marcello dellutri silvio berlusconi amedeo laboccetta

“BERLUSCONI GARANTISTA? IO DICO DI NO: SACRIFICÒ AI PM PERSINO DELL’UTRI” - AMEDEO LABOCCETTA RICORDA CON RABBIA: “NEL 2013, PENSANDO DI OTTENERE QUALCHE RALLENTAMENTO NELL’AZIONE OFFENSIVA DELLA MAGISTRATURA NEI CONFRONTI DI BERLUSCONI, MOLTI ESPONENTI DEL PDL FURONO OFFERTI IN SACRIFICIO UMANO AGLI DEI TOGATI - IL COLPO PIÙ CLAMOROSO BERLUSCONI LO RISERVÒ A DELL’UTRI, L’UOMO CHE AVEVA MESSO IN PIEDI FORZA ITALIA. UN VERO COLPO ALLA NUCA. CHIAMATO DAI DIFENSORI DI DELL’UTRI, IN QUALITÀ DI TESTIMONE, IN UN SUO PROCESSO DELICATO E COMPLESSO, BERLUSCONI NON SI PRESENTÒ”

Estratto dell’articolo di Amedeo Laboccetta* per “il Dubbio”

*Già deputato al Parlamento per il Popolo della libertà e componente della commissione Antimafia

 

AMEDEO LABOCCETTA

Nel 1992 una terrificante miscela esplosiva, preparata (probabilmente) con materiale proveniente dagli Stati Uniti, squassò l’Italia. Gli effetti di quella “esplosione” furono politicamente devastanti: cancellazione del pentapartito ed eliminazione dei suoi leader, a cominciare da Bettino Craxi, non a caso identificato da Vittorio Feltri come “il Cinghialone”.

 

Era lui, infatti, il bersaglio grosso. Il circo mediatico-giudiziario, allora in allestimento, ribattezzò “Mani pulite” l’operazione. I novelli Robespierre in toga, che ne furono protagonisti, attraverso l’avviso di garanzia ghigliottinarono i partiti che avevano governato l’Italia sin dal 1948. Un vero bagno di sangue. E non solo metaforico, come testimonia la lunga catena di suicidi che accompagnò il disinvolto ricorso alla carcerazione preventiva.

 

DELLUTRI, BERLUSCONI

Chiaro l’obiettivo: spianare la strada a una sola parte politica, la sinistra impegnata in quel tempo in una delicata operazione di maquillage, impostale dal crollo del Muro di Berlino e dalla sorprendente implosione dell’impero sovietico. Ce la misera tutta. Ma non fu una rivoluzione: fu piuttosto un colpo di Stato. Se non riuscì fino in fondo fu solo per merito di uno straordinario imprenditore milanese che decise di scendere in campo: Silvio Berlusconi.

 

Iniziò allora la guerra, tuttora in corso, tra chi crede nel primato della politica e chi, invece, la pretende assoggettata agli interessi della magistratura militante. Le “toghe rosse” non persero tempo e sferrarono l’attacco subito dopo la vittoria del Cavaliere e dei suoi alleati, datata 27 marzo 1994.

 

SILVIO BERLUSCONI E IL GESTO DELL OMBRELLO

La loro prima bordata colpì la corazzata di Berlusconi nel golfo di Napoli, nel bel mezzo del G7. A lanciare il devastante siluro fu il “Corriere della Sera”: governo colpito e affondato. Ma l’“ammiraglio” Berlusconi non si arrese. E presto ripartì con una nuova flotta, alternando vittorie e sconfitte. E questo è ieri. Oggi che non c’è più, è giusto chiedersi se la sua trentennale guerra abbia impresso davvero una indelebile impronta garantista sul centrodestra.

 

E qui il discorso si complica, perché, a onor del vero, bisogna riconoscere che il movimento berlusconiano ha praticato il garantismo solo nei confronti del proprio capo. Questa, almeno, è l’impressione che ha dato. Intendiamoci: Berlusconi è stato sicuramente il politico più perseguitato d’Italia, ma ora è tempo di mettere gli eventi nella loro giusta luce.

