paoli vanoni nannini

LA STORIA DELLE CANZONI D’AMORE E’ UNA STORIA D’ITALIA SOTTO ALTRE NOTE – PIGI BATTISTA IN LODE DEL LIBRO DI BEATRICE: "DALLA SOLITUDINE DELLA VANONI NE 'L’APPUNTAMENTO' ALL’AUTOEROTISMO CANTATO DALLA NANNINI IN 'AMERICA', QUEI BRANI RAPPRESENTANO LA NOSTRA EDUCAZIONE SENTIMENTALE" – "IL CIELO IN UNA STANZA" DI PAOLI E QUELL'ORGASMO CHE È COME UN ORGANO “CHE VIBRA PER TE E PER ME”- VIDEO

 
 

luca beatrice cover

Forse, grazie al libro di Luca Beatrice Canzoni d' amore pubblicato in questi giorni da Mondadori, sono riuscito a capire perché le canzoni in genere, e le canzoni d' amore in particolare, sono così importanti per ciascuno di noi. Ha ragione Francesco De Gregori, citato da Beatrice, quando sostiene che non si può leggere il testo delle canzoni come «una cosa autonoma», perché «è la musica che dà potenza» e senza la musica la poesia di quei testi non ci raggiungerebbe con tutta la forza capace di travolgerci.
 
Però forse De Gregori ha anche un po' torto. Perché poi quelle parole, anche prive di musica, finiscono per ronzarci senza tregua nella testa, si installano nel nostro cuore e nel nostro cervello, arredano la nostra casa emotiva, entrano a far parte della nostra epica quotidiana: o almeno, quella che vorremmo diventasse la nostra scintillante epica quotidiana, e non soltanto la mediocre e sbiadita routine a cui ci sentiamo condannati.
 

DE GREGORI

Ecco, il segreto del nostro appassionato attaccamento ai testi delle canzoni d' amore sta nel fatto che attraverso quelle parole plasmate e rese potenti dalla musica, noi tutti riusciamo, più di quello che ci accade con i personaggi del cinema e del teatro e dei romanzi, delle commedie e delle tragedie, a vivere tante vite, a moltiplicarci in mille ruoli, a identificarci in una molteplicità di situazioni emotive che ci rende poliedrici, multiformi, ogni volta diversi.
 

gino paoli

Un giorno ci sentiamo fedifraghi e traditori e troviamo la canzone che ci rispecchia, e così quando ci sentiamo abbandonati, quando ci sentiamo deboli e quando ci sentiamo forti, quando siamo all' inizio dell' amore e quando siamo alla fine, quando siamo carnefici e quando siamo vittime, quando il cuore ci fa male (molto spesso) e quando (troppo di rado) sembra che il mondo faccia festa in noi e intorno a noi. Sono solo canzonette, dicono.
 
Ma sono tantissimo per noi, non potremmo più vivere senza. Luca Beatrice ci accompagna in questo itinerario tra le canzoni d' amore che hanno modellato la sensibilità degli italiani a partire dall' inizio degli anni Sessanta fino ai giorni nostri. Ne parla per raccontare le nostre vite, e anche la sua, ragazzo nato nel cuore degli anni Sessanta la cui educazione sentimentale, gli incontri, i drammi, i dolori e le gioie della vita, sono stati scanditi da quelle canzoni, da quei testi.
 

LUCA BEATRICE

Ci racconta l' Italia in cui le canzoni hanno da sempre fatto scandalo, almeno da quando Gino Paoli ne Il cielo in una stanza, che dà inizio a questo volume, canta un amore occasionale, forse a pagamento, in una stanza dal soffitto viola dove un orgasmo è come un organo «che vibra per te e per me». Ci racconta l' importanza sul nostro immaginario delle canzoni prodotte e diffuse in una quantità mai vista in precedenza e che segnano un trionfo dell' industria discografica sconosciuto fino alla generazione immediatamente precedente.
 

mogol lucio battisti

Ci racconta le mitologie, i modi di dire, la polvere di stelle che si è depositata sulle nostre vite come a formare una seconda pelle. Perché tanta fantasia zoologica per definire Mina come la Tigre di Cremona, Milva come la Pantera di Goro e Iva Zanicchi l' Aquila di Ligonchio? Ma davvero Luigi Tenco si è ucciso a Sanremo perché Orietta Berti lo aveva surclassato? E la storia di Dalida? E come è nata la leggenda di Lucio Battisti finanziatore dei gruppi di estrema destra, solo perché nella Collina dei ciliegi Mogol aveva inserito un ambiguo «planando sopra boschi di braccia tese»?
 

