1- AVVERTITE IL MAGO DALEMIX: NON SONO SOLO I GIORNALI DI DESTRA CHE POMPANO RENZI IL ROTTAMATORE MATTO, CI SONO ANCHE I GIORNALONI DEMOCRATICI! 2- DA QUALCHE GIORNO LA “REPUBBLICA” DI CARLETTO DE BENEDETTI HA “SCOPERTO” IL FEELING DI RENZACCIO CON LA BASE DELLE FESTE PD E IERI HA RIESUMATO IL “PAPELLO” DEL “FOGLIO” PER BASTONARE TUTTI I NOTABILI CHE SI ERANO GIA’ SPARTITI IL PARTITO 3- CDB HA GIÀ GIUBILATO BERSANI (“E’ MEGLIO CROZZA”), PREPARA L’ENDORSEMENT PER RENZI? 4- ANCHE IL “CORRIERE” NON SI È FATTO SCAPPARE L’OCCASIONE PER INFILZARE “L’INDECIFRABILE AUTOLESIONISMO” DEL PD: “CETO DIRIGENTE CHE SI SENTE INAMOVIBILE” 4- EFFETTO RENZI SUI SONDAGGI: PRIMARIE, PER LA PRIMA VOLTA SUPERA culatello

1- REPUBBLICA E CORSERA UNITI NELLA LOTTA (PRO-RENZI)
Mario Lavia per "Europa Quotidiano"


Avviso ai lettori: è in corso un riposizionamento di Repubblica a favore di Matteo Renzi. Vabbè, diciamo che è un'impressione. Però se venisse confermata - si passi il giochetto di parole - farebbe impressione. Ma come? Il giornale che secondo un'ormai antica vulgata "dirige" il più grande partito della sinistra volta le spalle al suo segretario?

Qui urge articolessa domenicale di Eugenio Scalfari per smentirci, quello stesso Scalfari che in passato non ha lesinato frecciate al sindaco di Firenze («Non ho capito cosa vuole») e che per istinto, storia e cultura tende a diffidare di nuovismi comunque propalati. Ma intanto ha colpito che ieri Repubblica accreditasse il famoso patto fra i maggiorenti di cui scrisse il Foglio un mese fa: non proprio una carineria verso quei leader.

Dell'editore, Carlo De Benedetti, si sono perse le ultimissime tracce politiche e dunque siamo fermi alle parole di poca creanza contro Bersani, («È meglio Crozza») rivoltegli in tv qualche mese fa. Ma dell'Ingegnere si conosce un certo gustaccio per le figure nuove, per chi è lesto a scartare, per le istanze di rinnovamento (Giuliano Ferrara direbbe "repulisti") e dunque non sarebbe poi così inverosimile se alla fine l'uomo di Ivrea endorsasse per Matteo.

Può trattarsi invece - e qui entra in scena Ezio Mauro - di un puro e semplice riposizionamento editoriale, perché ci starebbe che, fiutato un certo venticello che spira dalle sponde dell'Arno, Repubblica si disponesse ad accompagnarlo fino alle primarie, vorrebbe dire dimostrare sintonia col paese, e magari procurarsi copie.
Specie se si considera che il Corriere della Sera non se ne sta con le mani in mano.

E che per una ragione o per l'altra (qui c'entra la politica più che le copie vendute) via Solferino voglia cogliere l'occasione per dare un colpo non solo e non tanto a Bersani quanto ad un'intera classe dirigente del Pd. La quale - sia detto per inciso - certe volte se la tira proprio.

E si fa infilzare da Pigi Battista che lucidamente ieri osservava che solo «un indecifrabile autolesionismo» può spiegare la foga con cui i big stanno attaccando l'outsider. «Un martellamento così stizzito - ha scritto Battista - peraltro non assecondato dallo stesso Bersani che ne dovrebbe essere il beneficiario, ha il sapore della reazione infastidita di un ceto dirigente che si crede inamovibile, ed è anche controproducente». Qui urge discorsone del segretario, già domenica a Reggio Emilia.

