CENSURAMI, MA FAMMI ARRICCHIRE! - SCRITTORI E REGISTI ACCETTANO DI BUON GRADO I “TAGLI” DEL REGIME PUR DI CONQUISTARE L’IMMENSO MERCATO CINESE

Giampaolo Visetti per "la Repubblica"


Anche la censura diventa una scocciatura trattabile, se a pretenderla è il mercato più ricco del pianeta. I «tagli» non sono più «amputazioni politiche», ma «adeguamenti alla cultura nazionale». A lanciare l'allarme sulla resa della democrazia occidentale all'autoritarismo cinese, nel nome del business, è il New York Times, che ha scoperto come scomodi testi di denuncia della dittatura comunista, editi in Europa e Stati Uniti, si trasformano sempre più spesso in ossequiosi saggi filo-cinesi non appena oltrepassano la Grande Muraglia.

Esibizione di impegno democratico ad Ovest e conferma di tolleranza di regime in Oriente: a patto che il sacrificio valga un contratto milionario e la promessa di una fama istantanea tra gli ultimi essere umani ancora affamati di lettura.

Così scrittori e saggisti che dieci anni fa sarebbero stati banditi dalle librerie di Londra e San Francisco, se avessero accettato di piegarsi alle correzioni di Pechino, anelano oggi ai ritocchi dei «principi rossi», certi dell'indifferenza propria e del pubblico. E il caposaldo dell'impegno democratico, che costruiva successo e bilancio anche sull'opposizione alla repressione militare, non cade solo in biblioteca. Dilaga ormai nel cinema di Hollywood e nella musica di Liverpool, senza risparmiare la pittura di Parigi e perfino l'arte dell'antica Grecia.

A far esplodere il caso della nuova «censura commerciale relativa », la monumentale biografia del successore di Mao, Deng Xiaoping, data alle stampe da Ezra F. Vogel, docente emerito di Harvard. Episodi inediti fondamentali, raccontati nell'edizione inglese e frutto di decenni di ricerche, risultano scomparsi nella versione in mandarino.

Tra questi: l'ordine ai media di ignorare l'implosione del comunismo nell'Europa orientale alla fine degli anni Ottanta; le lacrime del segretario generale del partito, Zhao Ziyang, quando venne arrestato alla vigilia della strage in piazza Tiananmen; lo scontro tra Gorbaciov e Deng, nel 1989, tale da far cadere a quest'ultimo un raviolo dai bastoncini.

Vogel ha detto che tagliare è stato «spiacevole ma necessario» per consentire all'opera di «raggiungere una massa di lettori che ormai l'Occidente si può solo sognare. Ho pensato che fosse meglio portare il 90 per cento del libro in Cina piuttosto che ottenere lo 0 per cento». Dettaglio: la versione originale del volume Deng Xiaoping e la trasformazione della Cina, in Occidente ha venduto 30 mila copie, mentre l'edizione «corretta» è già oltre le 650 mila in Cina.

Soldi in cambio di valori e i dati appaiono implacabili. Nel 2012 i guadagni degli editori americani, per gli e-book acquistati dai colleghi cinesi, sono cresciuti del 56 per cento. La case editrici della Cina lo scorso anno hanno comprato 16 mila titoli stranieri, rispetto ai 1664 del 1995.

Gli agenti letterari cinesi affollano la Fiera di Francoforte, incuranti delle condanne contro le persecuzioni ai danni di Ai Weiwei e di Liu Xiaobo, o delle polemiche per il Nobel della letteratura al filogovernativo Mo Yan. «Il fatto è - scrive il New York Times - che la Rowling in pochi mesi in Cina ha guadagnato 2,4 milioni di dollari e la biografia di Steve Jobs ne ha fruttati 804 mila».

Scala così in secondo piano il blocco cinese del web, o la guerra industriale contro Apple, mentre le «limatine» non scandalizzano più e i «censori» vengono ribattezzati «correttori» anche nei templi dell'editoria democratica indipendente. Chi può permettersi di resistere a Pechino, del resto, viene semplicemente cancellato, dagli scaffali ma pure dei mercati finanziari.

Hillary Clinton face ritirare Living History dopo aver scoperto che interi capitoli erano stati soppressi dai censori cinesi. Alan Greenspan si è appena opposto alle modifiche al suo
Age of Turbolence: hanno ottenuto l'esclusione dalle librerie cinesi, ma non la solidarietà di democratici e liberisti occidentali.

