LIBRO, IL CARO ESTINTO - LO SHOCK DIGITALE (COMPUTER, SMARTPHONE E TABLET) STA UCCIDENDO L’EDITORIA DI CARTA - “IL MESE DI DICEMBRE, IL PERIODO MIGLIORE DELL'ANNO, È STATO UNO DEI PEGGIORI DEGLI ULTIMI TRENT'ANNI. ABBIAMO PERSO LETTORI FORTI, MA ANCHE LETTORI DEBOLI” - MEA CULPA: “IL VECCHIO MODO DI LAVORARE È FINITO. NON C'È SPAZIO PER GLI EDITORI PIGRI. BISOGNA SELEZIONARE TRA CIÒ CHE HA VALORE E IL RUMORE DI FONDO. LA QUALITÀ PREMIERÀ SEMPRE DI PIÙ”…

Ida Bozzi e Cristina Taglietti per il "Corriere della Sera"

E alla fine la «tempesta perfetta» si è abbattuta sul Salone. Ieri in un convegno organizzato dall'Aie sono stati presentati da Nielsen i dati che fotografano ufficialmente (e secondo alcuni anche più positivamente della realtà) quello che editori e librai già sapevano da un po'. Il primo trimestre del 2012 segna un negativo pesante con una perdita dell'11,8% a valore. Il fatturato trade del trimestre passa dai 313 milioni di euro dello scorso anno a 276 milioni di euro, mentre il numero di copie vendute passa dai 23,7 milioni del 2011 ai 21,1 milioni di quest'anno.

Il negativo ricade soprattutto sulle librerie di catena (-12,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre per le librerie indipendenti c'è un -10,6 %), seguite dalle librerie online (-12,4 %, anche se bisogna ricordare che non sono compresi i dati di Amazon, che per politica aziendale non li fornisce) e dalla grande distribuzione (-11,7%). Il tutto su un 2011 che già aveva chiuso con un -3,5% sul 2010.

«Una crisi che viene da lontano e che sarà ancora molto lunga, legata sia ai dati congiunturali dell'economia, ma anche al passaggio di molti lettori forti alla lettura digitale», dice Gianni Peresson dell'Aie, che pone l'accento sulla diminuzione del 7% circa del prezzo medio di copertina, mentre il presidente Marco Polillo porta una nota di speranza annunciando che «il mese di aprile ha avuto una forte ripresa» e che comunque la situazione italiana non è peggiore rispetto ad altri Paesi europei.

Certo, aggiunge, «si è sempre pensato che il prezzo basso premiasse e invece forse non è così. Oggi trovare un libro venduto a prezzo pieno è abbastanza raro. Evidentemente bisogna trovare margini di recupero sui conti superflui all'interno della filiera».

«Il calo delle vendite si è accentuato da settembre in avanti - dice Stefano Sardo, direttore delle Librerie Feltrinelli -. Il mese di dicembre, che in genere è il periodo migliore dell'anno, è stato uno dei peggiori degli ultimi trent'anni. L'utilizzo di smartphone e tablet sottrae tempo alla lettura e poi in Italia la spesa per i consumi culturali è tra le più basse d'Europa. Il problema serio è che l'anno scorso abbiamo perso lettori forti, ma anche lettori deboli. L'offerta editoriale del 2011 è stata estremamente fiacca.

Alle librerie Feltrinelli, che hanno il 20 per cento del mercato, risulta che i 100 libri più venduti del 2011 hanno fatto il 13% in meno rispetto al 2010 che era già debole, soprattutto per il calo violento del prezzo medio. Nonostante la legge Levi che limita al 15% lo sconto sui prezzi di copertina, la pressione promozionale degli editori è aumentata in modo rilevante, mentre il fenomeno delle novità a 9,90 ha portato vantaggi a chi le fa, ma non al settore».

Massimo Turchetta, direttore generale Libri Trade di Rcs, non è d'accordo sulla mancanza di libri forti nel 2011. «Il fatto è che dal 2004 al 2010 abbiamo avuto gli effetti positivi del Web senza avere il Web come competitor. Oggi abbiamo una situazione macroeconomica peggiore, concorrenti che hanno prezzi migliori, nuovi interlocutori che fanno bene il loro lavoro ma non trattano libri. Il mercato italiano ha una contrazione a valore più forte di quella a copia per una scarsa tenuta nervosa di alcuni editori.

La verità è che dobbiamo essere molto più bravi di prima, il vecchio modo di lavorare è finito. Non c'è spazio per gli editori pigri. O si diventa bravissimi o in 2-3 anni si è fuori dal mercato. Bisogna recuperare la capacità di selezionare tra ciò che ha valore e il rumore di fondo. La qualità premierà sempre di più». In questo scenario apocalittico qualche buona notizia c'è, anche per Turchetta: «Negli Stati Uniti, che sono qualche anno avanti a noi, negli ultimi mesi gli editori stanno investendo sulla carta».

Il dato negativo generale non stupisce l'editore Alessandro Dalai: «È chiaro che il mercato, piccolissimo, con una simile legge del libro va male, se nessuno fa niente. Speriamo l'anno prossimo di non essere ancora qui a parlare di cifre anche peggiori». Sul limite agli sconti previsti dalla legge sul libro, insiste anche Mauro Zerbini, amministratore delegato di Ibs.it: «Forse si potrebbe fare qualche aggiustamento, renderla più elastica, abbassando un po' la soglia del 15% e dando un po' di respiro al settore».

Jacopo Gori, direttore delle librerie Giunti al Punto, pensa che su questo anche le librerie possano fare qualcosa: «Finora abbiamo pensato a formare una classe di librai capaci di acquistare; ora bisogna pensare a formare personale capace di vendere, di far uscire i libri dagli scaffali».

Certo, la crisi, se c'è, non si vede molto nel programma del Salone, che ha radunato tutti i nomi di punta e che come bilancio della prima giornata esibisce un più 4% di affluenza rispetto all'edizione dello scorso anno. Secondo Gianrico Carofiglio «in generale, con qualsiasi fenomeno, è meglio non concentrarsi su un arco così circoscritto di tempo: un trimestre è troppo poco ed è una misura arbitraria.

Detto questo, non è un dato irrilevante, su cui pesa la crisi generale. Ma sono incline a non drammatizzare perché i fenomeni hanno dinamiche difficili da analizzare, e hanno misure arbitrarie». Corrado Augias invita a riflettere sui rischi del calo della lettura: «È la prima volta che si ha un crollo così consistente dal dopoguerra. Leggere non è ancora un'abitudine consolidata al punto da reggere indenne una crisi, anche se i libri costano poco».

«Grazie a Dio non vivo di questo - scherza invece Giulio Mozzi che oltre a essere scrittore è anche editor - . Invece mi preoccupa che ci sia molta gente, molti posti di lavoro che vengono meno, persi. Non so che cosa accadrà, mi azzardo a fare una previsione: si creerà una molteplicità di mercati, molto diversi tra loro, in cui gireranno contenuti diversi. Dopo anni di contaminazioni tra alto e basso, ci troveremo con mercati ben distinti».

 

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