
TIKTOK: GLI OCCHI E LE ORECCHIE DI XI JINPING IN EUROPA - LA COMMISSIONE IRLANDESE PER LA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI HA MULTATO LA PIATTAFORMA CINESE CON UNA SANZIONE DA 530 MILIONI: LA SOCIETÀ È ACCUSATA DI AVER TRASFERITO I DATI DEGLI UTENTI (TRA CUI QUELLI DI MOLTI POLITICI) A PECHINO NONOSTANTE SOSTENESSE DI NON FARLO - TIKTOK ANNUNCIA RICORSO: "OFFRIAMO UNA TUTELA DELLA PRIVACY SENZA PRECEDENTI" - NEL 2023 LA CONDANNA DELLA PIATTAFORMA DA PARTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA PER VIOLAZIONE DEI DATI SENSIBILI...
Estratto dell'articolo di Emanuele Bonini per "La Stampa"
Raccolta di dati personali e loro trasferimento in Cina contro le regole europee di protezione della privacy: l'Irlanda impone una multa da 530 milioni di euro a TikTok, che ha sei mesi di tempo per pagare la sanzione e sanare la situazione pena l'impossibilità di continuare a operare verso la Repubblica popolare cinese. La commissione per la protezione dei dati personali di Dublino minaccia di sospendere il traffico dati verso Pechino.
E' questo un nuovo capitolo nel burrascoso rapporto tra autorità europee e operatore del web, contraddistinto da continui contenziosi. Fece clamore nel 2023 la decisione della Commissione europea di vietare l'utilizzo di Tiktok sui telefoni cellulari aziendali, con tanto di richiesta esplicita diramata a tutti disinstallare l'app per paura di rischi alla sicurezza informatica e di gestione dei dati.
ByteDance, la società cinese che controlla il social network, avrebbe legami troppo diretti con il governo centrale di Pechino. Ma non è per presunto spionaggio che è stata comminata la multa da oltre mezzo miliardo di euro. Si contesta la violazione del regolamento sui dati personali dell'Ue più noto come Gdpr in almeno due modi: non sarebbe stata garantita in Cina eguale protezione dei dati rispetto agli standard Ue, e in aggiunta ci sarebbe stata mancanza di trasparenza sull'informativa relativa al trattamento delle informazioni degli utenti europei.
Per questo due diverse sanzioni, rispettivamente da 485 milioni e 45 milioni di euro. Totale: 530 milioni. Contestazioni e addebiti che arrivano da Dublino e non da Bruxelles poiché TikTok ha sede in Irlanda ed è dunque il Paese Ue in questione ad essere responsabile del controllo delle operazioni dell'azienda del web e del suo rispetto delle normative comunitarie.
L'azienda non ci sta e annuncia ricorso. «Non siamo d'accordo con questa decisione e intendiamo impugnarla integralmente», la replica di Christine Grah, responsabile Relazione governative del gruppo, che si dice e «delusa» per la decisione presa e rivendica l'avvio del progetto Clover, per un migliore controllo di accessi da remoto e trasferimento dati, con sistemi di monitoraggio all'avanguardia. Insomma, le norme Ue sarebbero state rispettate con «un'iniziativa volontaria da miliardi di euro che offre tutele senza precedenti per i dati e la privacy degli utenti europei».
La commissione per la protezione dei dati dell'Irlanda però è diverso parere. TikTok avrebbe mentito, dichiarando di non archiviare dati di utenti europei in Cina per poi trasferirli proprio nella Repubblica popolare. E' questo uno dei punti centrali dell'inchiesta, durata quattro anni, e dell'impianto accusatorio che ne è derivato. La causa tra Unione europea e azienda cinese si annuncia dunque incandescente, ma certamente non depone a favore del noto e popolare marchio di internet, che si vede allungarsi la lista dei «precedenti» per mancata inosservanza delle regole e comportamenti scorretti.
Nel settembre del 2023 TikTok è stata condannata dalla Commissione europea a una multa da 345 milioni di euro sempre per violazione della privacy, nel caso specifico per aver violato le norme in materia di trattamento dei dati personali dei minori. Lo scorso anno l'Ue ha bocciato la politica dell'operatore del web in materia di ricompensa per le attività sul social, accusando di favorire dipendenza e costringendo a eliminare il programma Lite Rewards. Era aprile. Poi a fine 2024 le elezioni in Romania, con TikTok accusata di aver influenzato il voto attraverso la politica di annunci politici e mancati controlli anti-propaganda di cui avrebbe giovato il candidato filo-russo Calin Georgescu, estromesso poi dalla corsa alla presidenza a seguito dell'annullamento dei risultati elettorali.
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