vittorio feltri claudio sabelli fioretti

“SONO SEMPRE STATO MOLTO ATTENTO, DIVERSAMENTE DA LUI, A NON FARMI LICENZIARE” – VITTORIO FELTRI LEGGE L’AUTOBIOGRAFIA DI SABELLI FIORETTI “AMASCORD” E LO INFILZA: “CONFERMO COME AUTENTICHE LE RIGHE CHE MI DEDICA VANTANDO, SCHERZOSAMENTE E PARACULESCAMENTE, LA PROPRIA SUPERIORITÀ MORALE ED ESTETICA” (“PERÒ I MIEI GIORNALI ERANO BELLI E QUELLI DI FELTRI NO. E POI IO ERO DI SINISTRA E VITTORIO FELTRI NO”). “L’ULTIMA FRASETTA SPIEGA IL PRIVILEGIO DI POTERSI PERMETTERE I RIPETUTI FALLIMENTI. DISGRAZIATAMENTE SE IO AVESSI FALLITO ANCHE UNA VOLTA SOLA, AVREI FATTO LA STESSA FINE DI ISRAELE SE MAI AVESSE PERSO UNA GUERRA: SPAZZATO VIA” – QUANDO SABELLI FIORETTI DISSE: “A FELTRI HO DOVUTO DARE 7 MILA EURO PER UNA CAUSA. MA AVEVO RAGIONE IO”

https://www.dagospia.com/media-tv/claudio-sabelli-fioretti-fagnani-mentana-ride-delle-sue-battute-feltri-414896

 

 

 

Vittorio Feltri per “Il Giornale” - Estratti

 

VITTORIO FELTRI A DONNE SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI

Ho passato due pomeriggi avvolto, tra divertimento puro e malinconia bastarda, nei 71 racconti della autobiografia di Claudio Sabelli Fioretti: Amascord. Ispirato a fatti realmente accaduti (Compagnia editoriale Aliberti, pagg. 284, euro 19,50).

 

Un libro strano, somiglia a una gita in luoghi che si pensava di conoscere, e si rivelano con colori nuovi: è giornalismo di sinistra, ma di uno bravo. Lo consiglio. Non è la Bibbia, ma non è nemmeno il Corano. Per me è stato molto istruttivo, così spero per i miei lettori.

 

claudio sabelli fioretti

L’autore tiene molto ai canoni del mestiere, per cui, obbedendogli, informo che ha 80 anni, ha lavorato «nei tre quotidiani e nei tre settimanali più importanti d’Italia», ha inventato e condotto alcune tra le trasmissioni radiofoniche di maggior successo della Rai degli ultimi decenni, tra le quali Un giorno da pecora. Sabelli Fioretti contende a Stefano Lorenzetto - è lui a scriverlo - il primato di miglior intervistatore italiano. Prepara ossessivamente le interviste, leggendo e studiando tutto quel che uno ha scritto e detto.

 

(...)

Lascio perdere le citazioni frizzantine. Ma come si fa a non passare alla personale meditazione quel che Domenico Modugno disse a Claudio (che non ricorda dove e quando accadde, come spiegheremo più avanti, ma per fortuna accadde davvero). Il grande cantautore pugliese aveva avuto un ictus e gliene raccontò la cronaca dal di dentro. Stava registrando una trasmissione. Capì cosa stava succedendogli: «Inciampavo da tutte le parti, cadevo, mi appoggiavo. Le telecamere registravano...». Non si arrende, non può: «Io sono come un cavallo da corsa che continua a galoppare finché non casca morto per terra. La registrazione comunque bisognava terminarla». Non sta ancora bene, ma è irremovibile: «Adesso torno a cantare. La vita è una cosa troppo grande e vale la pena di viverla in qualsiasi condizione».

vittorio feltri

 

Ne ride: «Mica potevo continuare a fare il Modugno paralitico per tutta la vita». E canta. Comporre no, perché per comporre bisogna essere felici, e adesso «sono sempre incazzato... (ma) quando canto sono felice». Non fuma più sigarette, gliele nascondono. «Il resto lo fumo tutto. Mi fumo l’odore della pastasciutta. Mi fumo il mondo. Mi fumo la vita». Le donne. «Le tette, le tette».

 

Sabelli Fioretti lo rimprovera di essere un reazionario. Modugno se ne frega, e tira contro le femministe e i «frociacci», anticipando di trenta o quarant’anni Bergoglio. Basta, mi fermo. Andate voi al capitolo 62, pagina 248 e seguenti, capolavoro. Oppure leggete quel che gli disse Al Bano a pagina 235-237. Claudio aveva riportato una frase del cantante, il quale non si dava pace per aver ferito la fidanzata Loredana Lecciso. «Se durante l’intervista qualche frase in nome della verità è uscita, chiedo scusa a te». Chiese lui scusa al giornalista! Grande Al Bano. Ma grande anche l’intervistatore, a cui gli scoop capitano perché ha questa qualità: cava le viscere. E sa scrivere. Accidenti se sa scrivere.