2- D'ALEMA: PRO-RENZI SONO GIORNALI E PERSONALITÀ CENTRODESTRA: "SUA CANDIDATURA APPARE CONTRO PARTITO E ALLEATI"

(TMNews) - Massimo D'Alema è ha bocciato nuovamente la candidatura del sindaco di Firenze Matteo Renzi alle primarie del centrosinistra. Una candidatura, ha osservato in una intervista al Corriere della sera, che "appare essere rivolta non alla costruzione di una prospettiva di governo, ma esclusivamente contro il gruppo dirigente del Pd e tuti i potenziali alleati di governo del centrosinistra".

D'Alema stigmatizza anche gli appoggi ricevuti dal suo compagno di partito: "Registro con amarezza - afferma - che sembra essere sostenuto soprattutto da quelli che il Pd al governo non lo vogliono, a partire dalle personalità politiche e dai giornali che fanno riferimento al centrodestra".

3- RENZI FAVORITO NEI SONDAGGI CONTRO BERSANI
David Allegranti per il "Corriere Fiorentino"


Sorpresa, Matteo Renzi per la prima volta in queste primarie annunciate ma ancora senza regole è in testa a un sondaggio. «Sono meravigliato», ammette Nicola Piepoli, direttore dell'Istituto Piepoli, cui SkyTg24 ha commissionato la ricerca (con metodologia C.a.t.i. su un campione di cinquecento persone ed eseguito il 3 settembre scorso).
«Matteo Renzi sta sfidando nelle primarie del Partito Democratico il segretario del partito Pierluigi Bersani. Chi dei due preferisce come guida del Partito Democratico?», è la domanda rivolta agli intervistati.

Fra gli elettori del centro sinistra il 35 per cento sceglie Renzi, il 27 Bersani, il 20 non sceglie nessuno; la percentuale scende un po': parità fra i due (32 per cento). Se si prende l'elettorato per intero, Renzi è al 25 per cento e Bersani al 12. La meraviglia di Piepoli è reale: quando ha ricevuto i dati, ieri l'altro, quasi non ci credeva.

«Renzi è in pole position. Ma gli attacchi dei dirigenti del partito di questi giorni non lo hanno né aiutato né danneggiato. Gli spostamenti non derivano dalla conoscenza o meno di un episodio; gli spostamenti si rifanno a matrici profonde. Renzi parte indubbiamente favorito. E questo dato non deriva da oggi, ma da un sedimento ormai acquisito dal sindaco di Firenze».


Il metodo utilizzato, spiega Piepoli, è classico: una domanda secca, come quelle che fa Gallup in America in questi mesi per la scelta del candidato presidente fra Obama e Romney. Ancora presto, invece, per stabilire se il Mezzogiorno sia davvero - come sostengono i renziani - una debolezza. I dati al momento a disposizione non permettono un'analisi geograficamente orientata.

Roberto Weber, direttore di Swg, invece, dubita dei dati del collega Piepoli e avverte: «Bisogna stare attenti a quale tipo di platea votante assumiamo. Fare dei sondaggi sul voto di opinione restituisce il mood, il sentimento, che è cosa ben diversa dall'effettivo comportamento elettorale. Non è detto che i due universi coincidano. Noi quando facciamo dei sondaggi sulle primarie, facciamo una domanda molto selettiva; chiediamo se ha votato alle primarie precedenti e a quelle precedenti ancora».

L'elettorato delle primarie, sottolinea Weber, sta dentro quel circuito. Per questo dico che bisogna stare attenti a perimetrare bene l'universo di riferimento: la platea delle primarie è molto selezionata. E le vicende cui abbiamo assistito in questi anni la rendono ulteriormente selezionata; è difficile che gli elementi di disaffezione che abbiamo visto nei confronti della politica e dei partiti non abbiano colpito anche il Pd.

Per cui, credo che se alle primarie vanno a votare due milioni e mezzo di persone è tanto. Vede, negli altri sondaggi sulle elezioni si sono triplicati gli astenuti, e posso solo immaginare che cosa succederà così». Il professor Renato Mannheimer, Ispo, è convinto che «Reni non vincerà, ma potrà avere un buon risultato.

E il fatto che abbia introdotto degli elementi di divisione, sottolineando le contraddizioni che ci sono nel partito, lo aiuterà. Nel Partito democratico ci sono tante anime, anche per quanto riguarda il giudizio nei confronti del governo».

 

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