BANCA ROTTA! - LE GRANDI BANCHE E LE POPOLARI BLINDANO LA COMMISSIONE CHE DOVRÀ GESTIRE LE ENORMI GRANE IN ARRIVO: ESUBERI (FINO A 20MILA), NUOVO CONTRATTO, ESODATI-ROTTAMATI SOPRA I 55 ANNI, COSTI FUORI CONTROLLO - L’ABI DI MUSSARI COMPLETA LA SQUADRA CON PATUELLI, VICE DEL POTENTISSIMO GUZZETTI E AL VERTICE FRANCESCO MICHELI, DOPO LA PROMOZIONE IN INTESA SANPAOLO…

1- L'ABI BLINDA LA COMMISSIONE SINDACALE
Massimo Restelli per "il Giornale"

Le grandi banche commerciali e le principali popolari italiane blindano il «Comitato per gli affari sindacali e del lavoro» dell'Abi (Casl). La bozza della delibera («Documento n.11»), che oggi sarà sul tavolo del comitato esecutivo e che il Giornale ha intercettato, prevede una modifica ai regolamenti di Palazzo Altieri così che abbiano la certezza di avere un ambasciatore a testa, accanto ai due ciascuno di Intesa e Unicredit, «i gruppi bancari compresi tra il terzo e il nono posto» in classifica: in pratica Monte Paschi, Bnl, Cariparma, le maggiori cooperative e casse di risparmio del Paese.

Per fare questo le seggiole intorno del Casl salgono a 15, contro la forchetta 11-15 precedente. Altri quattro componenti continueranno a essere espressi «cumulativamente» dai «quartili» nei quali l'Abi suddivide le proprie associate a seconda di criteri dimensionali come masse, impieghi e filiali. È una prima risposta ai problemi che affliggono l'industria del credito nella ricerca di un nuovo modello industriale: più di 13mila esodati, 20mila posti di lavoro complessivi in discussione su una popolazione di 325mila addetti, un contratto di lavoro e un fondo esuberi con costi che l'Abi definisce «insostenibili».

Il giudizio è contenuto nell'executive summary che il presidente Giuseppe Mussari sottoporrà all'esecutivo insieme al proprio manifesto politico, «Presidenza 2012-2014 linee guida di programma». Sul tavolo ci sarà anche il completamento della nuova squadra di comando dell'associazione con la scelta dei comitati «piccole banche» e «remunerazioni»: in entrambi i casi la presidenza dovrebbe andare ad Antonio Patuelli, anima storica delle Casse di risparmio, vice di Giuseppe Guzzetti all'Acri e candidato naturale a ricevere il comando dell'Abi al termine dell'era Mussari.

L'esecutivo, dove oggi per il Monte potrebbe esserci il presidente Alessandro Profumo al posto dell'ad Fabrizio Viola, affronterà anche il problema degli «over 55»: i toni dovrebbero essere smussati rispetto alla prima formulazione, ma l'obiettivo resta quello di ottenere una maggiore flessibilità di utilizzo delle risorse o impostarne la «rottamazione».I rapporti con le forze sociali sono quindi tesi, complicati dai casi aperti di Bpm e Mps: a Siena infuria la lotta sulle 2.300 esternalizzazioni e ora si paventano trasferimenti d'ufficio.

A sorvegliare la trattativa per l'Abi è appunto il Comitato per gli affari sindacali, al comando del presidente Francesco Micheli, «papà» del nuovo contratto nazionale e da luglio tornato al vertice di Intesa Sanpaolo come direttore operativo, complice la storica sintonia con l'ad Enrico Cucchiani.

La conferma di Micheli è scontata ma la formazione uscente subirà delle variazioni: proprio Ca de' Sass dovrà scegliere il nuovo emissario nel Casl dopo le dimissioni di Marco Vernieri, mai entrato in piena sintonia con Micheli, e Monte Paschi individuare il sostituto di Fabrizio Rossi (vice dg) che ieri è andato in pensione senza ricevere incentivi. Quanto ancora all'Abi, lascerà il Casl anche il presidente di CariFossano, Giuseppe Ghisolfi.

