RENZI BLUFF: ALTRO CHE 79MILA, I NUOVI POSTI DI LAVORO RISPETTO ALL'ANNO SCORSO SONO 13 (TREDICI)! RENZI CITAVA SOLO I NUOVI CONTRATTI, SENZA CONTARE QUELLI CESSATI - POLETTI: "A MARZO SARANNO MOLTI DI PIÙ". NON È DIFFICILE FARE MEGLIO DI 13

1. BLUFF JOBS ACT: SOLO 13 POSTI

Carlo Di Foggia per "il Fatto Quotidiano"

 

Ben ultima venne l’Inps, con la perfidia dei numeri a decretare la fine dell’a f fa i re Poletti. Il verdetto: quanti posti di lavoro ha prodotto finora il Jobs act? Solo 13 in tutto il Paese, una variazione statistica dello 0 per cento. Nelle stesse ore in cui a Palazzo Chigi si confezionava la nuova “operazione bonus”, l’Istituto guidato da Tito Boeri archiviava la campagna comunicativa con cui il ministro del Lavoro ha provato a magnificare gli effetti della riforma –nonostante pessimi dati sulla produzione e fatturato industriale – anticipando dati incompleti:

RENZI POLETTIRENZI POLETTI

 

“Nei primi due mesi dell'anno ci sono 79 mila nuovi contratti a tempo indeterminato rispetto al primo bimestre 2014”, annunciava Giuliano Poletti a fine marzo, anticipato di poco dal tweet di giubilo del premier Matteo Renzi: “L'Italia riparte”. Un dato che riferiva solo le “attivazioni”, ma non le “cessazioni”. Pochi giorni e il bluff è scoperto: pressato, il ministero ammette che considerate le seconde, le prime sono 45.703 (34 mila in meno). Poi arriva l'Istat: a febbraio ci sono stati 44 mila occupati in meno (quasi tutte donne) e 23 mila disoccupati in più, con la disoccupazione che sale al 12,7 per cento (lo 0,2 in più rispetto a febbraio 2014, primo mese dell'era Renzi a Palazzo Chigi) e quella giovanile che arriva al 42,5 per cento.

 

Veniamo ai numeri di ieri: nel comunicato diffuso dall'Istituto di previdenza colpisce lo 0,0% cifrato sotto la colonna “variazione percentuale” del totale delle assunzioni tra gennaio-febbraio 2015 e lo stesso periodo dello scorso anno. Nei primi due mesi dell'anno i contratti di lavoro attivati sono stati 968.883, rispetto ai 968.870 del bimestre 2014: la differenza fa, appunto, 13, meno di un rumore statistico. Il balzo in avanti lo fanno invece i contratti a tempo indeterminato, quelli che beneficiano della generosa decontribuzione stanziata dal governo con la legge di Stabilità (fino a un massimo 8.060 euro l'anno, per tre anni): aumentano del 20,7 per cento, portando la quota di lavoro stabile dal 37,1 al 41,6 per cento.

RENZI POLETTI
RENZI POLETTI

 

Nello stesso tempo, però, diminuiscono i contratti a termine (-7 per cento) e di apprendistato (-11,3 per cento), e questo porta il saldo a zero. Nel 2013, per dire, non solo vennero siglati più contratti, ma la quota di precari era più bassa. Significa che la qualità del lavoro – adeguatamente sussidiata – sta migliorando perché molti contratti precari vengono chiusi e riconvertiti in stabili per poter usufruire della decontribuzione. Qui però si inserisce un dato inquietante: le conversioni stanno comunque scendendo di numero, sono 10 mila meno di gennaio-febbraio 2014, e quasi 60 mila rispetto al 2013. Significa che gli incentivi del governo stanno tamponando una probabile emorragia di posti di lavoro.

 

“per aumentare l'occupazione serve la crescita – spiega l'economista Pietro Garibaldi, padre insieme a Boeri del contratto unico a tutele crescenti (partito il 7 marzo) – senza la domanda interna e con l'economia piatta è davvero difficile che si muova qualcosa”. Eppure sempre secondo l'Inps, nei primi due mesi c'è stato un boom di richieste per la decontribuzione: 76 mila aziende per un totale di 276 mila lavoratori. Numeri che esaurirebbero in poco tempo le risorse stanziate dal governo.

 

la firma di renzi sul jobs actla firma di renzi sul jobs act

Nelle legge di Stabilità ci sono infatti 1,9 miliardi nel 2015 (altri 5 fino al 2017) in tutto. Secondo Poletti, con questi soldi si può arrivare fino a un milione di nuovi posti di lavoro. Anche qui è stato però smentito: come ha spiegato la fondazione dei consulenti del lavoro per arrivare a quella cifra –anche ipotizzando una decontribuzione di 4.130 euro – servono 4,7 miliardi.

