ROUBINI, DA CASSANDRA A “SE PO’ FA” - “NEL 2014 L’AMERICA SI RIPRENDE E L’EURO CALA. MA LA BOLLA FINANZIARIA LA PAGHEREMO TRA UN PAIO D’ANNI”

1. ROUBINI LA CASSANDRA VEDE ROSA: «LA FINE DEGLI STIMOLI FED FARÀ CALARE L'EURO A FINE ANNO A 1,27 SUL DOLLARO»
Vittorio Da Rold per "Il Sole 24 Ore"

La Cassandra cambia idea. Nouriel Roubini, l'economista che anticipò la Grande recessione del 2008, oggi vede la ripresa degli Stati Uniti nel 2014 (crescita al 2,6%), quella dell'Unione europea (0,9%) e del Giappone (1,6%). In generale la crescita globale passerà dal 2,9% al 3,5 per cento.

Meno ottimista sulla Cina (ma altrimenti non sarebbe più Dr. Doom, dottor Catastrofe) dove prevede in atterraggio né duro né morbido, al 6,5% e si spinge a prevedere un euro che a fine anno si ridurrà da 1,35 contro il dollaro a 1,27 grazie al fatto che la Fed ridurrà gli stimoli monetari e quindi indebolirà il "biglietto verde" facendo aumentare i tassi a dieci anni dei T bill.

Tra ottobre e dicembre 2014 la Fed abbondonerà il Q.E., mentre manterrà i tassi a zero fino a metà del 2015 con inflazione bassa, ha spiegato a 1.500 manager italiani nel corso di un webinar realizzato Gianluca Consonni nell'ambito delle attività del servizio Ambrosetti Live e in virtù della partnership esistente fra The European House-Ambrosetti e Roubini Global Economics.

USA IN CRESCITA. La crescita Usa viaggerà come dicevamo al 2,6% nel 2014, mentre la Ue aumenterà dello 0,9%, una situazione che vede «il paziente europeo non più in rianimazione ma dove la crisi non è ancora stata superata nelle zone periferiche». In Europa è necessaria raggiungere l'unione bancaria, fiscale e politica, ma il traguardo non è stato ancora raggiunto.

«Le elezioni del Parlamento europe si assisterà a un sorgere di movimenti populisti in un constesto di un ripresa ancora fragile», spiega Roubini. In Giappone, invece, il «programma Abe hanno funzionato ma resta incerta la terza freccia», ovvero la liberalizzazione degli scambi, la deregolamentazione, e bisogna stare attenti ad aprile prossimo quando si avrà un aumento delle tassa sui consumi dal 5 all'8%, un passo rischioso.

MERCATI EMERGENTI. I mercati emergenti rischiano a causa del tapering, la riduzione degli stimoli monetari della Fed. Infatti abbiamo già assistito a un idebolimento dei mercati azionari e obbligazionari nella regione. Ci sono dei mercati emergenti fragili, come l'Indonesia, India, Turchia, Sud Africa, Ungheria, Ucraina, Argentina, Venezuela. Questi ultimi hanno in comune un deficit delle bilancia commerciale, un disavanzo fiscale, una crescita in calo rispetto al loro potenziale e tutti devono affrontare elezioni incerte.

In questo ambito «vanno meglio Corea, Filippine, Singapore, Hong Kong, Polonia, Repubblica ceca e Brasile. Anche le economie del Golfo dovrebbero crescere bene grazie ai prezzi del petrolio relativamente alti.

L'INCOGNITA CINESE. La dirigenza cinese si è resa conto di dover cambiare modello di sviluppo: oggi Pechino si affida troppo sul risparmio, sull'export, su investimenti infrastrutturali, sul mercato immobiliare mentre mancano all'appello i consumi privati che rappresentano solo il 30% del Pil cinese. Le forze contrarie alle riforme (il settore statale e l'esercito sono contrari ad abbandonare il capitalismo statale) e quindi faranno molta resistenza. La crescita sarà del 6,5% nel 2014, quindi non ci sarà un atterraggio duro ma nemmeno morbido. Ma il sistema finanziario e lo shadow banking resteranno fragili.

