scorsese woodstock

LE AVVENTURE DI SCORSESE A WOODSTOCK – IL REGISTA RACCONTA LA SUA ESPERIENZA AL FESTIVAL “CHE HA CAMBIATO IL MONDO”: “ERO UNO DEI MONTATORI DEL FILM CHE STAVANO GIRANDO. NON HO QUASI MAI VISTO IL PUBBLICO, TANTO ERO CONCENTRATO SUL PALCO. SEMPLICEMENTE, ERA UNA PRESENZA INQUIETA E IMPREVEDIBILE” – “QUELL’ESPERIENZA MI HA SEGNATO IN MANIERA PROFONDA PERCHE'..."

 

Introduzione di Martin Scorsese al libro “Woodstock, i tre giorni che hanno cambiato il mondo” (Hoepli), pubblicata da “Robinson – la Repubblica”

 

martin scorsese a woodstock 1

Il mio punto di vista su Woodstock è limitato. Quanto limitato? Dunque, per la maggior parte di quel lungo weekend dell' agosto del 1969 sono rimasto confinato su una piattaforma di circa tre metri di larghezza, proprio a destra del palco, appena dietro una pila di amplificatori, tutto concentrato sui musicisti e le loro performance.

 

Ero uno dei montatori del film che stavano girando. Il mio compito era individuare le sequenze che ci sarebbero servite al momento di montare la pellicola. Avevamo sette cameraman al lavoro per ogni singola esibizione e, nei limiti di quanto riuscissi a comunicare con loro (sorprendentemente bene, considerando tutte le difficoltà del caso), tentavo di dirigerli e indicargli le scene che non potevano vedere, perché i loro occhi non si staccavano dai mirini delle telecamere.

woodstock

 

In alcuni momenti, poi, dovevo fare i conti con problemi molto più urgenti - come, per esempio, mantenere l' equilibrio in quello spazio stretto e strapieno di persone. Dipendevamo infatti gli uni dagli altri, per la nostra incolumità. Se qualcuno mi avesse spintonato per farsi largo, sarei potuto cadere dalla piattaforma. Ma non è successo nulla di tutto ciò a nessuno di noi.

 

martin scorsese a woodstock 2

Non c' era modo di procurarsi cibo o di andare in bagno. Non ho quasi mai visto il pubblico, tanto ero concentrato su ciò che accadeva sul palco: semplicemente, era una presenza inquieta e potenzialmente imprevedibile che aleggiava dietro di noi. Ogni tanto vedevo di sfuggita Michael Wadleigh, il regista, con la sua telecamera e le cuffie storte, mentre tentava di comunicare via radiomicrofono con gli altri operatori.

 

Più che altro, riprendevamo ciò che ci  era possibile ma curiosamente eravamo fiduciosi (forse per incoscienza giovanile) nel fatto che avremmo portato a New York materiale buono per il montaggio finale. È lì che quest' avventura è iniziata.

woostock 7

 

Avevo incontrato Wadleigh alla scuola di cinema della New York University e lui aveva girato le sequenze in bianco e nero, su pellicola da 16 mm, per il mio primo film. Eravamo nostalgici dei pionieri del rock degli anni 50 - Fats Domino, Little Richard, Jerry Lee Lewis, Chuck Berry -, un genere già quasi scomparso dai radar. Così ci venne l' idea di organizzare un concerto con tutti loro, e noi lo avremmo filmato.

 

woostock 3

Poi ci giunsero all' orecchio voci di Woodstock. Wadleigh decise di andare là a capire se questa situazione poteva diventare un modello d' ispirazione per ciò che avevamo in mente. Poco dopo ci telefonò dicendo che avremmo dovuto girare noi il film.

 

A parte la passione comune per la musica, nessuno di noi era ciò che si definirebbe un hipster, anche se Wadleigh si era fatto crescere appositamente una bella barba, prima di partecipare a Woodstock. Quando l' avevo incontrato per la prima volta era un giovane del Midwest, ordinatissimo, con i capelli corti e dall' aspetto molto pulito, sempre in camicia. Io all' epoca ancora non possedevo il mio primo paio di jeans.

martin scorsese a woodstock

 

Diciamo che il mio look era da universitario medio. In più, non ero proprio un tipo da campagna. Avevo l' asma, ero allergico praticamente a tutto ciò che la natura aveva da offrire. Eppure eccoci tutti là - affamati, esausti, a lottare contro il fatto che la priorità degli organizzatori di Woodstock non era certo la comodità o l' incolumità di chi girava il film. Avevano problemi molto più urgenti da affrontare. Non so quanta affluenza si aspettassero per quel weekend, ma di certo non mezzo milione di persone.

