1. SI INFIAMMA LA “MAMMELLATA” DI CARTA! ALLA REPLICA DELLA LUCARELLI, ELISABETTA AMBROSI LA SBERTUCCIA DI NUOVO DANDO VOCE ALLE SUPER ZINNE: “BRAVA SELVAGGIA, QUELLA ROSICONA PIALLATA COME LA BASSAPADANA HA AVUTO CIÒ CHE SI MERITAVA” 2. SELVAGGIA A DAGOSPIA: “SE PRIMA IL ROSICAMENTO DELLA AMBROSI ERA SUPPOSTO, CON QUESTO SECONDO NOIOSO PIPPONE È CONCLAMATO. PER LA PRECISIONE, NELLA SCALA MONDIALE DEL ROSICAMENTO IL SUO È “QUINTA MISURA COPPA D” 3. SUL ROSICAMENTO GHIANDOLARE POTEVA MANCARE GAD LERNER? SELVAGGIA: “BEH, CHE A DIFENDERE QUELLA DE ‘IL FATTO’ E DELLA RECENSIONE DELLE MIE TETTE SCENDA IN CAMPO L'UOMO CHE ACCUSO' RICCI DI MORTIFICARE LE DONNE E IL CORPO DELLE DONNE E LE VELINE E AMENITÀ VARIE, OVVERO GAD LERNER, E' DAVVERO ESILARANTE. E ANCHE SEGNO DEI TEMPI: FINITO BERLUSCONI, MO' È SOLO LA SINISTRA A PARLARE DI TETTE”

1 - BRAVA SELVAGGIA, QUELLA ROSICONA PIALLATA HA AVUTO CIÃ’ CHE SI MERITAVA
Elisabetta Ambrosi per il "Fatto quotidiano"

Brava Selvaggia! Gliele hai suonate di brutto, a quella piallata del Fatto Quotidiano! Noi, le tue tette, la tua fedelissima quinta misura, temevamo che non ci considerassi abbastanza - giusto ieri prima del tuo pezzo su Libero sulla recensione dell'Ambrosi bisbigliavamo tu quoque!, perché ci sembrava ti mancasse il coraggio di portarci fin dentro i salotti letterari - ma ora finalmente siamo tranquille.

Hai saputo rivendicare con forza i tuoi cassetti pullulanti di wonderbra, mica come quella frustrata del giornale di Padellaro e Travaglio che avrà di sicuro quei reggiseni color carne delle intellettuali cozze, e pure i mutandoni all'ombelico. Insomma siamo fiere di te, che senza tentennamenti hai di nuovo rivendicato, puntando feroce il dito contro la sicura retromarcia della rinsecchita radical chic, l'"Orgoglio Quinta", quello che finalmente porterai nei salotti della sinistra benpensante con le quasi seicento pagine del tuo romanzo, incarnando come solo tu sai fare la donna che ha tette e pure cervello.

Comunque ti dobbiamo confessare una cosa. L'avevamo contattata proprio noi, l'Ambrosi, una di quelle "rosicone malevole che pensano di appartenere a una certa élite culturale", come tu hai scritto con ineguagliabile classe. Sapevamo della sua rubrica sul Fatto del sabato, dove ogni volta per raccontare un libro fa parlare un personaggio laterale, oppure un oggetto.

E siccome credevamo che saresti stata tentata dal coprirci a causa delle tue (sacrosante) ambizioni letterarie - ‘'Che ci importa del mondo'', diciamolo, fa impallidire persino ‘'La storia'' di Elsa Morante - le abbiamo chiesto di darci voce. Inizialmente lei è stata irremovibile . "Per me non ci sarebbe problema", ci ha detto.

"Ho fatto parlare il cancro pop del romanzo di Fausto Brizzi, le décolleté tacco dodici di Camilla Baresani, il cervo morto del libro di Avallone, e pure la vagina di Irene Cao. Però se do voce a voi sono certa che poi diranno - ormai è un riflesso pavloviano di certa stampa - che si tratta di un attacco sessista". "Ma che, figurati", l'abbiamo subito rassicurata, "ti pare che Libero si butta sul politicamente corretto? E anche Selvaggia, vera paladina dell'anticonformismo, non si indignerebbe mai".

Poi quando abbiamo visto l'articolo sul giornale di Belpietro e poi il tuo, dopo un attimo di panico, abbiamo pensato: Bingo! Noi siamo salve e lei, l'adolescente "che studiava Hegel piallata come la Bassapadana, mentre le altre andavano in gita e magari sviluppavano pure le tette" (come tu hai scritto con sofisticata eleganza) è stata pure fregata!

Insomma puoi essere fiera di noi perché, anche se siamo certe che la fascetta gialla non te la toglierà nessuno - vuoi mettere ‘Che ci importa del mondo' rispetto a ‘Lessico famigliare della Ginzburg'? - siamo convinte che con la nostra mossa ti faremo vendere un mucchio di copie in più, che di questi tempi non guasta.