pierluigi battista

E davvero un grande come Claudio Baglioni veniva squalificato e contestato come campione del disimpegno? E i rapporti tra Francesco Guccini e i «Nomadi»? E i veri motivi della rivalità tutta emiliana tra Vasco Rossi e Ligabue? Una storia delle canzoni d' amore italiane non può che essere una storia dell' Italia, del suo costume, dei suoi tic, delle sue grandezze e dei suoi risvolti feroci e meschini (come il linciaggio di Umberto Bindi perché omosessuale).
 

vanoni

E questo libro di Luca Beatrice è un po' il punto di saldatura tra tutte queste storie, compresa la sua, autobiograficamente spudorata, il che è un bene. Ma non sarebbe una storia tanto emotivamente coinvolgente se quei testi citati, presi a simbolo di un' epoca e di un' atmosfera, non sapessero raccontare le mille maschere sentimentali in cui noi ci caliamo con caotico e ricercato disordine, senza nessuno scrupolo di coerenza.
 

liga vasco

Come se la varietà dei testi sapesse coprire l' infinita gamma di emozioni, brividi, trasalimenti, disperazioni e speranze in cui si articola la nostra vita. La solitudine di Ornella Vanoni nell' Appuntamento con «la mia ombra» che «si è stancata di seguirmi» e lei che sconfitta torna alla sua «triste vita/ questa vita che volevo dare a te/ l' hai sbriciolata tra le dita». I proclami di fedeltà estrema di Sergio Endrigo in Io che amo solo te: «E non ti perderò, non ti lascerò/ per cercare nuove avventure».
 

gianni morandi caterina caselli

E insieme, o subito dopo in sequenza, il tradimento con la «strana amica di una sera» dei Pooh: «Mi dispiace devo andare/ il mio posto è là/ il mio amore si potrebbe svegliare/ chi la scalderà». E Caterina Caselli che sceglie di rompere in Insieme a te non ci sto più: «Si muore un po' per poter vivere». E invece, al contrario ma poi sei sempre tu, il «ti senti un nodo nella gola/ ti senti un buco nello stomaco/ ti senti vuoto nella testa e non capisci niente» dell' amante abbandonato di Riccardo Cocciante in Quando finisce un amore, prima dell' invettiva rabbiosa con la traditrice e la solidarietà preventiva con il «povero diavolo» a cui «lascio il posto mio». E la voglia di «andare lontano», molto lontano, nel Poster di Claudio Baglioni.
 

Luca Beatricegianna nannini

La «noia, noia, noia/ maledetta noia» di Franco Califano, l'«oggi ritorno da lei/ primo Maggio, su coraggio» di Umberto Tozzi. Gianna Nannini che sfida il tabù dell' autoerotismo («accarezzo la mia solitudine/ e ognuno ha il suo corpo/ a cui sa cosa chiedere», in America) seguita nello stesso anno, il 1979, da Vasco Rossi in Albachiara: «E qualche volta fai pensieri strani,/ con una mano, una mano ti sfiori./ Tu sola dentro la stanza/ e tutto un mondo fuori». Il Teorema amaro di Marco Ferradini: «E sta sicuro che ti lascerà,/ chi è troppo amato amore non dà./ E sta sicuro che ti lascerà,/ chi meno ama è più forte si sa», condito dal celeberrimo «fuori dal letto nessuna pietà» che potrebbe essere intonato in un coro nel sequel di un film di Gabriele Muccino. E poi l' Antonello Venditti dell'«Io mi ricordo quattro ragazzi con la chitarra/ e un pianoforte sulla spalla» perché «questa notte è ancora nostra».

vasco rossi vanity fair 8

 
Fino ai giorni nostri, al «Chi ti farà ridere?/ Per chi ti smarrirai/ Chi userà lo sguardo tuo?/ Chi lo fa al posto mio?» nell' Istrice di Samuel e dei Subsonica e a «Sul filo di un rasoio/ ad asciugar parole/ che oggi ho steso e mai dirò» di Giuliano Sangiorgi e i Negramaro. Un elenco infinito di situazioni, emozioni, storie, pezzi di vita. La vita personale e quella collettiva. In un intreccio indissolubile, come sono e devono essere le canzoni.

umberto bindigianna nanninibaglioni e negramaro gino paoli mogol lucio battistivasco rossi vanity fair 2BATTISTI MOGOLvasco rossi vanity fairBATTISTI MOGOLvasco rossi vanity fair 6MOGOL BATTISTIgiuliano sangiorgi dei negramaro

 

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