1- AIRONE PASSERA VOLA DAI PM DI MILANO. BATTESIMO INEVITABILE PER L’EX AD DI INTESA 2- I PM VOGLIONO FARE DUE CHIACCHIERE CON CORRADINO PERCHÉ NELLE INCHIESTE DEL SISTEMA PENATI (AREA FALCK E SERRAVALLE), C’È UN PUNTO DI CONTATTO: BANCA INTESA 3- FU PROPRIO SOTTO LA SPINTA DI PENATI E DI BANCA INTESA GUIDATA DA PASSERA CHE GIUSEPPE PASINI - IMPRENDITORE CHE POI, INSIEME CON PIERO DI CATERINA, HA SVELATO GLI INCONFESSABILI MANEGGIAMENTI DEL COSIDDETTO “SISTEMA PENATI” - ACQUISTÒ NEL 2000 L’EX AREA FALCK, DOPO CHE S’ERA COMPRATO PURE LA EX ERCOLE MARELLI 4- NON SOLO, FU SEMPRE INTESA BY PASSERA A FINANZIARE L’ACQUISTO DA PARTE DELLA PROVINCIA PENATIANA DELLA QUOTA DI AUTOSTRADA SERRAVALLE IN MANO A GAVIO 5- INSIDE PASSERA! UN MEZZO FENOMENO AL MINISTERO, MA NERVOSETTO. ALMENO QUANDO SI TRASFERISCE ALLE INFRASTRUTTURE E TRASPORTI, SETTORE CHE CONOSCE MENO. NON SOLO. SI FA SCRIVERE I DISCORSI DIRETTAMENTE IN INGLESE, ANCHE SE, GLI HANNO PRECISATO I TECNICI, A VOLTE NON SERVE, PERCHÉ PARLA A PLATEE NAZIONALI

1- DAGOREPORT
Un mezzo fenomeno, ma nervosetto. Almeno quando si trasferisce alle Infrastrutture e Trasporti, settore che conosce meno. Lì Corrado Passera perde spesso la pazienza e - raccontano le gole profonde dell'ex ministero di Matteoli - fa frequenti lavate di capo ai suoi nuovi dipendenti, pardon, collaboratori ministeriali. Un nervosismo dovuto, dicono, alla scarsa dimestichezza del neo ministro con le lentezze della burocrazia ministeriale e con i dossier delle infrastrutture, complicati e molto tecnici.

Meno male che è arrivato (sempre da Intesa San Paolo, guarda un po') il fidatissimo Mario Ciaccia a governare quel settore. Perché Airone Passera preferisce di gran lunga stare a via Veneto, dove c'è il ministero a lui più affine, lo Sviluppo Economico, lì sì che può esibire le sue straordinarie capacità manageriali.

E l'ex gran capo di Intesa ha già avuto modo di lasciare a bocca aperta i funzionari del ministero, abituati a politici più esperti di Passera ma anche meno rapidi di lui. Intanto, l'ex banchiere arriva presto al ministero e se ne va tardi, con un'agenda mostruosamente piena.

Poi, si fa scrivere i discorsi direttamente in inglese, anche se - gli hanno dovuto specificare i tecnici - a volte non serve, perché parla a platee nazionali. Diversamente da quanto accadeva con i suoi predecessori Romani e Scajola, poi, lo staff del ministero non è costretto a mettere i disegnini nelle relazioni, per far capire di cosa si sta parlando. Il Passerotto finito nella gabbia di Giovannona sa tutto e capisce tutto al volo. Last but non least, finora Passera ha usato voli di linea per spostarsi.

Al consiglio energia di Bruxelles, l'altra settimana, ci è andato con un aereo normale, non con un volo di Stato come facevano Paolo ‘colpo grosso' Romani e l'imperatore di Imperia Sciaboletta Scajola. E vorremmo pure vedere, aggiungiamo noi: ti pare che l'ex azionista di Alitalia e marito dell'ex portavoce di Airone, disdegna gli aerei di linea?


2- TANGENTI PENATI PASSERA DAI PM
Laura Marinaro e Andrea Scaglia per "Libero"

"Nel 2003/2004 fummo convocati da Passera, nuovo ad di Banca Intesa, il quale ci spiegò che non si sarebbe realizzato il centro direzionale unico"
Luca Pasini ai magistrati

"Banca Intesa è, insieme con i politici, l'elemento di continuità, anche se non di coerenza, negli 11 anni della storia della riqualificazione dell'area Falck"
Ordinanza dei Pm di Monza

L'inchiesta su malaffari e malapolitica a Sesto San Giovanni e non solo prosegue, e anzi sta registrando un'accelerazione. Controlli incrociati, verifiche di bilancio. Ma c'è una notizia clamorosa, quantomeno per il nome intorno a cui ruota: i pm vogliono sentire Corrado Passera.

L'indagine, com'è noto, è quella su Filippo Penati e le tangenti legate all'ex area Falck fino alle presunte mazzette nascoste dietro la cosiddetta operazione Serravalle. In ogni caso, tempi e modi dell'audizione del neo-ministro, visti gli attuali e certo stringenti impegni, son tutti da definire, e c'è subito da puntualizzare che non ci sono in ballo avvisi di garanzia o siluri del genere. Resta il fatto che Walter Mapelli, pm titolare dell'inchiesta insieme con Franca Macchia, ha parecchio da chiedere, al Passera che dal 2002 in poi è rimasto seduto nella poltrona di vertice di Banca Intesa. Istituto, questo, che compare continuamente negli atti d'indagine.

