
DIETRO LA SVOLTA ANTITRUMPIANA DI MUSK C’È UNA SOLA COSA: UNA MONTAGNA DI DOLLARI – MR TESLA CONTINUA A CRITICARE FEROCEMENTE LA MANOVRA ECONOMICA DI “THE DONALD”: "È ASSOLUTAMENTE FOLLE E DISTRUTTIVA. DÀ ELEMOSINE ALLE INDUSTRIE DEL PASSATO E DANNEGGIA GRAVEMENTE QUELLE DEL FUTURO" – MUSK PROVA A RICOMPATTARE IL FRONTE DEGLI IMPRENDITORI TRUMPIANI DELLA SILICON VALLEY, CHE HA CONTINUATO A COLLABORARE COL GOVERNO ANCHE DOPO L’USCITA DI SCENA DEL MILIARDARIO KETAMINICO. E SOTTOLINEA CHE QUESTA FINANZIARIA PREMIA I PRODUTTORI DI COMBUSTIBILI FOSSILI, NON LE IMPRESE DIGITALI …
ELON MUSK SI SCAGLIA CONTRO LA LEGGE DI BILANCIO "ASSOLUTAMENTE FOLLE" SOSTENUTA DA TRUMP
Traduzione di un estratto dell’articolo di Lora Kolodny e Erin Doherty per https://www.cnbc.com/
ELON MUSK E DONALD TRUMP CON AUTO TESLA DAVANTI ALLA CASA BIANCA
Elon Musk ha attaccato sabato il massiccio pacchetto di politica interna del Senato, definendolo "assolutamente folle" e distruttivo" […].
Tesla, la casa automobilistica di Musk, produce, vende e installa sia sistemi di accumulo di energia a batteria sia impianti solari fotovoltaici come parte della sua divisione energia. Le osservazioni di Musk arrivano settimane dopo le prime dure critiche alla legge, sostenuta dal presidente Donald Trump.
"L'ultimo progetto di legge del Senato distruggerà milioni di posti di lavoro in America e causerà un immenso danno strategico al nostro Paese!". Musk ha scritto su X, il social network di cui è proprietario.
"Assolutamente folle e distruttiva. Dà elemosine alle industrie del passato e danneggia gravemente le industrie del futuro", ha continuato, poche ore prima che il Senato si appresti a tenere un voto chiave sul pacchetto.
Il disegno di legge creerebbe anche un nuovo sussidio per il carbone utilizzato per la produzione di acciaio.
[…] In precedenza Musk aveva definito il disegno di legge un "disgustoso abominio" e aveva esortato i legislatori a "UCCIDERE il disegno di legge" (kill the bill, con un riferimento al film di Tarantino)
DONALD TRUMP ELON MUSK JD VANCE
I commenti precedenti di Musk hanno portato al deterioramento dei suoi rapporti con il presidente - un'inversione di tendenza drammatica dopo che il magnate della tecnologia aveva donato più di 250 milioni di dollari alla campagna di rielezione di Trump ed era passato a guidare il controverso Dipartimento per l'efficienza del governo (DOGE) dell'amministrazione Trump.
Le azioni di Tesla, l'unica azienda quotata in borsa di Musk, sono crollate del 14% in un solo giorno dopo le sue critiche iniziali alla legge, mentre il presidente minacciava di valutare e ritirare i contratti governativi per le sue aziende.
Pochi giorni dopo la faida pubblica, tuttavia, Musk ha dichiarato di essersi pentito di "alcuni dei post" che ha inviato. Aveva espresso il suo sostegno alla politica di Trump in materia di immigrazione e si era per lo più limitato ai suoi post politici su X fino a quando il dibattito legislativo di sabato sulla megavilletta repubblicana si è avvicinato al voto.
[…]
I DUBBI SULLA MANOVRA, I PROBLEMI DI TESLA MUSK ALL’ARREMBAGGIO CRITICA ANCORA IL LEADER
Estratto dell’articolo di Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
elon musk e donald trump nello studio ovale
«Folle e distruttiva»: Elon Musk di nuovo all’offensiva sul terreno politico della legge di bilancio. Afferma che quella che Donald Trump vuole vedere in vigore entro il 4 luglio è una manovra economica che costerà milioni di posti di lavoro, farà grande danno agli Stati Uniti e si rivelerà un suicidio politico per il partito repubblicano.
[…] è ripartito lancia in resta. Apparentemente con due obiettivi, se c’è una logica nelle sue sortite: da un lato mettere in difficoltà Trump e dimostrare di avere una certa presa su alcuni suoi deputati e senatori che spinge alla ribellione. Per ora con pochi risultati, visto il sia pur stentato voto del Senato di sabato sera.
donald trump e elon musk come frankenstein
Dall’altro ricompattare il fronte degli imprenditori trumpiani della Silicon Valley che ha continuato a collaborare col governo anche dopo l’uscita di scena di Musk, che era stato il loro capocordata: prova a farlo notando che quello di Trump è un bilancio buono per i produttori di combustibili fossili, non certo per le imprese digitali.
E, infatti, nei suoi post Musk mette sotto accusa una legge che, dice, sovvenziona «le industrie del passato, danneggiando quelle del futuro». E cita una nuova sovvenzione a favore dei produttori di carbone per la siderurgia.
ELON MUSK E DONALD TRUMP CON AUTO TESLA DAVANTI ALLA CASA BIANCA
A differenza di quanto accaduto qualche settimana fa, per ora Trump non ha reagito con durezza: nell’intervista alla Fox ha minimizzato definendo Musk un bravo ragazzo un po’ fissato con l’auto elettrica e deluso per non aver avuto incentivi per Tesla, col quale lui parla poco ma che, da imprenditore, farà grandi cose.
In effetti sulla nuova impennata contro Trump potrebbero aver pesato anche le sue difficoltà imprenditoriali. Più che una tardiva richiesta di sussidi, la sua sortita potrebbe servire anche a distogliere l’attenzione dalle difficoltà della Tesla.
Nonché dall’esodo di suoi alti dirigenti: che si tratti di licenziamenti o di top manager che se ne sono andati stufi delle bizze e delle assenze di un capo che, travolto dalle sue ambizioni politiche, ha perso gran parte del suo carisma di genio visionario industriale ed è ormai detestato dagli ambientalisti che compravano le sue vetture.
Dopo Jenna Ferrua, capo delle risorse umane, e Milan Kovac, responsabile dello sviluppo del robot umanoide Optimus, ha fatto rumore l’uscita di Omead Afshar: probabilmente un licenziamento, anche se questo manager, molto vicino al gran capo, era stato definito dal Wall Street Journal «l’uomo delle soluzioni» al quale Musk si rivolgeva nei momenti difficili.
Evidentemente per lui, responsabile dei mercati Tesla del Nord America e dell’Europa, i problemi sono diventati troppo grossi per essere risolti. Ancora sei giorni fa Afshar esultava e ringraziava Trump «per averci spronato» dopo l’avvio della sperimentazione dei primi robotaxi di Tesla ad Austin, in Texas.
Due giorni dopo era fuori. Oggi, 30 giugno, si chiude un secondo trimestre nel quale un’azienda che sembrava destinata a una crescita continua, forse esponenziale, registrerà un calo delle vendite globali del 10%.
Cinque mesi consecutivi di flessioni e nessuna possibilità di recupero a breve: nessun lancio imminente di nuovi modelli per contrastare quelli, sempre più competitivi, dei cinesi. Mentre i robotaxi — il vero futuro, secondo Musk — sembrano un futuro remoto. E un terreno sul quale Waymo di Google è molto più avanti dell’azienda di Elon.