LA STRANA MOBILITÀ DEGLI IMMOBILI DEI FURBETTI

Da un estratto del libro di Mario Giordano, "Tutti a casa!", edito da Mondadori

Carriera fortunata, quella di Maurizio Beretta. È stato giornalista del Tg1, poi direttore di Rai1, poi direttore della comunicazione Fiat, quindi direttore generale di Confindustria
e presidente della Lega Calcio. Un'ascesa professionale continua che ha lasciato un segno evidente anche nel suo patrimonio immobiliare.

Risulta infatti proprietario o comproprietario di tre garage e otto appartamenti a Roma.

Tra questi, 3,5 vani in via di ******. Fra l'altro, quest'ultima casa risulta al centro di un'operazione di compravendita in un giorno, uguale a quella effettuata dalla moglie di Pino Daniele (e ne troveremo altre del genere nelle prossime pagine).

Il Fondo pensioni per il personale della Banca di Roma, infatti, la cede il 24 giugno 2005 a un tale Mauro Cicconi, che risulta al momento dell'atto residente proprio in via di ****** (dunque, presumibilmente è l'inquilino). Prezzo: 99.000 euro. Il medesimo 24 giugno, soltanto poche ore dopo, Mauro Cicconi rivende quello stesso appartamento a Maurizio Beretta per 115.000 euro, cioè 16.000 euro in più. Perché Cicconi si presta a quest'operazione? E soprattutto: perché il Fondo pensioni accetta una cifra inferiore del 16 per cento rispetto a quella che è disposto a pagare lo stesso giorno Beretta e del 64 per cento rispetto al valore di mercato (che il Cerved stima pari a 323.679 euro)?

In altre parole: perché il Fondo pensioni accetta di vendere a 99.000 euro ciò che lo stesso giorno viene rivenduto a 115.000 e che in realtà vale 323.000? Passaggi e ripassaggi, vendite e compravendite: alcuni immobili, poi, sono coinvolti in veri e propri tourbillon, che
non possono non attirare la nostra attenzione.

 

Come l'alloggio milanese, nei pressi di piazza Duomo, di Bruno Ferrante, ex prefetto della città, diventato poi presidente dell'Ilva di Taranto.

In origine appartenente alla Società mutua di assicurazioni fra esercenti imprese elettriche e affini (Meie), quella casa - 6,5 vani, cioè 3 più 3,5, in via *****, fra via ***** e via *****, proprio nel cuore di Milano - passa attraverso numerose mani, soprattutto del settore assicurativo (Meie, Aurora, Winterthur...), in un vortice di rogiti: due nel 2004, due nel 2005, uno nel 2006, nel 2007 e nel 2008. Totale: sette rogiti in cinque anni, finché arriva l'acquirente finale, Bruno Ferrante. Prezzo non male, tutto considerato: 689.000 euro (689.031,94 per l'esattezza) per i 6,5 vani. Una metà verrà rivenduta nel giugno 2012 a Mauro Ferrante, figlio di Bruno, per 365.000 euro.

Altrettanto tortuoso, e assai più sospetto, è il percorso compiuto negli ultimi anni dal complesso secentesco di piazza ***** a Roma, un caso che aveva già attirato
l'attenzione dei giornali (Vittorio Malagutti e Marco Lillo sull'«Espresso») e dell'Adusbef.
«Palazzi prestigiosi sfilati dai soliti furbetti & furbastri a banche e società» aveva denunciato l'associazione di difesa dei consumatori. Quell'edificio, infatti, che si trova proprio nel centro di Roma, apparteneva in origine a un'assicurazione (la Ras), i cui immobili sono poi confluiti nel patrimonio della Pirelli; in seguito è passato alla Spinoffer Real Estate, società riconducibile all'uomo d'affari Luigi Bisignani (ex P2, condannato per Enimont e coinvolto nello scandalo P4) e allo stampatore Vittorio Farina, proprietario dell'Ilte Spa.

