AMBIZIONE A LUNGA SCADENZA - RENZI SI SURGELA: HA CAPITO CHE NON SI VOTERA’ PRIMA DEL 2015

Monica Guerzoni per il "Corriere della Sera"

Chi lo ama, ne sentirà la mancanza. Chi lo teme, può passare il Ferragosto tranquillo. Matteo Renzi è di nuovo in silenzio stampa. «Per dieci giorni almeno niente interviste, niente feste, niente di niente...». Ha salutato amici e collaboratori il sindaco di Firenze, lasciando ai suoi parlamentari consegne precise quanto drastiche: «Se sto zitto io, stiamo zitti tutti. Dieci giorni, ok?».

Poi si è lasciato alle spalle il portone di Palazzo Vecchio ed è salito «sereno e rilassato» su un volo per gli Stati Uniti, buone vacanze a tutti.
Le parole di Giorgio Napolitano le ha lette in aeroporto e non si è turbato più di tanto. Che il capo dello Stato non voglia le elezioni anticipate per il sindaco non è una notizia e dunque perché mai dovrebbe preoccuparsi, o cambiare strategia? Anche se i tempi sembrano destinati a dilatarsi, la road map resta quella. Renzi si candiderà alle primarie del Partito democratico convinto di vincerle e dal Nazareno, «buono, buono», aspetterà il suo turno per Palazzo Chigi.

La competizione con Enrico Letta è nelle cose, ma è una sfida che riguarda il futuro e non il presente. Per lui la caravella delle larghe intese può continuare il viaggio e - anche se con il premier non c'è alcun patto di non belligeranza - il sindaco non ha in mente agguati, né sgambetti. «Continuerò a puntellare il governo, ma niente polemiche, davvero». Non farà niente per tirar giù Letta e non si augura che Berlusconi stacchi la spina. Anzi, spera persino che Letta faccia le riforme che ha promesso.

«Se Enrico ottiene risultati - è il suo ragionamento - sarà più facile per un Pd forte vincere le elezioni politiche». Resta da capire chi sarà il candidato allora, ma poiché persino Renzi mette in conto che non si voterà prima del 2015, alla scadenza del semestre di presidenza italiana dell'Ue, di tempo per fare previsioni ce n'è anche troppo.

«Per il bene dell'Italia e del Pd» è la formula magica che scandirà d'ora in avanti le mosse di Renzi, se il governo Letta dovesse consolidarsi. Il suo prossimo traguardo è il congresso, una meta per la quale sta «lavorando speditamente», con un occhio alle regole e l'altro alla data delle assise.

Un deputato vicino al sindaco si dice certo che il monito di Napolitano avrà effetto anche sulle scelte di Guglielmo Epifani, il quale «dovrà rassegnarsi a far montare i gazebo per domenica 24 novembre». Sul governo Renzi sarà responsabile, ma altrettanta responsabilità Renzi si aspetta dai vertici del Pd. «Niente trappole», è il messaggio.

Ma c'è una decisione importante che il «giovane» Matteo non ha ancora preso: candidarsi o no per un «secondo giro» alla guida di Firenze? Da qualche tempo Renzi va dicendo che la leadership non è incompatibile con la fascia tricolore, ma il doppio incarico presenta rischi che di certo non gli sfuggono. Oltre all'opportunità politica, cosa succede se il Pdl toglie la corrente al governo nella primavera del 2014, mentre lui è in campagna elettorale per le comunali?

Una eventualità che, qualora si materializzasse, lo metterebbe in seria difficoltà nei confronti dei fiorentini. L'onorevole Gianclaudio Bressa lo invita a scegliere, o sindaco o segretario del Pd: «Il doppio incarico non è vietato, si tratta di capire se gli interessi personali coincidono con quelli collettivi». Nel Pd sono in diversi a pensarla così, anche per questo nell'entourage del primo cittadino si valuta una seconda strada, quella delle elezioni Europee. Renzi, che conta di essere già segretario nella primavera del 2014, sta valutando anche l'idea di candidarsi alle Europee. «Potrebbe essere capolista in tutta Italia», anticipa un senatore.

Al ritorno dalle vacanze riprenderà il tour delle feste, dove è sempre più raro incontrare militanti che diffidano di lui. Da qualche mese, avendo fatto tesoro della sconfitta contro Bersani alle primarie, Renzi lavora per conquistare i cuori e le teste dei democratici di sinistra e il riposizionamento comincia a dare i suoi frutti. Per certificare la «svolta rossa», nel suo staff raccontano aneddoti dal sapore agiografico: «L'altro giorno in Emilia una giornalista ha trovato tre militanti ostili a Renzi e voleva lanciare la notizia...».

 

 

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