Amascord - claudio sabelli fioretti - COPERTINA

 

A proposito di donne, mogli e fidanzate. Claudio Sabelli Fioretti nel libro ne parla, eccome.

 

Vive con la terza moglie, dopo due divorzi e altre due lunghe convivenze, e questo forse comporta qualche garbuglio nella memoria a cui ho già fatto cenno e che dà motivo al titolo.

 

vittorio feltri 1

Amascord infatti fa il verso ad Amarcord: non è un gioco di parole ma una confessione. Claudio ha sostituito la «r» del film di Fellini con la «s», trasformando il «mi ricordo» nel suo contrario: «mi dimentico». Un handicap mica da poco per uno che intende scrivere la propria autobiografia: se l’è cavata con i ritagli da internet, ed anzi ha sfruttato le gaffe originate dal secchio bucato che si ritrova al posto della testa per confezionare episodi esilaranti. Spesso non riconosce i volti di amici e parenti.

claudio sabelli fioretti

 

Una volta ha baciato una donna e poi ha chiesto in giro chi fosse: era una sua ex moglie di nome Marta. Lo racconta in una pagina che è da scuola di umorismo alla Mark Twain. Se nel libro diventa un ingrediente della trama, nel quotidiano la smemoratezza provoca disastri, accumulazione di figuracce, facendolo passare per uno che non saluta la gente perché se la tira, essendo famoso e dotato appunto di due cognomi.

 

Questa storia dei due cognomi ad un certo punto è diventata la protagonista della storia.

vittorio feltri ai tempi della direzione del giornale

 

Quando, appena dopo essere stato assunto giovanissimo a Panorama in forza della casta di appartenenza (quella caratterizzata dal doppio patronimico), il direttore Lamberto Sechi gli fa il dispetto di tagliargliene uno (di cognome), fatto da lui vissuto come l’amputazione che state pensando, cova la rivolta del nobile offeso nell’intimo. E la racconta benissimo.

 

Lì ho capito allora, e gli ho perdonato il disagio che avevo provato nella prima ora di lettura, peraltro addolcito dal godimento per il ritmo e il realismo inventivo della narrazione. Fastidio per la ruota del pavone esibita senza meriti, il vanto per una posizione sociale trattata come un doveroso pedaggio alla crème romana di appartenenza. Invidia sociale la mia? Direi anzi il contrario. La rivendicazione di un altro percorso rispetto al suo.

cossiga sabelli fioretti

 

Sulla mappa della vita il mio sentiero lavorativo è stato alquanto più scosceso. Forse per questo sono sempre stato molto attento, diversamente da lui, a non farmi licenziare, e piuttosto ad assumere più volte anche chi mi aveva girato le spalle. (Specifico: non per bontà d’animo, ma per convenienza. Riprendere con me uno stronzo, ma bravo, mi avrebbe aiutato a vendere più copie)

 

vittorio feltri

Pertanto confermo come sincere e autentiche le righe che mi dedica Sabelli Fioretti vantando, scherzosamente e paraculescamente, la propria superiorità morale ed estetica. Dice di sé, dopo aver ripercorso i suoi fiaschi: «Gli editori non hanno mai avuto fiducia in me.

 

Giustamente. Non mi ritenevano affidabile. Il contrario di quello che succedeva a Vittorio Feltri. Lui prendeva i giornali a centomila copie e li portava velocemente a duecentomila. Ioli prendevo a trentamila e li portavo velocemente alla chiusura.

 

Però i miei giornali erano belli e quelli di Feltri no. E poi io ero di sinistra e Vittorio Feltri no». L’ultima frasetta, di sicuro autoironica (chapeau), spiega il privilegio di potersi permettere i ripetuti fallimenti: tanto, se hai il pedigree ideologico e le apposite frequentazioni giusti, l’«avventura nel giornalismo italiano di alto livello» (pagina 12) è un diritto acquisito che nessuno ti può levare vita natural durante.

 

Disgraziatamente se io avessi fallito anche una volta sola, avrei fatto la stessa fine di Israele se mai avesse perso una guerra: spazzato via.

CLAUDIO SABELLI FIORETTI

Detto questo, messi i puntini sulle i, Amascord è un libro che, a dispetto del titolo, non si dimentica.

CLAUDIO SABELLI FIORETTI CLAUDIO SABELLI FIORETTI CLAUDIO SABELLI FIORETTI SILVIO BERLUSCONI GIORGIO LAURO A UN GIORNO DA PECORACLAUDIO SABELLI FIORETTI CLAUDIO SABELLI FIORETTI

vittorio feltri

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?