SCUDETTO. CON DUE MESI E DIECI PARTITE DI ANTICIPO. NEL POMERIGGIO PIÙ BUIO, IL CAMPIONATO è FINITO

DAGOREPORT

Scudetto. Con due mesi e dieci partite di anticipo. Nel pomeriggio più buio, tra un nauseante coro dedicato a tutti i Balotelli d'Italia dai "tifosi" della Juve stipati in basso a destra nella sud: "Non ci sono negri italiani" e il piccolo cabotaggio degli uomini di Conte opposto a un organizzato Catania, ecco il lampo che spacca le incertezze.

Quando la giornata sembra comunque destinata ad allungare comunque a sette punti la distanza con il Napoli sconfitto a Verona, la minuscola vedetta lombarda Giaccherini si trova al posto giusto nel momento giusto e chiude la stagione al minuto 92 del ventisettesimo turno.

Gol simbolico perché pur avendo rinunciato al Top Player la Juventus ha sempre trovato in panchina la spinta per risolvere situazioni complicate. Un uso intelligente delle risorse che con le riserve ha evitato alla truppa di finire in riserva e permesso ai comprimari (Quagliarella, Matri, oggi Giaccherini) di dimostrarsi indispensabili. Una squadra. Più forte di un Napoli Cavanidipendente e anche di un Milan che è oggi il gruppo più in forma dell'intero mazzo, ma a undici punti di distanza dalla vetta, inseguendo un già prodigioso secondo posto, non può che rimpiangere il disastroso inizio di torneo.

GIACCHERINI E LE RADIOLINE.

Mentre il vecchio "Tutto il calcio minuto per minuto" ritmava l'accavallarsi dei sorprendenti sviluppi di Chievo-Napoli, la Juventus faceva la sua conoscenza con Rolando Maran. L'allenatore del Catania (poi espulso) trovava la chiave per bloccare Giovinco e Pirlo e difendersi, se si eccettua un palo di Vucinic, senza affanno. Con un grande Pogba (splendido aggancio e cross poi perfezionato da Giaccherini) la Juventus ha costantemente tenuto in mano la gara senza però brillare. Così minuto dopo minuto si spegnevano gli ardori e il pareggio inevitabile sembrava l'unico sbocco di un'estenuante partita a scacchi. Poi Pogba al ricamo, la smanacciata incerta del portiere argentino del Catania Andujar e Giaccherini lesto a dare un senso definitivo alla domenica rendendola da titolo.

NAPOLI FLOP

Titolo atteso (ora ci si può concentrare sulla Champions) e agevolato dal crollo di un Napoli assolutamente svuotato. A secco da 5 partite e con Cavani in piena crisi, Mazzarri va subito sotto a causa del gol della vita di Dramè (35 metri, De Sanctis sorpresissimo), gioca un primo tempo modesto, incassa il colpo del 2-0 da Thereau (ancora male De Sanctis) a un passo dall'intervallo e saluta sogni e illusioni. Nella ripresa poi, l'assedio non sposta nulla. Puggioni si traveste da Jascin, Cavani si fa parare il rigore utile a ripartire la sfida e il gol di Giaccherini non solo è l'addio al sogno scudetto, ma anche la prefigurazione di un concreto terrore.

Quello di essere superati anche dal Milan, corsaro a Genova nell'anticipo di Venerdì e ormai a soli due punti. Mentre Allegri è atteso dal Barcellona al Camp Nou, il destino di Mazzarri parla d'addio. Fuori con onta dall'Europa. In caduta libera in campionato. Troppe contraddizioni, delusioni e tensioni per pensare che De Laurentiis e il tecnico che parla di "approccio sbagliato" e piace a Moratti come alla Roma, possano continuare insieme.


VIOLA D'EUROPA.

Nelle due gare serali, sorprese e piccole tragedie sportive. La Fiorentina passa meritatamente a Roma con la Lazio per 2-0, la supera in classifica, si issa al quarto posto in solitaria e scopre la coperta corta di Pektovic bello in Europa e affaticato in patria. La Lazio ci prova, ma di fronte all'inatteso colpo di Jovetic a metà primo tempo non oppone che confusa volontà.

