washington post bezos

SE IL ''WASHINGTON POST'' DIVENTA UN'AZIENDA DI SOFTWARE - DOPO L'INIEZIONE DI JEFF BEZOS, IL GIORNALE HA ASSUNTO CIRCA DUECENTO GIORNALISTI E DECINE DI INGEGNERI, MA L'APPROCCIO TECH HA CREATO ANCHE QUALCHE TENSIONE SINDACALE, CON I DIPENDENTI CHE ORA CHIEDONO UNA FETTA DEL SUCCESSO, SOPRATTUTTO SUI CONTRIBUTI AL FONDO PREVIDENZIALE, UNA RICHIESTA PERÒ ESTRANEA ALLA CULTURA DELLA SILICON VALLEY

 

Christian Rocca per ''La Stampa''

 

Il Washington Post adesso è anche un' azienda di software, una tech company, non solo un quotidiano. Basta farsi un giro in redazione per vedere ingegneri e data scientists seduti nelle scrivanie a fianco dei redattori e dei reporter. Cinque anni e mezzo dopo l' acquisizione per 250 milioni di dollari da parte di Jeff Bezos, fondatore di Amazon, dalla famiglia Graham che lo guidava dal 1933, il giornale della capitale degli Stati Uniti ha cambiato natura e dimensione editoriale, costruendo intorno a una straordinaria capacità di raccontare Washington un nuovo modello di media company centrato su qualità, innovazione, giornalismo e tecnologia.

 

il washington post venduto dai graham a jeff bezos

Il risultato è strabiliante: due premi Pulitzer, una ritrovata rilevanza politica, 90 milioni di utenti unici al mese, oltre un milione di abbonamenti digitali, più di 800 giornalisti e conti di nuovo in attivo dal 2016.

 

La trasformazione in corso «Arc Publishing» è un esempio della trasformazione in corso: nel 2014, il Post ha aperto una linea di ricavi che secondo le stime vale circa 100 milioni di dollari l' anno. Arc è una piattaforma digitale, nata prima dell' arrivo di Bezos ma sviluppata con grande intensità successivamente da ingegneri e designer interni, che fornisce servizi print e digital per migliorare la distribuzione e l' efficienza dei contenuti intanto per il Post , ma anche - ed ecco il business - per altri gruppi editoriali, dal Los Angeles Times al Globe and Mail canadese, dal Chicago Tribune al New York Daily News fino al New Zealand Herald e a una decina di quotidiani locali.

 

katharine graham washington post

Arc offre vari software dai nomi a volte evocativi e a volte no (PageBuilder, Websked, Anglerfish, Goldfish, Ellipsis, Loxodo, Bandito, Darwin, Clavis, InContext) che in sostanza aiutano a migliorare la velocità di pubblicazione per i giornalisti, di fruizione per i lettori e l' efficienza per gli investitori pubblicitari. La piattaforma si chiama Arc perché copre l' intero processo editoriale, dalla creazione dei contenuti alla loro monetizzazione, passando dai servizi di hosting , gestione e analisi delle performance dei siti: l' ultimo nato si chiama ModBot ed è un sistema automatico di gestione dei commenti online basato sull' intelligenza artificiale.

 

Questo aspetto da impresa tecnologica può sembrare lontano dal core business di un quotidiano, che è quello di convincere i lettori a pagare contenuti di qualità, ma la divisione software contribuisce a migliorare il prodotto giornalistico e soprattutto a finanziare il lavoro di inviati e corrispondenti a un livello ormai insostenibile soltanto con i tradizionali ricavi da edicola e pubblicità.

 

il washington post su trump

Da quando è arrivato Bezos, il Post ha assunto circa duecento giornalisti e decine di ingegneri, ma l' approccio tech ha creato anche qualche tensione sindacale, con i dipendenti che ora chiedono una fetta del successo, soprattutto sui contributi al fondo previdenziale, una richiesta però estranea alla cultura della Silicon Valley di cui Bezos è un campione.

 

Continua sperimentazione Come per il New York Times , l' enfasi è sugli abbonamenti digitali e sulla continua sperimentazione con i social network e con il paywall. Il Post è stato uno dei primi giornali a aderire agli Instant Articles di Facebook, salvo poi esserne uscito completamente.

