AMERICA CHIUSA PER RIPICCA (A CIASCUNO IL SUO CAIMANO) - PUR DI AMMAZZARE LA RIFORMA SANITARIA, I REPUBBLICANI AMMAZZANO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE DI OBAMA

Federico Rampini per "La Repubblica"

Chiusa per mancanza di fondi: da domani sera l'America fa la serrata. Salvo un miracolo dell'ultima ora, che ormai sembra improbabile.
L'amministrazione federale del Paese più ricco del mondo non avrà più soldi per pagare stipendi, erogare servizi essenziali. Comincerà un razionamento doloroso, scegliendo di interrompere per primi i servizi da cui non dipendono vite umane, o diritti acquisiti come le pensioni.

Chiuderanno i parchi nazionali, resteranno aperti i reparti di pronto soccorso. Lavorerà la polizia, ma non gli ispettori che controllano la sicurezza delle auto. Tutto il personale della Nasa starà a casa senza stipendio, come anche i magistrati di turno che decidono sulle richieste di libertà condizionale e i permessi per buona condotta ai carcerati. Tutto questo prelude a una crisi ancora più grave, il default tecnico del Tesoro, la cui data è fissata al 17 ottobre.

Non che l'America sia davvero in bancarotta. La crisi attuale è tutta politica. Il bilancio dell'Amministrazione federale è "prigioniero" del Congresso, a sua volta paralizzato dallo scontro destra-sinistra. Da sempre, le leggi di tassazione e di spesa devono ottenere un via libera parlamentare.

Ma la dialettica politica raramente aveva raggiunto gli estremi di questi giorni: con il partito repubblicano pronto a paralizzare il settore pubblico pur di danneggiare Barack Obama. Votazioni che un tempo erano di routine, automatiche e largamente bi-partisan, perché si trattava di rinnovare leggi di spesa pre-esistenti o di autorizzare il rifinanziamento sui mercati con emissioni di titoli pubblici, oggi sono diventate lo strumento di una partita distruttiva.

I repubblicani hanno deciso di puntare in alto: abrogare la riforma sanitaria di Obama è il prezzo stabilito per dare un sì al rifinanziamento dei servizi pubblici. Da ieri è sul tavolo un'opzione un po' meno "nucleare": rinviare di un anno l'entrata in vigore della riforma sanitaria, altrimenti ogni spesa pubblica resta congelata, e il Tesoro dal 17 ottobre non avrà possibilità di emettere titoli. O ancora, abolire alcune tasse necessarie per la nuova sanità.

Obama ha già detto che userebbe il veto presidenziale contro una legge che affondi la sua riforma più importante, quella che ha esteso l'assistenza sanitaria obbligatoria a 34 milioni di cittadini che ne erano sprovvisti. La maggioranza democratica al Senato è allineata con il presidente. Dunque non si arriverà neppure al veto: la legge votata dalla destra alla Camera arriva già "morta" in seconda lettura al Senato. Salvo un compromesso a sorpresa, in extremis.

La ragione per cui i democratici non accettano neppure di rinviare di un anno la riforma Obama: non solo questa normativa sanitaria ha già atteso tre anni dopo la sua approvazione al Congresso, ma i democratici sono convinti che una prima vittoria contro "Obama-care" (come viene definita la riforma) rafforzerebbe l'ala oltranzista della destra che a quel punto vorrebbe andare fino in fondo, fino alla distruzione totale dell'odiata legge "socialista".

Il rifinanziamento dei fondi di dotazione di tutti gli altri ministeri e agenzie federali è appeso a questo scontro. Una contrapposizione manichea, che secondo molti osservatori sta rivelando una crisi più profonda della democrazia americana: la scomparsa delle intese bipartisan, l'estinzione di quel "centro politico", moderato e pragmatico, dove si negoziavano compromessi.

I repubblicani rischiano grosso, perché i sondaggi indicano che la paralisi dei servizi pubblici - ancorché parziale - è impopolare e i cittadini ne darebbero la colpa a loro. Tuttavia la destra è convinta che valga la pena affrontare la tempesta pur di portare avanti una guerra totale contro la riforma sanitaria, anch'essa impopolare. La "nuova sanità" è un oggetto misterioso, di cui molti americani diffidano anche perché non hanno capito come funzioni, non ne hanno sperimentato né i benefici né gli eventuali svantaggi.

Se lo scontro muro contro muro persiste, da domani sera avremo un assaggio della vera crisi. Le chiusure di uffici pubblici scatteranno gradualmente, risparmiando la polizia, i controllori di volo e altre funzioni definite "essenziali per la sicurezza". L'altro appuntamento sarà sulla legge necessaria per alzare la soglia del debito pubblico. Se anche quella verrà boicottata dai repubblicani, il Tesoro ha preannunciato che il 17 ottobre entrerà in un default tecnico: mancanza di liquidi per pagare i fornitori. Mentre lo "shutdown" o chiusura degli uffici è già avvenuto nel 1995 e 1996 sotto Bill Clinton, il default sarebbe davvero un evento senza precedenti nella storia.

 

Obama con BoehnerBOEHNER OBAMAobama e boehner golfCongresso americano Congresso Americano Obama riforma sanitariaNANCY PELOSI BASHAR AL ASSAD Nancy Pelosi

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' ELLY SCHLEIN SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...