E non è detto che chi si adegua agli «equilibri contemporanei», ignorando le amputazioni asiatiche, venga poi ricompensato. La Cina acquista anche per eliminare e ai tagli dei redattori può seguire il macero del governo. L'opera di Rebecca Karl su Mao Zedong, nonostante il via libera alla censura, è finita dritta in discarica. Questione di decennale passaggio del potere.

La nuova leadership rossa archivia quella vecchia e nelle 560 case editrici cinesi mutano gli equilibri tra i censori, quasi tutti membri del partito. Ma la rivoluzione degli auto-dichiarati «riformisti» scuote anche i burocrati dell'Amministrazione generale della stampa e un difetto di auto-censura può valere la carriera. Errori imperdonabili: tollerare riferimenti politicamente scorretti agli «argomenti sensibili », come il Tibet, Taiwan, il Falun Gong, piazza Tiananmen, la Rivoluzione Culturale, il sesso, la corruzione del potere, o perfino la legge del figlio unico, il cibo tossico e la distruzione degli antichi quartieri.

Risultato: saggi occidentali che cambiano titolo, aggettivi invertiti ed eventi reinventati. La fermezza culturale di Europa e Usa ridotta a stampella straniera del regime cinese, come l'influenza del softpower hollywoodiano e del rock britannico: spie e cattivi di Shanghai, nei cinema di Pechino risultano nati ad Hong Kong, i più sovversivi divi Usa emigrano obbedienti alla corte di «Wanda Group», mentre le star più impegnate della musica, pur di suonare a Guangzhou e a Shenzhen, rinunciano agli appelli per il Dalai Lama, o per i dissidenti arrestati, gridati invece a squarciagola a Madrid e a Berlino.

La riedizione di Alba Rossa, che nell'originale vede l'invasione Usa da parte di truppe sino-nordcoreane, si è auto-corretta sceneggiando un attacco solo coreano. Il regista Sam Mendes ha accettato di censurare Skyfall, tagliando la scena del bodyguard cinese fulminato davanti a Bond. E lo stesso Tarantino, nel nome del botteghino cinese, non ha esitato a tagliare Django, aspirando qualche ettolitro di sangue per non turbare i placidi eredi di Mao Zedong.

La «commercializzazione della censura globale» suona dunque la campana della nuova «democrazia intellettuale flessibile». Problema: Pechino non è Pyongyang, l'Occidente accetta di non essere più l'Ovest e la Cina, dopo scarpe e t-shirt, si appresta ad esportare, ripulita, anche la civiltà euro-americana. L'affare del secolo: «made in China», of course.

 

AI WEIWEI BALLA GANGNAM STYLE AI WEIWEI UNA TIGRE OTTO SENI XIAOBO E XIA jpegLIU XIAOBO Piazza Tien An Men 1989POLIZIA PRESIDIA PIAZZA TIENANMEN PER ANNIVERSARIO MASSACROOSCAR GIANNINO COME DJANGO jpegDJANGO UNCHAINED vladimir putin e xi jinping Barack Obama e Xi Jinping si incontrano a SunnylandsHillary e Bill Clinton e c a bb d c c ed ffcf

Ultimi Dagoreport

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…

la scala opera attilio fontana ignazio la russa daniela santanche santanchè matteo salvini

A PROPOSITO DI… QUANTO PIACE LA MATRICIANA ROMANA - IL FORFAIT DELLE ISTITUZIONI ALLA PRIMA DELLA SCALA, IVI COMPRESO LA SECONDA CARICA DELLO STATO, IL SICULO-MILANESE IGNAZIO LA RUSSA, HA SPINTO IL GOVERNATORE DEL PIRELLONE LOMBARDO, ATTILIO FONTANA, INDOSSATI I PANNI DI NOVELLO ALBERTO DA GIUSSANO A DICHIARARE: “ANCHE SE TUTTI APPREZZIAMO LA MATRICIANA, IL NORD DÀ FASTIDIO” – DÀ COSÌ FASTIDIO CHE NEL GOVERNO DELLA “PULZELLA” DELLA GARBATELLA, SIEDONO BEN 6 MINISTRI “LUMBARD” SU 24. E BEN 5 SONO DELLA LEGA – A RISPONDERE A FONTANA, CI HA PENSATO IL RODOMONTE DEL CARROCCIO, SALVINI: “TRA UNA MATRICIANA E UNA CARBONARA TROVI I SOLDI PER SISTEMARE LE CASE POPOLARI”…

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…