 

Al Post si procede per esperimenti: nel 2013 il paywall scattava dopo 20 articoli, da allora è stato modulato facendo attenzione a non danneggiare la raccolta pubblicitaria che si misura sulle pagine lette. Durante la campagna elettorale 2016, il numero di articoli gratuiti è sceso a tre. Grazie a questa strategia commerciale e giornalistica, che si basa anche su continui test sulla titolazione per trovare il tono più efficace a convincere i lettori casuali, gli abbonamenti sono più che raddoppiati e, sebbene non ci siano dati ulteriori rispetto a quelli del 2017, più di un milione di sottoscrittori digitali a pagamento, i vertici del quotidiano spiegano che da allora il numero è sensibilmente aumentato, anche se va considerata la sinergia con le offerte e i device di Amazon.

jeff bezos washington post

 

La politica e, soprattutto, le opinioni sono le cose che i lettori del Washington Post cercano di più nel loro giornale, per cui gli sforzi della redazione si concentrano sulla copertura della Casa Bianca e del Congresso, sui commenti all' azione del Presidente e su una settantina di newsletter tematiche.

 

Quando Bezos ha comprato il Post , il leggendario quotidiano del Watergate faticava più di altri ad affrontare la crisi globale dell' editoria e mostrava una particolare incapacità di stare al passo con le innovazioni tecnologiche. Alcune scelte manageriali poco lungimiranti avevano complicato le cose: la strategia editoriale era controintuitiva, ovvero resistere al calo di vendite e di entrate pubblicitarie ridimensionando le operazioni editoriali e traghettando il Post verso un futuro di giornale locale, abbandonando il campo di battaglia nazionale al più blasonato New York Times .

 

jeff e mackenzie bezos 4

Il ritardo recuperato Eppure, qualche anno prima, il Post aveva avuto l' occasione di innovare e di rilanciare, ma si era lasciato sfuggire la più grande idea editoriale degli ultimi decenni, cioè Politico , il sito sulla politica americana che dal nulla è diventato un player fondamentale nel discorso pubblico statunitense, nato dall' intuizione di due giornalisti del Post che non trovando ascolto si sono rivolti ad altri investitori. Il Washington Post pre Bezos era in ritardo anche fisicamente rispetto alla rivoluzione digitale, tanto che la redazione online si trovava in un edificio ad alcuni chilometri di distanza dalla storica sede del giornale, poi abbandonata nel 2015 per quella attuale sulla K street.

 

L' effetto Bezos, rafforzato da oltre 50 milioni di dollari di investimenti soltanto nel 2015, ha attratto talenti ingegneristici, mentre su quelli giornalistici ha garantito il direttore Marty Baron, diventato un' icona pop dopo il film Spotlight che lo ha ritratto mentre da direttore del Boston Globe orchestrava gli scoop sugli scandali di pedofilia nella Chiesa cattolica.

JEFF BEZOS AMERICAN GOTHIC

Nel successo di questa stagione, un ruolo primario ce l' ha Donald Trump, anche se il trend positivo è cominciato prima della sua discesa in campo. Dal 2017 sotto la testata del quotidiano compare il motto «Democracy Dies in Darkness», «la democrazia muore nelle tenebre», una presa di posizione contro Trump che replica minacciando ritorsioni fiscali nei confronti di Amazon.

 

L' investimento nel Post è cresciuto al di là del valore economico, fino a diventare una specie di responsabilità civica, ma per Bezos non è un' operazione filantropica.

«Sono felice che non ci consideri un' iniziativa caritatevole», ha detto il direttore Baron, «perché se a un certo punto si stancasse della charity ci troveremmo in un mare di guai».

La posta in gioco è molto alta per tutta l' industria editoriale, ha scritto il New York Magazine , perché oggi il Washington Post ha tutte le carte in regola per farcela, ovvero un proprietario miliardario del settore tecnologico, un direttore geniale, una grande tradizione giornalistica, le risorse necessarie e una cultura che incoraggia l' innovazione: «In altre parole, se non riesce il Post a inventare un nuovo modello di business per i giornali, chi altro potrà farlo?».

marty baron direttore del washington postjeff bezos e marty baron jeff bezos e marty baronmarty baron jeff bezos

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…