DOVE ANDREMO A FINIRE? - A NOVEMBRE IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO SALE A 2.104 MILIARDI – PEGGIO DI NOI SOLO LA GRECIA – E ALL’ORIZZONTE CI SONO 335 MILIARDI DI OBBLIGAZIONI IN CERCA DI ACQUIRENTI…

1 - IL DEBITO SFONDA QUOTA 2100 MILIARDI
Giuseppe Bottero per "La Stampa"

Con un incremento di 18,7 miliardi a novembre il debito pubblico prosegue la sua corsa e sfonda la soglia dei 2.100 miliardi di euro, per la precisione 2.104, mentre le entrate tributarie scendono di 1,6 miliardi rispetto allo stesso periodo del 2012.
Il macigno che grava sulle spalle degli italiani dunque si conferma inferiore, a livello europeo, solo a quello della Grecia.

Nel dettaglio, il balzo nel primi 11 mesi del 2013 ha riflesso principalmente il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche (90,2 miliardi) e l'aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (24,6 miliardi). Sul fabbisogno hanno inciso per 12,8 miliardi i sostegni finanziari ai Paesi dell'area dell'euro, in particolare i 6,7 miliardi destinati all'Efsf, lo scudo anti-spread.

La spirale rialzista, dice Bankitalia, dovrebbe essersi arrestata a dicembre, «riflettendo - spiegano da Palazzo Koch - un consistente avanzo e il netto calo delle disponibilità liquide del Tesoro, tornate a fine anno poco al di sopra del livello di fine 2012».

Il tutto alla vigilia di un anno chiave per i conti pubblici: nel 2014 - l'anno in cui il governo dà un colpo di pedale sul pacchetto di privatizzazioni - vanno in scadenza 329 miliardi di euro di bond statali. Nel primo semestre, calcola Unimpresa, la quota di debito pubblico da rifinanziare è di 104 miliardi; ancora più intenso il secondo, che vede in agenda 225 miliardi di titoli pubblici, tra bond, cct, ctz e btp.

Tra gli ostacoli sul sentiero del risanamento, spiegano gli analisti, il principale riguarda la crescita del denominatore del rapporto debito/Pil. «Non solo la possibilità di una ripresa al di sotto delle attese - dice Sergio De Nardis, capo economista di Nomisma - ma anche un'inflazione molto bassa possono ostacolare il percorso per la stabilizzazione del debito».

A confermare i timori, i numeri diffusi ieri dall'Istat. Il tasso d'inflazione medio annuo per il 2013 è pari all'1,2%, in decisa frenata rispetto al 3,0% registrato nel 2012 spiega l'istituto di statistiche, che fotografa il livello più basso dal 2009. A dicembre, nonostante l'aumento dell'Iva, l'indice nazionale dei prezzi al consumo è cresciuto solo dello 0,2%. I maggiori aumenti dei prezzi riguardano l'istruzione (+2,6%), gli alimentari e le bevande analcoliche (+2,4%) e le spese sulla casa, (+2%), che spiegano metà del tasso d'inflazione annuo.

Marcati rallentamenti per bevande alcoliche e tabacchi (+1,5%) e abbigliamento (+0,8%). Per Confesercenti un tasso di crescita così basso «indica una mancanza di fiducia nell'arrivo della ripresa, che ha spinto gli italiani a mantenere bassa la spesa, stretti tra l'incudine di un potere d'acquisto che fatica a riprendersi e il martello dell'imposizione fiscale».

La gelata dei consumi continua a colpire anche la tavola. In particolare, rileva la Cia (Confederazione italiana agricoltori), le famiglie oggi comprano meno pesce (-3,4%) e ancor meno carne rossa (-3,9%). Inoltre si rinuncia drasticamente all'uso dell'olio extravergine d'oliva (-8,8%) e inizia a perdere terreno anche la pasta (-1,2%).

La netta decelerazione dell'inflazione «dipende da un crollo dei consumi senza precedenti», denuncia il Codacons secondo cui, nonostante il +1,2% medio registrato dall'Istat sia il dato più basso dal 2009, «tradotto in cifre, equivale, in termini di aumento del costo della vita, ad una stangata annua pari a 257 euro per un single, 345 euro per una famiglia di 2 persone, 419 per una famiglia tipo di 3 persone e 462 per una di 4 componenti».

