steno

STENO E L’ITALIA CHE SAPEVA RIDERE DI SE’ - ALLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA UN DOCUMENTARIO SUL REGISTA, PADRE DEI FRATELLI VANZINA, CHE MISE IN COMMEDIA LA RINASCITA DEL PAESE TRA DOPOGUERRA E BOOM – ENRICO VANZINA: “IN QUELLA GENERAZIONE DI REGISTI C'ERANO GRANDI SLANCI, DISCUSSIONI, LITIGATE: CERCAVANO DI IMMAGINARE UN FUTURO, E QUESTO LI HA RESI MIGLIORI” – IL RICORDO DI CLAUDIO AMENDOLA - LA PRIMA COTTA DEL GIOVANISSIMO CARLO VANZINA PER BRIGITTE BARDOT - VIDEO

Tributo a Steno (Macondo per Dagospia)

Arianna Finos per “la Repubblica”

 

La Festa-Festival di Roma sotto il segno di Steno. La rassegna consegna ampio spazio e un premio dedicato (la giuria guidata da Carlo Verdone) alle commedie e un documentario delicato su Stefano Vanzina, 100 film, 48 anni di carriera e un'eredità cinematografica vitalissima: è fresco l'annuncio che Titanus farà una serie tv su Piedone, Salvatore Esposito al posto di Bud Spencer nel ruolo dello sbirro tra Napoli e il mondo.

steno

 

Steno, firmato da Raffaele Rago (soggetto di Nicola Manuppelli), ripercorre la carriera dell'artista, da umorista del Marc'Aurelio - nave scuola di satira da cui nasce una schiera di talenti del cinema italiano del dopoguerra - alla saga di Totò nel sodalizio con Mario Monicelli, il primo film a colori del cinema italiano ( Totò a colori), il Totò ladro nella guerra (tra poveri) con la guardia Aldo Fabrizi.

 

«Totò ha capito subito che papà era buffo e lo ha amato», ricorda Enrico Vanzina. Film culto come Un americano a Roma - la locandina italiana più affissa nei ristoranti al mondo - con Alberto Sordi Nando Moriconi, lo spaghetto "m' hai provocato e io me te magno" e Mio figlio Nerone, con Vittorio De Sica e una giovanissima Brigitte Bardot, la prima cotta del giovanissimo Carlo Vanzina.

 

E la commedia dolce Susanna tutta panna, l'invenzione del poliziottesco con La polizia ringrazia che apre la strada a un filone nuovo, e Febbre da cavallo "col fischio", la soddisfazione di dirigere Orson Welles in L'uomo, la bestia e la virtù, «ne conquistò la stima. Sul set il primo giorno gli tremavano le gambe: vuole dare lei il primo ciak mister Welles? "No, it' s up to you"», racconta Enrico. Ancora, Amori miei, con Monica Vitti, insieme a Franca Valeri l'attrice che amava di più, ricorda ancora Enrico, «perché sapevano far ridere».

 

UN GIORNO IN PRETURA STENO CON CARLO ED ENRICO VANZINA

Oltre a ripercorrere la carriera sconfinata del cineasta scomparso nel 1988, il documentario si sofferma sulla personalità e sul privato del regista schivo, che si stupiva quando gli chiedevano l'autografo.

 

A raccontarlo, oltre a un commosso e commovente Enrico Vanzina, che ha consegnato preziosi materiali, foto e video di famiglia, attori e registi, da Giuseppe Tornatore che lo intervistò e ricevette preziosi consigli, a Claudio Amendola, Eleonora Giorgi, Lino Banfi, Diego Abatantuono, Neri Parenti, Giovanna Ralli, Teo Teocoli, Massimo Ranieri e altri.

FEBBRE DA CAVALLO 1 STENO

 

«Guardando il film una parte del pubblico scoprirà che tanti film diversi che hanno amato appartengono a Steno. E scoprirà la cultura larga - grande conoscitore di musica e letteratura -, un modo di vivere e pensare che caratterizzava la famiglia Vanzina e che Carlo e Enrico hanno ereditato».

