ANGELINO JOLIE IN WONDERLAND - "RENZI NON TIRI TROPPO LA CORDA" (ANCHE PERCHÈ POTREBBE ESSERE LO SCIAQUONE CHE SPAZZA VIA ALFANO)

Claudio Tito per "la Repubblica"

Renzi non deve tirare troppo la corda. «Vuole prendersi la sedia di Letta» e cerca di far «fibrillare il governo». Ma resta il fatto che «noi siamo determinanti». Angelino Alfano non si sente offeso per le parole del sindaco di Firenze. Ma non accetta l'idea che l'esecutivo possa diventare un monocolore democratico. Anche il vicepremier propone un patto per il 2014 per poi tornare alle urne nel 2015. Ma avverte il probabile segretario del Pd: «Non abbiamo paura di andare a votare anche prima. Decida lui se assumersi la responsabilità di far cadere il presidente del consiglio del suo partito».

Renzi ha detto che lei si deve adeguare perché ha trenta deputati e il Pd trecento. Si è offeso?
«A parte che dice numeri sbagliati, comunque no, non mi sono offeso. È un contrasto politico in cui lui gioca una partita abbastanza chiara».

Ossia?
«Avendo le primarie che lo misureranno due volte - con i voti che prenderà e con l'affluenza - è evidente che vuole sparare grosso per richiamare l'attenzione. È un professionista puro della politica e ne adopera le tecniche. Ma farebbe bene a dire con chiarezza se dopo le primarie vuole la sedia di Enrico Letta».

Quindi il sindaco di Firenze attacca lei per attaccare il presidente del consiglio?
«Certo, è un modo per far fibrillare il governo. Tra una settimana però ci sarà il nuovo segretario del Pd e finalmente avranno altro cui pensare. Da mesi il governo è condizionato dal loro scontro interno. Magari adesso riusciranno a pensare
anche ai problemi del Paese».

Veramente negli ultimi mesi il governo è stato soprattutto condizionato dallo scontro dentro il Pdl.
«Ma da noi l'esito è stato chiaro, sono nati due partiti diversi. E noi rappresentiamo il futuro del centrodestra. Dai sondaggi si capisce che con noi la coalizione nel suo complesso è passata in vantaggio».

Di quale coalizione parla?
«Di quella alternativa alla sinistra. Non è una coincidenza che questa seconda Forza
Italia è lontana dai livelli percentuali del grande Pdl e anche dalla Forza Italia del 2001. Noi, invece, riusciamo a raccogliere consenso anche tra chi ha votato altri partiti o fa parte del blocco dell'astensionismo».

Ma è vero o no che lei ha paura di andare a votare?
«Per niente. Abbiamo una squadra sul territorio che è pronta ad ogni partita. I riscontri sono incoraggianti oltre ogni più rosea aspettativa».

Non mi dica che non teme la vendetta di Berlusconi.
«Perché dovrei? Siamo decisivi per il futuro del centrodestra».

Cioè sarà di nuovo alleato con Forza Italia?
«Il nostro campo è impresso nel nostro nome. E anche nel dibattito sulla legge elettorale chiederemo che le due metà campo restino distinte. O di qua o di là. Io difendo il bipolarismo».

Quindi Renzi sta tirando troppo la corda? Non rischia di ritrovarsi in un monocolore Pd?
«C'è un dato che resta strutturale e che Renzi non deve dimenticare: noi siamo determinanti. Era così 15 giorni fa e lo è anche adesso. Quindi chiediamo un contratto di governo, Italia 2014, per dire senza giri di parole che deve durare un anno e che deve contenere alcune questioni ineludibili. Senza le quali non firmeremo il contratto».

Scusi, ma anche il Pd è abbastanza determinante.
«E infatti hanno il presidente del consiglio. Ricordo che Letta era il loro vicesegretario. Non è della nostra parte. Sul Pd incombono grandi onori ma anche grandi oneri. Se qualcuno non vuole assumersi il peso di guidare questa coalizione, lo dica. Il nuovo segretario democratico avrà il potere di far cadere il presidente del consiglio del proprio partito, il suo presidente del consiglio. Se vuole esercitare questo potere, lo dica agli italiani chiedendo il voto con questa legge elettorale».