2 - DIETRO L'ANGOLO UNA MONTAGNA DI TITOLI DI STATO DA RIFINANZIARE
Sandra Riccio per "La Stampa"

Il debito dell'Italia sale ancora. Nonostante gli sforzi fatti, per il Tesoro suona un nuovo campanello d'allarme che terrà vigile per tutto il 2014 Maria Cannata, la custode del nostro enorme debito. Anche perché l'anno nuovo vedrà altri banchi di prova da affrontare, a cominciare da quello della gigantesca mole di titoli che andranno in scadenza in un annata particolarmente pesante per i rimborsi ma che inizia con buone notizie dallo spread.

Si tratta, in tutto, di 334,5 miliardi di bond che dovranno trovare acquirenti disposti a finanziarci. Nel dettaglio, parliamo di Bot per 141 miliardi, Btp per quasi 90 miliardi e Ctz per 56 miliardi. Sono queste tre componenti a formare la fetta più corposa dell'intero ammontare da offrire agli investitori.

Oggi questi investitori sono formati, per quasi due terzi, da famiglie, banche, assicurazioni e fondi del nostro Paese. La quota in mano agli investitori esteri è scesa, infatti, al 39,4%. A metà 2011, momento che segnò l'ingresso dell'Italia nella crisi del debito sovrano, la quota dei titoli nazionali in mano a soggetti esteri superava, anche se di poco, il 50%.

Le prime aste per la rifinanziare i nostri bond sono già partite a pieno ritmo. E quello di gennaio sarà uno dei mesi più intensi sul calendario del Tesoro. Nei primi trenta giorni dell'anno andranno in scadenza 34 miliardi di debito. La riapertura c'è stata lunedì scorso ma, contrariamente alle attese, la domanda è stata leggermente più bassa delle volte precedenti.

«Un momento di pausa del mercato che probabilmente vuole vedere se i dati macroceconomici che usciranno nel prossimo futuro confermeranno questo spread a quota 200 che, tutto sommato, si è mosso sulle aspettative di un miglioramento della congiuntura e non su dati reali», dice Valentina Vicinanza, gestore obbligazionario Banca Akros gestioni patrimoniali. E dai dati macro, dicono gli operatori, potrebbero arrivare i rischi per il 2014 ma a far ritornare la paura sul debito potrebbe essere anche la politica.

Il calendario delle aste per il 2014 sarà molto ricco: da gennaio a giugno, il Tesoro dovrà vedersela con scadenze per poco più di 168 miliardi. La quota più massiccia da coprire è riservata al mese di settembre, subito dopo il rientro dalla pausa estiva, con 42,4 miliardi di titoli in scadenza.

Ci sarà anche qualche novità. Il Btp a sette anni entrerà a far parte delle emissioni mensili. E poi, visto il grande successo, il Btp Italia sarà nuovamente collocato. Ancora non ci sono dettagli sull'ammontare e sul numero di operazioni in arrivo ma gli addetti ai lavori sono convinti che la formula sarà proposta più volte anche quest'anno e che, come successo nel 2012 e nel 2013, i titoli di Stato indicizzati all'inflazione italiana riusciranno a garantire al Tesoro una raccolta per diverse decine di miliardi di euro.

Nel frattempo il Tesoro sta puntando maggiormente sulle scadenze medio-lunghe «e proseguirà su questa strada con l'obiettivo di prolungare la duration - dice Claudia Segre, segretario generale Assiom Forex -. L'obiettivo è andare oltre i sette anni per gestire il roll over del debito con maggiore tranquillità».

Le sfide del Tesoro per il nuovo arriveranno però anche dal fronte delle cedole: l'Italia sarà, infatti, lo Stato dell'Eurozona che pagherà l'importo più elevato di dividendi nel nuovo anno. Nel 2014, secondo i calcoli fatti da Citi, verseremo 54 miliardi di cedole sui titoli a medio-lungo termine contro 41 della Francia, 28 della Germania e 27 della Spagna.

 

 

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