
LA VENEZIA DEI GIUSTI - “THE TESTAMENT OF ANN LEE” DIRETTO DA MONA FASTVOD, PROSEGUE LA STRADA DI UNA SORTA DI STORIA DI EROINE FEMMINISTE E MARTORIATE INIZIATO DALLA REGISTA COL NON DIMENTICATO “IL MONDO CHE VERRÀ”, CHE VENNE PRESENTATO QUALCHE ANNO FA PROPRIO A VENEZIA - GIRATO IN UNO SPLENDENTE 70 MM E BENISSIMO INTERPRETATO DA AMANDA SEYFRIED, PRONTA ANCHE PER UN BIOPIC DI GIORGIA MELONI, LE SCENE MIGLIORI SONO QUELLE DA MUSICAL, AL PUNTO CHE MONA FASTVOD AVREBBE POTUTO MUSICARLO INTERAMENTE...
Marco Giusti per Dagospia
Girato in uno splendente 70 mm, e per i fan della pellicola è un piacere vedere i rulli corto del formato prendere vita sullo schermo, musicato da Daniel Blumberg e coreografato come fosse un film MGM anni ’50, “The Testament of Ann Lee” diretto da Mona Fastvod, che lo ha scritto assieme al compagno, Brady Corbet, esattamente come lei ha scritto con lui il fortunato “The Brutalist”, prosegue la strada di una sorta di storia di eroine femministe e martoriate iniziato dalla regista col non dimenticato “Il mondo che verrà”, che venne presentato qualche anno fa proprio a Venezia.
Se lì un matrimonio scoppiava in un rozzo west per una passione omosessuale della protagonista alla ricerca di spazi umani e culturali più vasti, qui, nel pieno 700 prima inglese poi americano, la rivolta contro il mondo maschile della shaker Ann Lee, interpretato da Amanda Seyfried pronta anche per un biopic di Giorgia Meloni, inizia dopo la morte dei quattro figli avuti con un maniscalco attivo anche nel sadomaso dopo la lettura di romanzi libertini francesi.
Così acchiappa il fratello gay, Lewis Pullman, che liquida il suo giovane amante maschio, e un gruppo di fedelissimi e, coi soldi di un devoto un po’ rozzo, decide di portare il verbo della sua nuova religione in America. Attraversando l’oceano cantando tutto il tempo inni e pezzi pre-rap, pronta a far proseliti nel nuovo continente con comandamenti che prevedono niente violenze, niente soprusi maschili e, soprattutto, niente accoppiamenti carnali.
Ignorante, addirittura analfabeta, ma grande predicatrice, Ann Lee, o Mother Ann, rifiuta per l’ennesima volta il marito maniscalco in cerca di sesso immediato orale, che dopo sei anni di attesa decide di mollarla per sempre, e si incammina con i pochi fedeli che le sono rimasti verso quel di Niskeyuna, nello Stato di new York, dove daranno vita al primo insediamento di shaker in America.
Con lo scoppio della Guerra d’Indipendenza americano contro gli inglesi, il pacifismo degli shaker costerà caro a Ann Lee. Presentato oggi in concorso, “The Testament of Ann Lee”, è un film più interessante che davvero riuscito, che ragiona, come “The Brutalist” sulla violenza maschile come elemento fondante della società americano.
Benissimo interpretato da Amanda Seyfried che balla, canta, ha visioni mistiche e viene fin troppo massacrata dal marito maniscalco. Con lei troviamo anche Thomasine MacKenzie e Stacy Martin. Le scene migliori sono quelle da musical, al punto che Mona Fastvod avrebbe potuto musicarlo interamente.