2- DOMENICA: L'ABI VUOLE A ROTTAMARE GLI "OVER 55"
Massimo Restelli per "il Giornale" del 15 settembre 2012

Il documento, datato 4 settembre ma licenziato il giorno successivo, rappresenta l'abbozzo di quello che nelle intenzioni di Palazzo Altieri dovrebbe essere il nuovo modello di banca post-crisi. Già al kick off di luglio era stato confermato che il cuore del problema erano i costi, ma ora l'Abi - al punto C del documento "Le banche e il Paese" - prospetta, anche alla luce della riforma delle pensioni, «ulteriori riflessioni sulla sostenibilità degli attuali livelli occupazionali», soprattutto per quanti hanno oltre 55 anni di età.

Il fine ultimo appare quello di ottenere una maggiore flessibilità nel loro utilizzo emendando il contratto. L'estrema ratio potrebbe essere invece una "rottamazione" di massa, anche se in questo caso con ogni probabilità occorrerebbe ammettere la necessità di uno stato di crisi a livello di sistema, con tutti i problemi che questo comporta a livello reputazionale, oppure rendere obbligatori i prepensionamenti tramite il Fondo esuberi da poco ripartito.

Il braccio di ferro con i sindacati aumenta quindi di vigore, come conferma un ulteriore documento - «La condizione di lavoro nel sistema bancario italiano, fattori di crisi» - che sempre mercoledì Mussari porterà in esecutivo (punto "5.1 A" del nutrito ordine del giorno). Si tratta dell'executive summary nel quale l'Abi appone il "pericolo frana" su buona parte degli strumenti oggi a disposizione dei lavoratori del credito: dal Fondo esuberi, per cui «esistono forti criticità legate alla progressiva insostenibilità degli oneri», al problema dei 13mila "esodati", ad appunto quelli conseguenti agli aggravi provocati dalla riforma pensionistica voluta dal governo Monti.

È inoltre lo stesso contratto collettivo, visto che da luglio 2014 gli aumenti tabellari previsti non saranno più compensati da altri risparmi, a dover essere ridiscusso a causa della «imprescindibile» ricerca di «nuovi equilibri tra livello dei salari e occupazione sostenibile». Su tutto una premessa: il costo del lavoro delle banche si pone «ben al di sopra» sia degli altri settori, sia della media europea. Con ogni probabilità un messaggio sottotraccia per sottolineare la necessità di congelare gli aumenti contenuti nei contratti integrativi. L'Abi giudica poi «inevitabile» il crescente ricorso alla contrattazione aziendale.

L'obiettivo appare quello di agganciare qualsiasi premio al criterio della produttività, così che ogni banca possa condurre le trattative sindacali in proprio, "alleggerendo" il contratto nazionale. Il documento di lavoro conferma la stima dei lavoratori in eccesso nel settore: 20mila persone, tra vertenze aperte e uscite già concordate. Il personale bancario - lamenta l'Abi - è «addensato» nei livelli di inquadramento più elevati, creando situazioni non compatibili con l'esigenza di ristrutturarsi degli istituti di credito, e dimostra una «marcata resistenza» al cambiamento tramite la riqualificazione.

L'associazione bancaria mostra i muscoli anche nelle 13 pagine del documento programmatico di Mussari: al punto "A", significativamente riservato alla "Comunicazione", l'Abi si ripromette infatti di «ribattere colpo su colpo» a qualsiasi attacco sia a livello nazionale, internazionale o locale così da non lasciare nessuna «criticità» senza risposta; il tutto con una «particolare attenzione» a Facebook e Twitter.

Le «relazioni istituzionali» sono al punto «B»: tra le priorità c'è l'individuazione di «strumenti per la gestione dei portafogli illiquidi delle banche», la delega fiscale e la soluzione del problema delle quote detenute dagli istituti in Bankitalia. Quindi al punto "C" il nodo del costo del lavoro, con l'obiettivo di costruire un nuovo modello di relazione industriali, tramite interventi appunto per il «migliore impiego» degli over 55 e la «contrattazione di prossimità». Infine, al punto "D", il dettaglio dell'austerity imposta alla stessa struttura Abi sulla via del risanamento. Mercoledì l'Abi darà forma anche ai comitati interni: remunerazioni, affari sindacali e piccole banche.

 

 

GIUSEPPE MUSSARI FRANCESCO MICHELI DI BIIS BANCA INTESAGIUSEPPE GUZZETTI resize ENRICO CUCCHIANI A CERNOBBIO jpegGIUSEPPE MUSSARI E ALESSANDRO PROFUMO jpegProfumo AlessandroFEDERICO GHIZZONI E GIUSEPPE VITAANTONIO PATUELLI

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