 

Quella di Stefano Vanzina è una storia personale inedita per il grande pubblico, dall'infanzia povera, orfano di padre a 15 anni, agli esordi duri, determinazione e serietà accompagnate a «una gentilezza ed educazione d'altri tempi che poi è stata disintegrata nella contemporaneità» racconta Caterina D'Amico. Un'eleganza fatta di giacche di tweed con cravatte assortite, baffetti curati, capelli lisciati dalla brillantina, la corporatura «esile ma con un'autorevolezza che lo rendeva un gigante, quando s' arrabbiava era incredibile, e anche un po' comico», ride Claudio Amendola.

FEBBRE DA CAVALLO STENO

 

«I suoi amori erano il cinema e la famiglia, gli amici - racconta Rago - Era un uomo gentile e riservato, sempre un passo indietro malgrado fosse uno dei più grandi registi italiani ». Si ripercorre il grande amore con la bella e volitiva moglie, Maria Teresa Nati, ma anche i dolori e la malattia di lei, il cui racconto porta le lacrime agli occhi di Enrico.

enrico e carlo vanzina con steno

 

«Quando ha rivisto il film si è commosso - rivela l'autore del documentario - l'unica cosa che mi ha chiesto è stata di aggiungere un video in cui ci fosse Carlo. Il film è anche un omaggio a lui, così simile al padre per cultura e carattere». Emoziona il ricordo, di Marco Risi ed Enrico Vanzina, della morte di Steno: Risi racconta che papà Dino andò dai ragazzi a dire loro che ci sarebbe sempre stato. Il documentario racconta di una schiera di ragazzini figli di registi cresciuti insieme, perché allora il cinema italiano era fatto di una comunità solidale e creativa. Giuseppe Tornatore sottolinea come il cinema di Steno, «divertente e popolare, nascondeva elementi beffardi, un'ironia acuta, un sarcasmo non vago ma riferito al nostro contesto storico, capace di innescare elementi di riflessione critica sul costume nazionale ».

 

ALBERTO SORDI UN AMERICANO A ROMA STENO

Per Rago, dietro a un'apparente leggerezza c'era «la capacità di lettura della società e la voglia di raccontare il proprio Paese in tutti gli aspetti. Il pubblico si identificava nei suoi film, in quelli di quella generazione di cineasti, perché sentiva che amavano profondamente il Paese, si sentivano partecipi nella costruzione del racconto dell'Italia. Anche quando Totò mette alla berlina l'esercito sconfitto si percepisce un amore verso una nazione che usciva dal fascismo e da una guerra sbagliata e persa».

STENO

 

Enrico Vanzina: «Quella generazione di registi è stata temprata dalle grandi difficoltà, erano giovani pieni di grandi slanci politici, c'erano discussioni, litigate: cercavano di immaginare un futuro, e questo li ha resi migliori».

sotto le stelle stenomostra su stenosteno mostra febbre da cavallo foto andrea arrigamostra su steno (12)mostra su steno (4)mostra su steno (5)steno monica vittisteno vanzinasteno con mario monicelli foto mostra andrea arrigasteno la mostra10 foto andrea arrigasteno con i figli carlo ed enrico vanzinasteno la mostra13 foto andrea arrigamostra su steno (2)steno mostra18 foto andrea arriga steno (stefano vanzina) marcello marchesi macario mario mattoli vittorio metzmostra su steno (13)SORDI UN GIORNO IN PRETURA STENOmostra su steno (3)STENO 2GUARDIE E LADRI STENOSTENO

Ultimi Dagoreport

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - LA RIVOLTA DEL PARTITO REPUBBLICANO PER I DANNI FATTI DA WITKOFF (SOTTO DETTATURA DI PUTIN), HA COSTRETTO TRUMP A METTERE IN CAMPO MARCO RUBIO – DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....