Solo che (scusa se ci permettiamo, ma siamo le tue più fedeli consigliere), all'improvviso ci è venuto qualche dubbio, forse perché abbiamo appena intravisto sul blog il pezzo di Gad Lerner ‘Uso e abuso della parola rosicone'. Ecco, non è che a furia di dare dell'invidiosa alla giornalista del Fatto farai la figura di quelli che quando ricevono una critica la buttano sul rosicamento altrui?

E tutta quell'ossessione sulle presunte mancate tette della stroncatrice non spingerà la gente a pensare che alla fine sei proprio tu la prima a pensare - per carità, noi siamo contente - che una Selvaggia senza tette sarebbe come una Tamaro senza cuore?

Insomma, a pensarci proprio bene il silenzio sarebbe stato una mossa di stile (oltre al fatto che non avresti fatto tutta quella pubblicità all'oscura blogger autrice della fenomenologia di Peppa Pig, che adesso di sicuro starà stappando lo champagne). Ma forse va bene lo stesso, specie se vuoi fare l'intellettuale. Che oggi il maître à penser va di moda così: conformista, egocentrico, cafone, ma soprattutto convinto che oltre se stesso - il proprio libro, il proprio account Twitter, il proprio blog - il mondo finisca. Après mois? Seulement moi.

2 - CONTROREPLICA A DAGOSPIA DI SELVAGGIA LUCARELLI VS ELISABETTA AMBROSI
Se prima il rosicamento della Ambrosi era supposto, con questo secondo noioso pippone è conclamato. Per la precisione, nella scala mondiale del rosicamento il suo è "quinta misura coppa D".

2 - USO E ABUSO DELLA PAROLA "ROSICONE": UNA ESEGESI
Da "gadlerner.it"

L'ultima a adoperarla è stata la blogger-scrittrice Selvaggia Lucarelli. Reagendo a una recensione critica di Elisabetta Ambrosi su "Il Fatto", ha pensato bene di darle in romanesco della "rosicona". Cioè dell'invidiosa. Nel caso specifico era in questione il tema dell'aitanza pettorale, sul quale non ho titolo per soffermarmi.

Sono invece molto interessato al ritorno in auge della parola "rosicone", utilizzata spesso con ostilità anche nei miei confronti da personaggi dello spettacolo come Antonio Ricci, in risposta alle critiche che rivolgo loro.

E' molto sintomatico, nonché frequente, tale riflesso condizionato: anziché replicare alle critiche, si dà del "rosicone" a chi le esprime. Cosa significa, precisamente? Si insinua con malcelato compiacimento che la persona da cui provengono le critiche, ovvero il "rosicone", altro non sia che un infelice frustrato dall'impossibilità di godere delle medesime fortune (o virtù) del criticato. Rosica perché prova invidia.

Neanche passa per la testa di questi usatori e abusatori del termine "rosicone" che altri possano considerare non desiderabile ciò che essi sono o ciò che essi hanno. Guarda caso, Berlusconi è andato avanti per anni a motivare come frutto d'invidia ogni manifestazione critica nei suoi confronti. Non so perché certi "arrivati" soffrano di un tale limite esistenziale che li induce a reiterare l'accusa di "rosicone" a destra e a manca. Ma il sospetto è che siano stati molto "rosiconi" da piccoli.

3 - RISPOSTA DI SELVAGGIA LUCARELLI A GAD LERNER
Dalla bacheca facebook di Selvaggia Lucarelli

Beh, che a difendere quella de ‘Il Fatto' e della recensione delle mie tette scenda in campo l'uomo che accuso' Ricci di mortificare le donne e il corpo delle donne e le veline e amenità varie, ovvero GAD Lerner, e' davvero esilarante. E anche segno dei tempi: finito Berlusconi, mo' è solo la sinistra a parlare di tette.

4 - CONTROREPLICA DI GAD LERNER A SELVAGGIA LUCARELLI
Da "gadlerner.it"

Lieto di averle restituito il buonumore, cara Selvaggia. Quanto alla sua disfida con la presunta "rosicona" Elisabetta Ambrosi, mi sono limitato a un pensiero su invidiosi e invidiati. Converrà che sta diventando un'ossessione dichiararsi vittime dell'invidia altrui... Infine lascerei perdere la battaglia contro la mortificazione del corpo delle donne in tv che, ne sono certo, la vedrà sempre in prima fila ben più degnamente del sottoscritto rosicone.

 

 

ELISABETTA AMBROSISELVAGGIA LUCARELLICOPERTINA DEL LIBRO DI SELVAGGIA LUCARELLI - CHE CI IMPORTA DEL MONDOSELVAGGIA LUCARELLISELVAGGIA LUCARELLI E GIUSEPPE CRUCIANI VIVIANA MUSUMECI E SELVAGGIA LUCARELLI SELVAGGIA LUCARELLI E GIORGIO BOGGERO AD DI SPERLARI Gad Lernernuzzi e lernero GAD LERNER facebook

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