mattarella gaeta fimiani

ALTA TENSIONE SULLA NOMINA DEL NUOVO PROCURATORE GENERALE DELLA CASSAZIONE: SARÀ UNA BATTAGLIA SENZA ESCLUSIONI DI COLPI QUELLA CHE IL 26 FEBBRAIO SI GIOCHERÀ AL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA DAVANTI A MATTARELLA CHE AVREBBE GRADITO UN SOLO NOME. SARA’, INVECE, UNA SFIDA TRA PIETRO GAETA (IN QUOTA MAGISTRATURA DEMOCRATICA, LA CORRENTE PIÙ INVISA ALLA MAGGIORANZA) E PASQUALE FIMIANI, SOSTENUTO DALLA CONSIGLIERA LAICA IN QUOTA LEGA, CLAUDIA ECCHER, CHE HA TIRATO FUORI LA CHAT DI GAETA CON LUCA PALAMARA, EX PRESIDENTE DELL’ANM – IL CAPOGRUPPO AL SENATO DI FORZA ITALIA GASPARRI HA DEPOSITATO UN’INTERROGAZIONE DI FUOCO CHIEDENDO CHIARIMENTI…

Simona Musco e Giovanni M. Jacobazzi per ildubbio.it

 

sergio mattarella a gorizia 2

Sarà una battaglia tesa quella che il 26 febbraio si giocherà al Consiglio superiore della magistratura, chiamato a scegliere il nuovo procuratore generale della Cassazione. Una battaglia a due, che si svolgerà al cospetto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il cui invito ad un una scelta unanime è, però, caduto nel vuoto.

 

Dalla V Commissione arriveranno due proposte: la prima, quella di maggioranza, approvata con 5 voti, è per Pietro Gaeta, attualmente avvocato generale della Cassazione, mentre la seconda riguarda Pasquale Fimiani, anch’egli avvocato generale a Piazza Cavour. Per la proposta di maggioranza hanno votato il laico di Iv Ernesto Carbone, presidente della Commissione (e relatore della proposta), e i togati Maurizio Carbone (Area), Michele Forziati (Unicost), Domenica Miele (Magistratura democratica) ed Eligio Paolini (Magistratura indipendente).

 

pietro gaeta

A sostegno della proposta riguardante Fimiani, invece, la consigliera laica eletta in quota Lega, Claudia Eccher. La sua scelta di discostarsi dalle indicazioni del Colle ha di fatto gelato la V Commissione, preoccupando non solo il presidente Carbone, ma anche il vicepresidente di Palazzo Bachelet Fabio Pinelli. La laica ha infatti giustificato il suo “rifiuto” tirando fuori la chat di Gaeta con Luca Palamara, ex presidente dell’Anm ed ex zar delle nomine.

 

Chat che, a corrente alternata, vengono usate per punire o assolvere magistrati che, a turno, si sono ritrovati a bussare alla sua porta, chiedendo consigli o aiuti. La vicenda di Gaeta, in realtà, non è chiarissima e riguarda una sola conversazione, divisa in più messaggi, nemmeno inviati da lui. Il tutto, però, alla vigilia di una nomina importante, quella di avvocato generale.

 

pasquale fimiani

Secondo l’interpretazione fatta dai laici di centrodestra, Gaeta, magistrato in quota Md (la corrente più invisa alla maggioranza), avrebbe chiesto un appuntamento a Palamara. Non direttamente, appunto, bensì attraverso la mediazione di un altro magistrato.

 

«Ciao Luca - scriveva il 26 aprile 2018 Pina Casella, sostituto procuratore generale della Cassazione in quota Unicost, la stessa corrente di Palamara - sono in ufficio con Piero Gaeta che vorrebbe salutarti come già sai. Io ritorno a Roma il 2. Riesci quella settimana a passare dalle nostre parti per un caffè?». «Sì, assolutamente sì, con piacere», rispondeva Palamara. L’incontro fu poi rimandato, ma i messaggi continuarono fino a quando non fu possibile programmare l’incontro. Ovvero il 16 maggio. «Siamo a pranzo al francese - scriveva Casella - ti aspettiamo per il caffè come d’intesa».

 

«Alle 1515 sono da voi», rispondeva l’ex presidente Anm. La promozione di Gaeta arrivò quando Palamara non era più al Csm, a febbraio 2019. Era comunque il più titolato, l’unico nome possibile da scegliere e infatti superò all’unanimità la prova del plenum, che lo scelse come avvocato generale. Non c’è dubbio che non servisse l’aiuto di Palamara. Né ci sono prove che ci sia mai stato questo aiuto. Ma la storia si tinge di un altro elemento perché a sostenere l’accusa nel procedimento disciplinare a carico di Palamara è stato lo stesso Gaeta, che poi propose e ottenne la radiazione.

claudia eccher

 

Le cronache del Csm sono piene di casi ben più gravi di magistrati che hanno chiesto aiuto a Palamara e che poi non hanno subito alcuna conseguenza. Ma poco importa: per i laici di centrodestra tanto basta per opporsi alla nomina di Gaeta. Spalleggiati dal capogruppo al Senato di Forza Italia Maurizio Gasparri, che ha depositato un’interrogazione di fuoco chiedendo chiarimenti.

 

luca palamara

Ed è toccato ad Eccher, in Commissione, testimoniare questo disagio. Se ci si attenesse al curriculum, stando ai rumors di palazzo, non ci sarebbero dubbi che l’unico titolato a diventare il successore di Luigi Salvato sia Gaeta. Ma la seduta, convocata durante la settimana di bianca, rischia di riservare parecchie sorprese. In un clima di tensione, davanti a Mattarella, che per tradizione presiede la nomina del procuratore generale e del Primo presidente della Cassazione. Ma non si tratta di una mera valutazione di titoli: i calcoli sono i soliti. E complicati da quella che si preannuncia una spaccatura di Magistratura indipendente, rimasta “ferita” dall’atteggiamento di Gaeta nei confronti dei consiglieri di Mi finiti sotto procedimento disciplinare nel post Hotel Champagne.

maurizio gasparri

 

Il che potrebbe complicare il percorso di Gaeta verso una delle poltrone più ambite della magistratura. Il magistrato di Md potrà contare sui voti di Area e Unicost, su quelli della togata di Md Mimma Miele e su quelli degli indipendenti Andrea Mirenda e Roberto Fontana, per un totale di 13 voti.

 

Ma a decidere le sorti della questione saranno, appunto, i sette voti dei togati di Mi. Sono già certi i cinque voti dei laici di centrodestra per Fimiani, ma le cose, da qui al 26 febbraio, potrebbero cambiare.

 

SERGIO MATTARELLA DISCORSO FINE ANNO

(…)

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…