 

All'appello ne mancano quindi 2,8. “Mi pare che sia assolutamente evidente la propaganda che è stata fatta”, ha commentato gelida la leader della Cgil Susanna Camusso: “Mi pare che siano la conferma che si stanno spendendo molte risorse per tenere lo stesso livello di occupazione e, quindi, per un Paese che non ha risorse sia un errore”. Critica anche la Uil: “L'occupazione non è aumentata, c'è stato solo un riciclaggio di posti di lavoro”, ha spiegato il segretario generale Carmelo Barbagallo: “Peraltro – ha continuato – parlare di contratti a tempo indeterminato potrebbe rivelarsi una forzatura. Quanti sono gli imprenditori che hanno assunto con questa forma solo per fruire dei vantaggi fiscali, pronti poi a licenziare?”. Visti i dati, ieri nessuno dal governo né dalla maggioranza ha deciso di commentare. Silenzio totale.

 

 

2. POLETTI, MOLTI PIÙ POSTI A MARZO, FLESSIBILITÀ PENSIONI

Maria Gabriella Giannice per l'ANSA

 

contro il jobs actcontro il jobs act

Poletti non vuole ricadere nella trappola dei dati sui posti di lavoro. "Aspettiamo quelli dell' Istat" ripete più di una volta a Maria Latella durante l'Intervista su Sky tg24. Ma alla fine si lascia andare: "sono sicuro che a marzo (mese in cui è entrato in vigore il Jobs Act ndr) i numeri saranno molti, molti di più di 13 posti. Lo sono già di più". Invita ad attendere anche il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, secondo cui comunque un dato è inequivocabile: calano i precari.

 

''Ci sono segnali chiari'' sul mercato del lavoro, afferma, ''con una diminuzione dei contratti a tempo determinato e un aumento di quelli a tempo indeterminato. Aspettiamo i dati, ma intanto sta diminuendo la precarietà''. In effetti registrare nei primi due mesi del 2015 solo un avanzo di 13 posti rispetto al 2014 sembra davvero poco per parlare di svolta nel trend occupazionale ma Poletti invita alla pazienza. "Ancora un mese e avremo i dati stabilizzati. Oggi possiamo avere il dato qualitativo: aumentano i contratti a tempo indeterminato e si riducono i contratti di collaborazione e le partita iva".

sacconi poletti  jobs act in senatosacconi poletti jobs act in senato

 

Un trend al quale sta contribuendo anche il bonus triennale degli sgravi contributivi per le imprese che assumono a tempo indeterminato. Il bonus nei giorni scorsi ha fatto alzare la guardia al "Sole 24 ore" che ha scoperto l'esistenza di una clausola di salvaguardia nel caso in cui le richieste di bonus (e di conseguenza l'aumento delle assunzioni a tempo indeterminato) siano troppo alte, superando le coperture destinate. La clausola prevede che se le cose andranno troppo bene per l'occupazione e la ripresa, le imprese saranno costrette a contribuire.

 

DISOCCUPAZIONE GIOVANILE DISOCCUPAZIONE GIOVANILE

"La clausola di salvaguardia - spiega Poletti - viene sempre inserita quando sei di fronte a previsioni di spesa incerta. Me ne assumo la responsabilità. Ad ogni modo - rassicura - vale solo 16 milioni e la toglieremo. Nel Def stiamo smontando una clausola di salvaguardia che vale 16 miliardi, voglio vedere che non ne smontiamo una da 16 milioni". Rassicurate le imprese su questo fronte, Poletti avverte però che sulla cassa integrazione saranno fatte delle modifiche anche per disincentivare gli abusi. Il dato positivo, sottolinea Poletti è "il calo significativo" del ricorso alla misura nei primi due mesi del 2015.

 

Ma l'ammortizzatore sarà modificato: la cassa "sarà pagata di più dalle imprese che la usano di più" e ci saranno obblighi per i lavoratori. L'altro fronte sempre caldo è quello delle pensioni e della riforma Fornero sulla quale, secondo Poletti, si potrebbe/dovrebbe intervenire per rendere meno drastici i tempi e gli anni necessari per l'uscita dal mondo del lavoro. "La legge Fornero è stata costruita in un momento in cui la situazione era drammatica. Oggi non siamo in quella situazione e dobbiamo valutare elementi di flessibilizzazione in uscita dal mercato del lavoro anche per favorire l'entrata dei giovani" afferma in risposta al riaccendersi della polemica politica sugli "esodati" con il segretario della Lega Matteo Salvini che minaccia di bloccare i lavori della Camera se non si destinerà a loro parte del tesoretto da 1,6 miliardi trovato nelle pieghe del Def.

PENSIONATI RITIRANO ALLA POSTA PENSIONATI RITIRANO ALLA POSTA

 

"Abbiamo un problema - conviene Poletti - che riguarda le situazioni più difficili di persone che perdono il lavoro, sono vicini alla pensione, ma non hanno maturato i requisiti. Io penso che dobbiamo trovare una modalità per consentire loro di arrivare al pensionamento".

 

 

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