Tutti i candidati alla segreteria Pd, in realtà, ritengono che questo esecutivo, nonostante i numeri, sia stato condizionato più dal Pdl che dal Pd.
«Noi abbiamo avuto il merito di individuare obiettivi chiari e percepibili come la cancellazione dell'Imu. Anche il Pd ha centrato i suoi obiettivi ma lo ha fatto sempre con un borbottio che ha impedito ai suoi elettori di accorgersi dei risultati conseguiti».

Tornando al contratto di governo, quali sono i vostri punti irrinunciabili?
«La parola chiave sarà lavoro: aumentare il numero degli occupati e dare una speranza ai nostri ragazzi. Tutto deve ruotare attorno al lavoro: tagli robusti alla spesa pubblica improduttiva, riforma elettorale, fine del bicameralismo perfetto, detassazione per le imprese, determinazione del salario di produttività. Abbiamo appena visto il metodo tedesco. Il patto tra Cdu e Spd, sebbene alla Merkel mancassero solo 5 deputati, è circostanziato. Noi vogliamo scrivere mese per mese gli obiettivi da raggiungere».

Molti di questi punti sembrano compatibili con quelli indicati da Renzi.
«Lo vedremo. Larghe intese devono diventare chiare intese. Sapendo che questa amicizia non sarà troppo lunga. Vedremo se il futuro segretario del Pd vorrà iscriversi al partito della crisi e a quello delle elezioni con il Porcellum».

Ma avete i numeri per approvare un programma così ampio?
«Abbiamo i voti che il governo Berlusconi ha avuto al momento della fiducia nel 2008. Facciamo quel che dobbiamo fare e torniamo al voto nel 2015».

Pensa che serva un rimpasto per andare avanti?
«Non è un tema che ci appassiona. Valuteremo tutti insieme. Ma è prioritario l'interesse del Paese».

Lei resterà ministro?
«Si. Sono orientato semmai a non avere ruoli operativi nel nuovo partito».

Molti nel Pd potrebbero cogliere l'occasione di un riequilibrio del governo per allontanare la Cancellieri a causa della vicenda Ligresti.
«Ho già espresso fiducia al ministro Cancellieri».

Tornando al programma per il 2014, lei chiederà un nuovo intervento sull'Imu? In questi giorni c'è stata un po' di confusione.
«Veramente i comportamenti di alcuni comuni potevano essere evitati. Certi aumenti improvvisi delle aliquote non hanno aiutato. In ogni caso faccio notare che nel 2013 le tasse sulla casa sono calate di quattro miliardi e nel 2014 ci sarà una sensibile riduzione rispetto al 2012».

I vostri ex amici di Forza Italia vi direbbero che però aumentano rispetto al 2011.
«Ma il parametro non può che essere il governo Monti. E comunque sono stati accorpati altri servizi e la prima casa è stata esclusa».

Per quale sistema elettorale vi batterete?
«Vogliamo restituire ai cittadini il diritto di scegliere. Collegi o preferenze. Il nostro obiettivo è superare il Porcellum. E non va bene qualsiasi sistema che non metta al sicuro il bipolarismo».

Ma davvero pensa che si possa realizzare anche la riforma della giustizia?
«Sì se il Pd sarà leale. Avevano sempre la scusa di Berlusconi. Ora non hanno alibi su abuso della custodia cautelare, certezza della pena, equilibrio tra uso delle intercettazioni e tutela della privacy».

Manca la separazione delle carriere.
«Temo che dovremo aspettare di vincere le elezioni».

E se il Pd vi chiedesse di inserire nella discussione anche l'abolizione di quelle che chiamano "leggi ad personam"?
«Ma quali leggi ad personam! Mica siamo al mercato».

Con un elenco di impegni così lungo, ha mai pensato di tornare alle urne nel 2016?
«Come vede di materiale ce n'è parecchio e c'è la possibilità di fare bene. Ma tra un anno - ripeto, tra un anno - ci separeremo e andremo al voto con l'ambizione di vincere le elezioni e di dar vita ad un governo di centrodestra».

E il candidato premier potrà essere Berlusconi?
«Non strattoniamo il presidente Berlusconi in un momento così delicato».

Allora toccherà a lei?
«È una discussione prematura. Anche perché noi ci batteremo per le primarie».

 

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