ALTRO CHE “ABBIAMO I VOTI”, RENZI E’ APPESO AL CATETERE DELL’EX CAVALIERE: PER NON SALTARE IN ARIA, COSTRETTO A PIAGNUCOLARE AL TELEFONO IL VOTO DI SILVIO - PER L’ITALICUM TUTTO DIPENDE DALLE EUROPEE, SE FORZA ITALIA FINIRÀ DOPO GRILLO, SARA’ ARCHIVIATO

Francesco Verderami per il "Corriere della Sera"

Sulle riforme istituzionali non aleggia lo spirito costituente ma il vento della campagna elettorale. Perciò era chiaro che in vista delle urne l'accordo bipartisan tra Renzi e Berlusconi sarebbe stato esposto alle intemperie, ma non fino al punto di rompersi. Il primo a saperlo era proprio il presidente del Consiglio, consapevole che avrebbe incontrato resistenze da parte del Cavaliere e anche di un pezzo del suo stesso partito: «Non mi faranno favori».

E infatti ieri sera ha dovuto subire lo smacco della prima commissione di Palazzo Madama sulla modifica del bicameralismo, con un voto che dovrebbe garantire anche in futuro l'elezione dei senatori. Così salta uno dei capisaldi del progetto renziano. E viene messo in risalto il ruolo centrale di Forza Italia. Un compromesso che è stato raggiunto dopo una serie di telefonate tra Renzi e Berlusconi.

Ora il premier dovrà fare di necessità virtù, perché - subito il colpo - potrà comunque dire di aver incassato «il primo risultato utile». Si vedrà se sarà anche l'ultimo, siccome le urne del 25 maggio sono ormai l'orizzonte temporale con cui tutti si misurano. Il resto si capirà dopo: tanto sul processo costituente quanto sulla legge elettorale.

L'Italicum verrà infatti sottoposto allo stress-test delle Europee, ed è evidente che se i sondaggi si trasformeranno in voti, finirà per essere archiviato: «Allo stato - come dice il forzista Rotondi - con quel modello si rischierebbe di far vincere Grillo. Tanto varrebbe allora tenerci il sistema proporzionale partorito dalla sentenza della Consulta. Mica possiamo mandare gambe all'aria l'Italia per fare un piacere a Renzi»
.
Non è dato sapere quale sarà in futuro il destino delle riforme, strumentalizzate oggi a fini di campagna elettorale. Di certo ieri Renzi ha tentato di sfruttare la materia a suo vantaggio. Dinnanzi al niet di Berlusconi ha incaricato il suo braccio destro Lotti di ricordare pubblicamente al Cavaliere che aveva «preso un impegno».

Perché «io c'ero alla cena» tra il premier e il leader di Forza Italia - ha ricordato il sottosegretario a Palazzo Chigi - e in quella sede fu trovato un accordo sui temi e sui tempi della riforma. Il Cavaliere si è reso conto da tempo dell'«abbraccio mortale», che nei sondaggi sta soffocando il suo partito, e ha cercato di sottrarsi: «Se gli facciamo passare la riforma, alle elezioni vince Renzi». «Sì, ma se la riforma non passa vince Grillo», gli ha ribattuto Verdini.

Di qui il compromesso, che - grazie al voto di ieri sera sull'ordine del giorno di Calderoli - garantisce a Berlusconi un ruolo fondamentale nel processo riformatore. Il Cavaliere non ha infatti rotto, perché - come gli ha spiegato Verdini - «se lo facessimo saremmo fuori da tutto». E Renzi ha incassato il «primo risultato», perché «il partito del rinvio è stato sconfitto».

Su questo punto non aveva accettato compromessi: «Non accetto dilazioni sui tempi», aveva detto ai suoi interlocutori, mentre da Palazzo Chigi seguiva i lavori del Senato insieme a Lotti e Delrio. E così è stato. «Riforme-Palude 1-0», è il suo slogan: «Pensavano di farci un'imboscata e invece l'accozzaglia porta a casa un odg che vale zero».

Il «passaggio di valico», come lo definisce Alfano, è stato superato. In attesa degli altri gran premi della montagna. Resta da capire perché il premier si è intestardito fino al punto di far esporre il ministro Boschi, che alla vigilia del voto in commissione aveva respinto il «ricatto» di Calderoli. Forse Renzi aveva avuto degli affidavit che non hanno retto.

Tutto ha origine nell'arcipelago centrista, in quel voto determinante dell'ex ministro Mauro per far passare l'odg di Calderoli. Non è stato tanto un avvertimento all'inquilino di Palazzo Chigi: «Al presidente del Consiglio - come ha spiegato l'ex titolare della Difesa - ho sempre detto che avrebbe potuto contare sulla mia lealtà su tutto, ma sulle riforme ho le mie opinioni».

Piuttosto quella di Mauro è stata una resa dei conti con Casini, a cui attribuisce la crisi del progetto centrista: «Ha svenduto un'area e si è messo a fare il consigliori individuale di Renzi». È iniziata la fase costituente.

 

 

RENZI E BERLUSCONI CON MAGLIETTA SU DELLUTRI renzi berlu f ef b f a d e b c kFQH U D x LaStampa it RENZI BERLUSCONI MONTEZEMOLO AL TEATRO REGIO DI PARMAGIANFRANCO ROTONDI E MOGLIE GIULIA DE GIROLAMO GRILLO A ROMAboschi lotti boschi-delrioSTRETTA DI MANO TRA CALDEROLI E KYENGE

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