 

woostock 19

Ed erano in emergenza praticamente sotto ogni punto di vista: cibo, servizi igienici, assistenza medica. Alcune torrette per le luci minacciavano di crollare e il terreno si stava trasformando in un mare di fango. Non è un mistero il motivo per cui così tanta gente era arrivata fino a Woodstock: c' era la possibilità di ascoltare tanti grandi musicisti insieme e in pochi giorni.

 

Ma è da sempre un mistero il fatto che Woodstock sia stato un evento pacifico. Voglio dire: sarebbe potuta andare storta qualunque cosa, in qualunque momento. A volte mi guardavo dietro le spalle e pensavo: "E se qualcosa va male? E se una droga non è buona, o lo è troppo, e questa gente decide di caricare il palco?". Noi, i filmmaker, avevamo le spalle coperte.

 

woostock 10

John Calley, dirigente Warner Bros, aveva acconsentito a coprire i costi del noleggio delle telecamere e dell' acquisto della pellicola per il documentario per una somma di circa 15.000 dollari, che tempo dopo definì come " l' equivalente del costo di un pasto a Las Vegas".

Ricordò anche di aver pensato che, in caso avessimo fatto un buco nell' acqua, lui avrebbe comunque recuperato i soldi spesi vendendo il girato come immagini di stock ad altri documentaristi. Comunque non avevamo fondi sufficienti a coprire l' intera realizzazione del film.

 

david crosby

Ricordo di aver visto Bob Maurice, il nostro produttore, mentre la musica risuonava altissima dietro di lui, al telefono con gente a cui diceva che questo stava diventando un evento storico e che sarebbero stati folli a non investire nell' impresa. Woodstock, il film, sotto molti punti di vista è stato una scommessa giocata sul filo.

 

Credo che, senza il film, il concerto sarebbe poco più di una nota a margine nel contesto sociale e culturale degli anni 60. Ciò che il film ha fatto, e continua a fare, è stato distillare l' esperienza di Woodstock e mantenerla viva e vibrante. La nota a margine è diventata una pietra miliare, un modo, per la mia generazione, di ricordarci chi eravamo.

JOE COCKER WOODSTOCK

 

È ancora più significativo che sia stato un modo, per le nuove generazioni, di entrare in contatto con lo spirito anarchico degli anni 60. O meglio, con una parte di quello spirito, quella più gioiosa. Dal canto mio, per vari motivi, ho abbandonato la partita prima che il film fosse terminato. Ma la cosa ebbe un enorme impatto su di me.

 

folla a woodstock

Tanto che ho poi realizzato altri film dedicati a concerti. Però quell' esperienza mi ha segnato in maniera molto più profonda. Ricordo che mi lamentavo per le condizioni difficili delle riprese. Ma col passare degli anni ho iniziato a pensare a Woodstock, il concerto e il film, come a un momento trascendente nella mia vita, qualcosa che mi ha connesso intimamente alla mia generazione. Sono sicuro che ci siano tracce di quell' esperienza nel modo in cui penso alla mia vita e al mondo in cui viviamo. E ho il sospetto che sia lo stesso per tutti coloro che erano a Woodstock.

david brown e carlos santanaglastonbury come woodstockla moda di woodstock 14woostock 2la moda di woodstock 8la moda di woodstock 9woostock 20woostock 17woodstock di baron wolmanmezzo milione di persone a woodstockwoostock 18woostock 14woostock 15woostock 12woodstock 32woodstock 33joe cockercarlos santana a woodstockfamigliole liberali a woodstockgiovani americani a woodstockle riprese a woodstockjimi hendrixa woodstock si praticava la libertawoodstock fu espressione della controcultura americanamax e miriam yasgurpinterest social promotion 25015 1439683757 3woodstock 25the whowacken woodstock

 

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)