MERCATO OBBLIGAZIONARIO. Dovrebbero aumentare i rendimenti decennali tra il 3,4%-3,5% negli Usa, mentre in Germania del 2,5%. Il mercato azionario americano dovrebbe continuare a crescere, come pure nella zona euro mentre i prezzi delle commmodity dovrebbero dimuire grazie allo shale gas. Anche il prezzo del rame dovrebbe dimunire a causa del rallentamento della produzione in Cina. Anche l'oro dovrebbe attestarsi a quota mille dollari all'oncia.

LA BCE. L'euro dovrebbe indebolirsi mentre la Bce dovrebbe portare il tasso di deposito delle banche presso la stessa banca centrale in territorio negativo, ma entro una forchetta limitata, a circa 10 punti base. Non si possono escludere misure straordinarie di stimoli monetari a fine anno.

ITALIA. L'Italia deve ridurre il costo del lavoro ma molto dipende dalla volontà di fare le riforme che per ora resta molto limitata. Il Pil italiano è sotto dell'8% e la produzione industriale del 25% rispetto all'inizio della crisi. L'Italia deve affrontare un ripresa debole, competitività da recuperare, disoccupazione elevata. Il sistema bancario italiano, comunque, dovrebbe superare gli stress test della Bce.


2. LA CONVERSIONE DI ROUBINI, LA CASSANDRA: VEDE LA RIPRESA
Massimo Gaggi per il "Corriere della Sera"

I rischi che gravano sulle economie sono calati, anche se rimangono fattori di instabilità in Europa e la Cina è un'incognita. Ma il 2014 sarà un anno di ripresa col Pil che negli Usa crescerà tra il 2 e il 3 per cento in un contesto di bassa inflazione e di ridotti pericoli di collassi finanziari, visto che il processo di «deleveraging» del debito privato sta andando avanti.

Breakfast al Time-Life Building di New York. Nouriel Roubini, l'economista divenuto celebre per aver previsto con esattezza la crisi esplosa nel 2008 e che da allora si è guadagnato il nomignolo di «Mr Doom» (signor catastrofe) immaginando altri disastri imminenti, cambia rotta: se ancora un anno fa prevedeva ribassi a Wall Street nella seconda metà del 2013 e un periodo di instabilità provocato dal progressivo ritiro dei sostegni monetari all'economia da parte della Federal Reserve, oggi Roubini vede ripresa senza grosse turbolenze in Occidente e anche nei Paesi emergenti (5 per cento di crescita media) grazie alla gradualità del ritiro degli incentivi monetari.

Per evocare, comunque, qualche rischio, l'economista ricorda lo spettro del 1914: un secolo fa le economie crescevano e si internazionalizzavano. Poi fu guerra e fine della globalizzazione. E oggi... «Meno male, temevo che Nouriel fosse diventato più ottimista di me» sospira di sollievo il fondatore di Eurasia, Ian Bremmer, che discute con lui delle prospettive congiunturali.

Anche per Bremmer l'economia è in ripresa ma l'analista vede nubi politiche all'orizzonte: «L'America vive una fase di crescita economica e di declino del suo ruolo politico. Si sta creando un vuoto di leadership internazionale che rischia di innescare un ciclo geopolitico negativo. E i cicli geopolitici in genere durano assai più di quelli economici».

Roubini non si fa scavalcare («Ottimista? Pessimista? No, il mio è solo realismo consapevole») ed evoca un rischio-bolla: la Fed terrà il costo del denaro a zero ancora per 18 mesi. Ci vorranno 4 anni per tornare a tassi del 4%. Così, ammonisce il "guru" della New York University, rischiamo un'altra bolla finanziaria da abbondanza di liquidità. Ma, ammette, non ci sono pericoli immediati: è un problema che si porrà tra un paio d'anni.

 

 

 

nouriel roubini Nouriel Roubini in un ristorante di New YorkL'ECONOMISTA NOURIEL ROUBINIBERNANKE YELLEN OBAMAShinzo AbeSHINZO ABE SACCOMANNI E LETTA LA FEDERAL RESERVE BANK DI NEW YORK ORO NELLA FEDERAL RESERVE BANK DI NEW YORK

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