Da qui è finito alla ***** Srl, attraverso una girandola di compravendite che ne ha fatto crescere il valore in cinque anni da 38 a 76 milioni generando, secondo quanto denunciato dall'«Espresso», profitti per una decina di milioni, oltre a 4 milioni di consulenze.

Fa parte di questo complesso anche l'appartamento comprato da un manager molto noto, l'ex presidente di Finmeccanica Pier Francesco Guarguaglini, già indagato e poi scagionato per gli appalti Enav e salito agli onori delle cronache per la buonuscita faraonica che gli è stata riconosciuta al termine del suo mandato (5,5 milioni di euro).

Si tratta di uno splendido appartamento, quattro piani con doppio accesso, uno da via ***** e uno da piazza *****, proprio dietro via del Corso: 14 vani al terzo piano e altri 8,5 vani ai piani superiori (dal quarto al sesto), più due cantine.

Gli immobili sono stati acquistati da Guarguaglini, insieme alla moglie Marina Grossi, nel 2007: a vendere, il fondo d'investimento Vesta, che fa capo al gruppo Beni Stabili
Gestioni Spa, società controllata da Leonardo Del Vecchio.

Ebbene: i quattro piani acquistati da Guarguaglini seguono esattamente lo stesso vorticoso percorso di compravendite dell'attiguo complesso di piazza *****: Ras, Pirelli, la società di Bisignani e Farina, quindi la ***** e infine il fondo Vesta, che vende all'ex presidente di Finmeccanica per 8,3 milioni di euro. Chi ci ha guadagnato? Chi ci ha perso?

L'unica cosa sicura è che 22,5 vani in questa zona hanno un valore inestimabile. Beato chi se li può godere insieme con la sua ricca buonuscita...

 

Libro di Mario Giordano - Tutti a casa - MondadoriMAURIZIO BERETTA FEDERICO GHIZZONI MAURIZIO BERETTA Bruno Ferranteguarguaglini vola vola foto mezzelani gmt PIERFRANCESCO GUARGUAGLINI E MOGLIE MARINA GROSSI

Ultimi Dagoreport

luigi lovaglio giorgia meloni giancarlo giorgetti alberto nagel milleri caltagirone

FLASH! – ENTRO LA FINE DI LUGLIO, AL MASSIMO ENTRO L’8 SETTEMBRE, ARRIVERÀ IL VERDETTO DELLA PROCURA DI MILANO SULL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO BPM, ANIMA SGR, LA DELFIN DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO E CALTAGIRONE AD ACQUISTARE IL 15% DI AZIONI MPS ATTRAVERSO BANCA AKROS, MERCHANT BANK DEL BPM SU SPECIFICO MANDATO DEL MINISTERO DEL TESORO DI GIORGETTI – UN VERDETTO CONTRO L’OPERAZIONE MPS È RIMASTO L’ULTIMA SPERANZA PER MEDIOBANCA E GENERALI DI NON FINIRE NELLE FAUCI DI CALTARICCONE…

donald trump tulsi gabbard vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVONO LE AGENZIE DI SPIONAGGIO A TRUMP E PUTIN? - ANZICHÉ PROTEGGERE LA SICUREZZA DELLO STATO, ANTICIPANDO RISCHI E CRISI, OGGI LA MISSIONE DI CIA E FBI IN AMERICA E DI FSB, SVR, GRU IN RUSSIA, È DI REPRIMERE IL DISSENSO CONFERMANDO IL POTERE - CIRO SBAILÒ: ‘’PER LA PRIMA VOLTA, IL VERTICE POLITICO NON SI LIMITA A INDIRIZZARE: PUNTA A SVUOTARE LA FUNZIONE DELL’INTELLIGENCE, RIDUCENDOLA A UNA MACCHINA DI STABILIZZAZIONE POLITICA AD USO PERSONALE...’’