 

marcello dellutri

A partire dal riconoscimento del ruolo che ebbero due personalità come Pinuccio Tatarella e Marcello Dell’Utri, senza i quali, probabilmente, l’avventura politica di Berlusconi non sarebbe neppure decollata, per la gioia di Occhetto e compagni, gli unici che di conseguenza avrebbero brindato quel 27 marzo ’94.

Ma torniamo al garantismo.

 

Per anni Forza Italia se ne è riempita la bocca. Ma quanti errori. A cominciare dalle cosiddette leggi “ad personam”, spesso ispirate da Niccolò Ghedini, che oltre a non produrre effetti concreti e positivi, si trasformarono in clamorosi autogol.

 

MARCELLO DELL UTRI E SILVIO BERLUSCONI

Il consigliere giuridico di Berlusconi, oltre che suo legale di fiducia, ha finito così per condizionare la politica del centrodestra in materia di giustizia. Gli effetti di questo garantismo intermittente hanno pesato moltissimo nelle scelte politiche di Forza Italia prima e del Popolo della Libertà poi.

 

Nel 2013, ad esempio, pensando di ottenere qualche rallentamento nell’azione offensiva della magistratura nei confronti di Berlusconi, molti esponenti del Pdl furono offerti in sacrificio umano agli Dei togati. Soprattutto in Campania, la mia terra. Nicola Cosentino, allora potente coordinatore regionale, legato a Denis Verdini, in zona Cesarini non venne ricandidato, e fu costretto a consegnarsi nel carcere di Secondigliano. […]

 

DELLUTRI E BERLU images

Ma il colpo più clamoroso il garantismo intermittente lo riservò a Dell’Utri, proprio l’uomo che attraverso Pubblitalia e i “Circoli del buon governo” aveva messo in piedi la struttura organizzativa, l’impianto, l’architrave del movimento berlusconiano. Anche lui fu affidato al boia. Deliberatamente e cinicamente. Un vero colpo alla nuca.  […]

 

E da quel giorno anche per Dell’Utri comincio’ un drammatico calvario. Non dimenticherò mai i nostri incontri settimanali nella sua celletta di Rebibbia: due visite a settimana, due libri a incontro. Quei libri, mi ha ripeteva, “sono i miei veri farmaci, quelli che mi danno la forza per non morire”. Mai gli ho sentito pronunciare una parola fuori posto. Mai una imprecazione, a volte abbiamo anche sorriso, pur a fronte di tanta sofferenza. Un uomo vero. Di altri tempi.

 

niccolo ghedini silvio berlusconi

[…] Berlusconi, chiamato dai difensori di Dell’Utri, in qualità di testimone, in un suo processo delicato e complesso, non si presentò. Il suo difensore glielo aveva sconsigliato. Così, e sicuramente lo ricorda bene anche Renato Brunetta, allora mio capogruppo a Montecitorio, venni invitato, certo con garbo e cortesia, a smetterla con quelle continue visite a Rebibbia. Ghedini mi disse chiaramente che quelle mie frequentazioni avrebbero potuto nuocere al Capo del partito.

 

Ma io, come è ben noto, sono un irregolare, un politico atipico, che per tutta la vita è andato controcorrente. E soprattutto posso con orgoglio dire che non ho mai abbandonato gli amici. E fu così che fino allo scadere della diciasettesima legislatura continuai a far regolarmente visita a Dell’Utri.  […]

Berlusconi DellUtri Mangano

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

DAGOREPORT - MALGRADO UN’OPPOSIZIONE SINISTRATA E SUPERCAZZOLARA, L’ESTATE DELLA DUCETTA È  MOLESTATA DA BRUTTI PENSIERI - SE IN EUROPA CERCA DI DEMOCRISTIANIZZARSI, IN CASA LA MUSICA CAMBIA. SE PRENDE UNA SBERLA ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, LA PREMIER TEME CHE UNA CADUTA POSSA TRASFORMARSI NELL’INIZIO DELLA FINE. COME È ACCADUTO AL PD DI RENZI, ALLA LEGA DI SALVINI, AL M5S DI DI MAIO. DI COLPO, DALL’ALTARE ALLA POLVERE - ECCO IL PESANTE NERVOSISMO PER LE CONTINUE “STONATURE” DEL TROMBONISTA SALVINI, CHE VEDE LA SUA LEADERSHIP MESSA IN PERICOLO DAL GENERALISSIMO VANNACCI. OPPURE QUELLE VOCI DI UN CAMBIO DI LEADERSHIP DI FORZA ITALIA, STANCHI LOS BERLUSCONES DI VEDERE TAJANI COL TOVAGLIOLO SUL BRACCIO AL SERVIZIO DELLA SORA GIORGIA. OCCORRE UN NUOVO MARINAIO AL TIMONE PER CAMBIARE ROTTA: ETTORE PRANDINI, PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI? - QUESTA È LA CORNICE IN CUI SI TROVA OGGI IL GOVERNO MELONI: TUTTO È IN MOVIMENTO, NULLA È CERTO…

