per guadagnare qualcosa.
Ma c’è un ultimo contadino che non vuole saperne di vendere la sua terra, perché lì, vicino al mare, alleva le sue mucche e vive tranquillo col suo cane. Si chiama, con poca fantasia, Efisio Mulas, e lo interpreta con perfetta aderenza al personaggio Giuseppe Ignazio Loi. Efisio Mulas, come già fece il vero contadino Ovidio Marras, per vent’anni rifiuta l’offerta del capitalista milanese.
giuseppe ignazio loi virginia raffaele la vita va cosi'
No. Dal 1999 in poi rifiuta prima 150 milioni di lire, poi 300 mila euro, poi un milione di euro, poi 15 milioni di euro. Inutile che intervengono il farmacista, il sindaco, il prete, il barista per farlo desistere. Non c’è nulla da fare. Per cucire assieme su questa storia una commedia con morale, Riccardo Milani e il suo co-sceneggiatore, Michele Astori, fanno intervenire dei personaggi interpretati da attori popolari.
Virginia Raffaele è la figlia Francesca, che assiste con stupore il padre non capendo fino a che punto vuole arrivare. Aldo Baglio è il capocantiere di Abatantuono (“Mi chiamo Mariano e vengo da Milano, anche se non si direbbe…”) che deve convincere il vecchio contadino a vendere. Geppi Cucciari è una giudice sarda.
giuseppe ignazio loi la vita va cosi'
Credo che nelle intenzioni di Milani e dei suoi produttori, oltre a Medusa, Lorenzo Mieli e Mario Gianani della Our Films e Sonia Rovai per Wildside del gruppo Fremantle, ci fosse l’idea di una situazione alla “Benvenuti al Sud” e un lancio come nuova star comica di Virginia Raffaele, già provata con successo nel precedente “Un mondo a parte”, diretto da Milani e che vedevo come co-protagonista Antonio Albanese. Anche lì c’era una seria ricostruzione del paesino qualsiasi con veri personaggi del posto che recitano per la prima volta.
Ma quello che lì funzionava, forse perché il modello era il vecchio e provato “Io speravo che me la cavo”, con la scuola, il professore e i bambini, era la commedia tra Albanese e la Raffaele. Che avevano dei ruoli ben definiti e una storia tra di loro.
Qui, dopo un buon inizio che definisce i personaggi, non solo non c’è alcun tipo di rapporto fra Virginia Raffaele e Aldo, ma il meccanismo della gag reiterata infinite volte del “no” a ogni offerta assurda, limita qualsiasi sviluppo perfino del personaggio della Raffaele, che diventa quasi una presenza muta dietro all’unico protagonista, il vecchietto sardo col cagnetto in braccio e il sigaro in bocca.
Se i paesani, dal farmacista al parroco, fanno sorridere perché veri, i milanesi capitanati da Abatantuono sono incredibilmente identici, con identici abiti e postazione nei dieci anni e passa anni di storia che il film racconta. Con le stesse luci e le stesse battute. Il povero Aldo, che fa sempre ridere nei film del trio Aldo-Giovanni-Giacomo, qui è sprecato.
virginia raffaele giuseppe ignazio loi la vita va cosi'
E ancor di più è sprecata Virginia, della quale nessuno ci racconta nulla nel film, che pure all’inizio ci faceva ridere con le battute sul 2000 del paesino paragonato al 2001 di Kubrick (chi?, fa il nonno. Stanley, fa lei, Stalin… chiude il nonno). Tralascio l’apparizione marchetta di Cracco con Abatantuono, paragonabile all’uso delle Marlboro o del J&B o dell’acqua Pejo nei film di Tomas Milian. Ma se questo voleva essere il lancio da star comica di Virginia Raffaele, temo che non ci siamo. In sala dal 23 ottobre.