‘SIC’ TRANSIT - IL TALENTO DI SIMONCELLI ERA NELL’IMPULSO DI ANDARE SEMPRE ‘A MANETTA’, CON QUEL FARE GUASCONE CHE FACEVA INCAZZARE GLI ALTRI PILOTI (“DARE GAS E ORECCHIE GIÙ, SENZA MAI VOLTARSI”) - ERA DIVENTATO COME VALENTINO ROSSI SOLO PIÙ ESAGERATO - L’ULTIMA CURVA È FIGLIA DI UNA SERIE DI SFORTUNATI EVENTI: DALLE GOMME FREDDE ALL’ELETTRONICA - ROSSI LO ESALTAVA: “FARE UN DUELLO CON LUI È COME ANDARE A FARE A BOTTE CON UNO PIÙ GRANDE DI TE: SAI CHE LE PRENDI”…
VIDEO DELLA MORTE: http://tv.repubblica.it/sport/tragedia-al-motogp-muore-simoncelli-l-incidente/78974/77364
Stefano Mancini per "la Stampa"
Erano gli altri piloti a litigare con lui, mai viceversa. Marco Simoncelli chiedeva scusa se sapeva di aver provocato un incidente e diceva «mi dispiace» quando (nella maggior parte dei casi) si autoassolveva. Era il suo modo di correre e di vivere, la stessa faccia in pista, ai box con i meccanici, a cena con gli amici o davanti a taccuini e telecamere. Per capire dove si trovava il limite (in moto o nella vita), lo superava.
Ma ieri mattina no, non stava esagerando. Come tante volte accade negli sport più tecnologici, l'appuntamento con il destino dipende da una serie di eventi in crudele sequenza, dalle gomme fredde all'elettronica fino alla sfortuna di finire nella traiettoria di un collega, Colin Edwards, e di un amico, Valentino Rossi, che lo calpestano nel punto meno protetto: il collo.
Simoncelli era nato a Cattolica il 20 gennaio del 1987, viveva a Coriano, nel Riminese, ed era diplomato in gestione delle comunità alberghiere. Nell'ambiente dei motori era «Sic», l'abbreviazione con cui veniva identificato nei cronometraggi ufficiali del Motomondiale. La sua storia è quella di un bambino che si innamora delle due ruote, che in bici sogna di avere un motore e che a 7 anni convince papà Paolo a farlo correre con le minimoto e in seguito a lasciare l'attività commerciale per seguirlo.
«Quel periodo è stato forse il più bello della mia carriera racconterà da grande -. I miei non si sono opposti: se lo aspettavano». Aveva già il carattere, lo stile, la grinta che lo porteranno in rotta di collisione con gli avversari. «Non sopportavo i piloti che si voltano tanto indietro. La mia strategia era dare gas e orecchie giù, senza mai voltarsi».
Andrà avanti così, sempre «a manetta», esuberante e impulsivo. Campione europeo della classe 125 nel 2002, campione del mondo classe 250 nel 2008 in sella alla Aprilia, il debutto nel 2010 in MotoGp, la categoria più importante del motociclismo: una prima stagione di rodaggio con la Honda del team italiano di Fausto Gresini, poi i risultati cominciano ad arrivare. Gli hanno dato la moto ufficiale, la stessa con cui Casey Stoner quest'anno ha vinto in anticipo il campionato.
Lo stesso status avrebbe avuto nel 2012, a testimonianza di quanto la casa giapponese credesse nel suo talento. Inseguiva il primo successo. Era arrivato secondo domenica scorsa a Phillip Island, in Australia. E sul nuovo sito ufficiale aveva postato un videomessaggio per i tifosi, seduto sul letto dell'albergo, abbigliamento più che informale: «Proverò a salire sul podio, magari a 'sto giro sul gradino centrale, quello più alto. Così in tv vengo anche meglio».
Gli altri piloti lo guardavano con sospetto e a tratti erano arrivati ad accusarlo di guida pericolosa. Come a Le Mans, in maggio, quando Pedrosa se l'era trovato addosso e ci aveva rimesso la spalla. A difenderlo era rimasto Rossi, amico e mentore, che in Sic vedeva se stesso da giovane. «Fare un duello con lui - diceva Vale - è come andare a fare a botte con uno più grande di te: sai che le prendi». Erano persino arrivati ad assomigliarsi. Marco era la versione esagerata di Valentino, nella chioma leonina, nei modi guasconi, nell'aggressività alla guida, nell'accento. E nel fisico troppo longilineo per quel mestiere: i suoi 183 centimetri facevano impazzire i progettisti, che dovevano allungare la coda della moto per consentirgli di stendersi bene in rettilineo.
L'ultima immagine serena di Sic rimarrà quella di ieri mattina sullo schieramento di partenza del Gp di Malesia: un asciugamano giallo in testa per il sudore, occhiali da sole, un cartello in mano con l'indirizzo Internet: www.58marcosimoncelli.it. Ora sul suo sito c'è soltanto quell'immagine. E la scritta «Ciao Super Sic».