ferragni city life

CHE CRASH! DA CASA FERRAGNI ALL’INSEGNA DI GENERALI, LA CADUTA DELLA MILANO CITY LIFE - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: ‘’SI È PASSATI DALLA MILANO INDUSTRIALE A QUELLA DEI CREDULONI DEL PANDORO, PER FINIRE ALLA CADENTE MILANO FINANZIARIA ORA CHE MPS VUOL PRENDERSI MEDIOBANCA PER PRENDERSI GENERALI - NEL BANDO PER CITY LIFE L’ACCORDO IMPONEVA CHE “IL 50% DELL’AREA FOSSE DESTINATA A VERDE PUBBLICO”. ECCOME NO! RENZO PIANO PRESENTÒ UN PROGETTO METÀ VERDE E METÀ CON UN GRATTACIELO E QUALCHE CASA. LO BOCCIARONO. SI SPALANCARONO COSÌ LE PORTE AD ALTRI ARCHISTAR: LIBESKIND, HADID E ISOZAKI. E COSÌ CITY LIFE È DIVENTATA UN NON-LUOGO, UN DUBAI SHOPPING MALL DIVENUTO UTILE ALLA COLLETTIVITÀ GRAZIE AL COVID, PERCHÉ LÌ CI FACEVANO LE VACCINAZIONI...

mediobanca mediolanum massimo doris nagel

MEDIOSBANCA! – BANCA MEDIOLANUM ANNUNCIA LA VENDITA DELLA SUA QUOTA DEL 3,5% IN MEDIOBANCA A INVESTITORI ISTITUZIONALI. E A NAGEL, ALLE PRESE CON L’OPS DI MPS, VIENE MENO IL PRIMO SOCIO DELL'ACCORDO DI CONSULTAZIONE TRA AZIONISTI – ERA UNA MOSSA PREVISTA DAL MOMENTO CHE L’EVENTUALE FUSIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI TRASFORMEREBBE IL CORE BUSINESS DI PIAZZETTA CUCCIA NELLA GESTIONE DEL RISPARMIO, ANDANDO A SBATTERE CON L’IDENTICA ATTIVITÀ DELLA BANCA DI DORIS E BERLUSCONI….

mattarella nordio meloni giorgia carlo sergio magistrati toghe giudici

DAGOREPORT - MENTRE ELLY SCHLEIN PENSA DI FARE OPPOSIZIONE VOLANDO A BUDAPEST A SCULACCIARE ORBAN PER I DIRITTI DEI GAY UNGHERESI, GIORGIA MELONI E I SUOI FRATELLI D’ITALIA SI RITROVANO DAVANTI UN SOLO "NEMICO": LA COSTITUZIONE - SE DALLA CORTE DEI CONTI ALLA CASSAZIONE C'E' IL MATTARELLO DI MATTARELLA, LA MUSICA CAMBIA CON LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA DI NORDIO - UNA VOLTA CHE IL PARLAMENTO APPROVERÀ LA “SEPARAZIONE DELLE CARRIERE” DI GIUDICI E PM, S’AVANZA IL RISCHIO CHE LE PROCURE DIPENDERANNO DAL MINISTERO DI GIUSTIZIA - ULTIMA SPES È IL REFERENDUM CONFERMATIVO CHE PER AFFONDARE UNA LEGGE DI REVISIONE COSTITUZIONALE NON  STABILISCE UN QUORUM: È SUFFICIENTE CHE I VOTI FAVOREVOLI SUPERINO QUELLI SFAVOREVOLI - ECCO PERCHE' IL GOVERNO MELONI HA LA COSTITUZIONE SUL GOZZO...