Nella ripresa un errore di Marchetti su punizione di Lialjc tira giù il sipario, fa felice Montella: "È dura, ma siamo molto soddisfatti" e allontana la Lazio dal sogno Champions. Se la Lazio lotta fino in fondo, chi imbarazza per pochezza di gioco e risultati è l'Inter di Stramaccioni. Dopo i tre schiaffi di Londra in Europa League, l'Inter perde la nona partita su 28 (9 punti nelle ultime 8 partite) cedendo senza dignità al bel Bologna di Pioli. Gli emiliani schierano tre punte, si affidano a un ispirato Diamanti, giocano come fossero al Dall'Ara e annullano con un bel gol di Gilardino la flebile speranza accesa nei cuori interisti dalla rimonta di Catania della scorsa settimana.

Nel primo tempo (in campo una formazione delirante) non si riescono a vedere tre passaggi di fila. Nel secondo, anche grazie all'ingresso di Cassano, qualche mezza occasione (in un Meazza molto fischiante e ironico: "Fate un provino anche a noi" si legge in uno striscione) si vede anche. Non si trasforma in pareggio un po' per imprecisione e un po' per disperazione. Giusto così.

Stramaccioni continua a dire che va tutto benissimo, ma la faccia di Moratti nel dopo gara (in attesa delle dichiarazioni) spiegava meglio di ogni analisi successiva il senso di un assoluto fallimento. Stagione disastrosa, tecnico sopravvalutato, mercato di riparazione ridicolo. La classifica è lo specchio di una gestione drammatica, ma in un contesto mediocre, riesce a lasciare un gruppo senz'anima ancora e comunque, a 47 punti, a soli sei mattoncini del secondo posto. Quasi incredibile.

ZONA PALERMO

A tre punti dall'Inter la Roma. Spreca una notevole occasione a Udine, va in vantaggio con Lamela e nonostante l'uomo in più si fa raggiungere da Muriel. Andreazzoli sbaglia a togliere il miglior (Totti, chi altrimenti?) e osserva Osvaldo sprecare l'impossibile a pochi metri dalla porta. Uno a uno un po' inutile, mentre utilissime si rivelano le vittorie di Bologna, Cagliari, Chievo e Parma in zona salvezza. Davanti allo scandaloso campionato a porte chiuse del Cagliari ( i giocatori nel prepartita sfilano con la maglietta "Figli di un dio minore") il tecnico per caso Ivo Pulga si è isolato dal contesto ambientale e ha tratto forza dalle disgrazie (Cellino in carcere) per trarre il meglio dai suoi.

Un bel gruppo che nell'occasione, con un eccellente Cossu e con lo straripante Ibarbo (3 gol), regola la Sampdoria per 3-1. Bene anche il Parma (altra tripletta di Amauri) sotto al '70 con il Torino al Tardini e poi, grazie all'inopinata scomparsa dell'avversario (chissà i flussi di scommesse), alla fine trionfante per 4-1. Quasi in B il Pescara sconfitto a Bergamo 2-1 e il Palermo piegato in casa dal Siena che con identico punteggio saluta la A definitivamente. Il 2-1 in rimonta del Barbera (Emeghara, Rosina) è ossigeno per l'ex Iachini che sale a 24 si porta a due soli punti dal Genoa.

In Sicilia è la fine di un'era. I giocatori respinti dalla curva e ricacciati dagli insulti negli spogliatoi, Barreto e Miccoli in lacrime, quattro cambi di panchina, tre di direttore generale, un mercato senza senso, l'inutile stravolgimento di gennaio, trenta giocatori impiegati. Tutti sperduti, come Mauricio, emblematico acquisto last minute del padre padrone a osservare lo scempio dalla panchina. Numeri di una crisi senza redenzione che presto vedrà anche l'autoesonero di Maurizio Zamparini. L'uomo che sfiorò la Champions ma dopo 10 anni di coltelli affilati contro il mondo, non resistette alla tentazione di eliminarsi.

 

 

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