I RAPPORTI CON PASINI
Fu proprio sotto la spinta di Penati e di Banca Intesa che Giuseppe Pasini - imprenditore che poi, insieme con Piero Di Caterina, ha svelato gli inconfessabili maneggiamenti del cosiddetto "sistema Penati" - acquistò nel 2000 la suddetta area, dopo che s'era comprato pure la ex Ercole Marelli.

Citando gli atti, per Pasini «era vitale che il piano riguardante l'area medesima venisse approvato in tempi congrui, stante l'ingente esposizione debitoria dello stesso verso Banca Intesa, che aveva erogato per l'acquisto un finanziamento di 180 milioni di euro» - e gli interessi ammontavano a circa 14 milioni di euro l'anno.

Ragion per cui lo stesso Pasini - lui e suo figlio Luca - avevano enorme interesse affinché il Comune di Sesto, di cui Penati era sindaco, facesse partire lo sfruttamento immobiliare dell'area, il cui progetto principe era la costruzione della sede proprio di Banca Intesa. Fino al punto, sempre stando a Pasini, di versare denaro sottobanco, dietro istruzioni dello stesso Penati, al collettore Di Caterina. Così nel 2001, e proprio appoggiandosi a filiali lussemburghesi di Banca Intesa, passarono di mano 4 miliardi di vecchie lire, per una megatangente che sarebbe dovuta arrivare a 20 miliardi.

A quel tempo Passera ancora non era a capo della banca. Mentre era già in carica quando il responsabile del credito chiese a Pasini di rientrare dei soldi utilizzati all'estero: Luca Pasini gli si rivolse, «ma dottore, ha capito a cosa sono serviti quei soldi?», e l'altro rispose: «Luca, non voglio neanche saperlo, troveremo un altro sistema per chiudere la posizione».

A questo proposito, i magistrati ritengono che «la banca, nella persona di Baraggia [il responsabile del credito, ndr], fosse assolutamente consapevole e complice nell'illecito». Episodio, ripetiamo, avvenuto quando Passera ancora non dirigeva Intesa.

Peraltro, ancora seguendo la ricostruzione di Luca Pasini, fu invece Passera in persona che gli comunicò che la banca non avrebbe più costruito il centro direzionale a Sesto San Giovanni: «Nel 2003/2004 io e mio padre fummo convocati da Passera, nuovo ad di Banca Intesa, il quale ci spiegò che le nuove strategie aziendali non contemplavano la realizzazione di un centro direzionale unico, che il contratto era già scaduto senza che noi avessimo adempiuto ai nostri obblighi e che, pertanto, non ci era dovuto alcun risarcimento. Contemporaneamente ci assicurò che la banca ci avrebbe assistito nella rivalutazione dell'area e nella ricerca di nuovi investitori».

E infatti fu sempre Intesa che si adoperò per il passaggio di consegne, nel 2005. Ancora Pasini: «Il dottor Saviotti, subentrato a Baraggia nella gestione dell'area crediti di Banca Intesa, mi fece presente che se non avessi eseguito i pagamenti delle rate il mio debito sarebbe stato iscritto a sofferenza, con tutte le conseguenze che ne derivavano.

Fu così che arrivai alla determinazione di vendere l'area Falck. [...] Saviotti mi propose alla fine di cedere l'area ad un immobiliarista che io non conoscevo, Luigi Zunino [anch'egli indagato nell'inchiesta, ndr]. La presentazione è stata fatta dalla banca e fu Saviotti ad assicurarmi che questa persona avrebbe pagato per contanti».

Tanto che, scrivono i magistrati, «la banca è, insieme con i soggetti politici, l'elemento di continuità, anche se non di coerenza (in ragioni di decisioni ondivaghe), negli undici anni della storia della riqualificazione dell'area Falck. È Banca Intesa, insieme a Penati, a "spingere" Pasini, è sempre Banca Intesa a sostituire il costruttore con Zunino nel 2005 e con Bizzi nel 2010».

IL MISTERO DELLE AZIONI
Questo per quanto riguarda gli aspetti relativi all'ex area Falck. Ma c'è anche un altro capitolo, se possibile ancor più delicato, su cui gli inquirenti vogliono confrontarsi con il banchiere-ministro. Si tratta dell'operazione Serravalle, quella in seguito alla quale nel 2005 il gruppo Gavio cedette alla Provincia di Milano allora guidata da Penati il 15 per cento delle azioni della società Milano-Serravalle, proprietaria dell'autostrada Milano-Genova e delle tangenziali milanesi. Operazione che, secondo la Procura, avrebbe anche nascosto delle tangenti.

La Provincia pagò a Gavio 238 milioni di euro, un prezzo esorbitante anche secondo la Corte dei Conti - Gavio realizzò una plusvalenza di circa 175 milioni. E fu proprio Intesa che garantì il finanziamento. Inoltre, i pm hanno indagato un manager dell'istituto, Maurizio Pagani: Piero Di Caterina ha riferito d'aver saputo da Antonino Princiotta, collaboratore di Penati in Provincia, di riunioni in cui si sarebbe stabilità l'entità delle mazzette, riunioni a cui avrebbe partecipato anche Pagani. Ecco, di tutto questo i magistrati di Monza vogliono parlare con Passera.

 

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