ali larijani khamenei vladimir putin xi jinping

A TEHERAN QUALCOSA STA CAMBIANDO – SI NOTANO CURIOSI MOVIMENTI NEL SISTEMA DI POTERE IRANIANO: MENTRE RICOMPAIONO VECCHI VOLPONI COME ALI LARIJANI, STA NASCENDO UN NUOVO CENTRO DECISIONALE NON UFFICIALE, A GUIDARE LE MOSSE PIÙ DELICATE DEL REGIME. I PASDARAN PERDONO QUOTA (LA LORO STRATEGIA È FALLITA DI FRONTE ALL’ANNIENTAMENTO DI HEZBOLLAH, HAMAS E ASSAD), AVANZA UN “CONSIGLIO OMBRA” DI TRANSIZIONE, CON IL CONSENSO DI KHAMENEI – “L’ASSE DEL MALE” CON RUSSIA E CINA PROSPERA: TEHERAN HA BISOGNO DELLE ARMI DI PUTIN E DEI SOLDI DI XI JINPING. ALLA FACCIA DI TRUMP, CHE VOLEVA RIAPRIRE IL NEGOZIATO SUL NUCLEARE…

matteo salvini luca zaia giorgia meloni

DAGOREPORT – COSA SI SONO DETTI GIORGIA MELONI E LUCA ZAIA NELL'INCONTRO A PALAZZO CHIGI, TRE SETTIMANE FA? - TOLTA SUBITO DI MEZZO L'IDEA (DI SALVINI) DI UN POSTO DI MINISTRO, LA DUCETTA HA PROVATO A CONVINCERE IL “DOGE” A PRESENTARE UNA SUA LISTA ALLE REGIONALI IN VENETO MA APPOGGIANDO IL CANDIDATO DEL CENTRODESTRA (ANCORA DA INDIVIDUARE) - MA TRA UNA CHIACCHIERA E L'ALTRA, MELONI HA FATTO CAPIRE CHE CONSIDERA ZAIA IL MIGLIOR LEADER POSSIBILE DELLA LEGA, AL POSTO DI UN SALVINI OSTAGGIO DELLE MATTANE DI VANNACCI – UN CAMBIO DI VERTICE NEL CARROCCIO EVOCATO NELLA SPERANZA CHE IL GOVERNATORE ABBOCCHI ALL’AMO...

elly schlein giorgia meloni beppe sala ignazio la russa maurizio lupi marcello viola

DAGOREPORT - NESSUNO VUOLE LE DIMISSIONI DI BEPPE SALA: DA SINISTRA A DESTRA, NESSUN PARTITO HA PRONTO UN CANDIDATO E TRA POCHI MESI A MILANO COMINCIANO LE OLIMPIADI MILANO-CORTINA – MA SALA VUOLE MANIFESTARE ALL'OPINIONE PUBBLICA UNO SCATTO DI DIGNITÀ, UN GRIDO DI ONESTÀ, UNA REAZIONE D'ORGOGLIO CHE NON LO FACCIA SEMBRARE  ''LU CIUCCIO 'MIEZZO A LI SUONI'' - L’UNICO A CHIEDERE IL PASSO INDIETRO DEL SINDACO È IGNAZIO LA RUSSA, CHE INVECE UN CANDIDATO CE L’HA ECCOME: MAURIZIO LUPI. METTENDO SOTTO LA SUA ALA IL PARTITO DI LUPI, "NOI MODERATI", ‘GNAZIO SOGNA IL FILOTTO: CONQUISTARE SUBITO IL COMUNE DI MILANO E NEL 2028 LA REGIONE LOMBARDIA – MOLTO DELL’INCHIESTA SULL’URBANISTICA DIPENDERÀ DALLA DECISIONE DEL GIP, PREVISTA PER MERCOLEDI': SE IL GIUDICE NON ACCOGLIERÀ LE RICHIESTE DEI PM (CARCERE O DOMICILIARI PER GLI INDAGATI), LA BUFERA PERDERÀ FORZA. VICEVERSA…

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VACANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO ASSOLUTO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIM, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO + FILM