
ANAS AL SHARIF, IL GIORNALISTA DI AL-JAZEERA UCCISO DALL'ESERCITO ISRAELIANO, ERA UN MEMBRO DI HAMAS? - LO SOSTIENE LO STATO EBRAICO, CHE GIUSTIFICA COSÌ L'UCCISIONE DEL CRONISTA - ANCHE SE CIÒ FOSSE VERO, PERCHÉ I MILITARI ISRAELIANI HANNO COLPITO LA TENDA DOVE C'ERANO ALTRI CINQUE GIORNALISTI INNOCENTI, MORTI NEL RAID? - DAGLI ARCHIVI DI HAMAS SAREBBERO SALTATE FUORI DELLE FOTO DI AL SHARIF INSIEME AL LAEDER DI HAMAS YAHYA SINWAR, CON CUI IL GIORNALISTA HA SCAMBIATO DEI MESSAGGI PER FESTEGGIARE LA STRAGE DEL 7 OTTOBRE - UN COLLEGA DI ANAS AL SHARIF RIVELA: "ERA MINACCIATO DALL'INTELLIGENCE ISRAELIANA DAL 2023. ANNO IN CUI HANNO BOMBARDATO CASA SUA, UCCIDENDO IL PAPÀ..."
1 - NUOVE PROTESTE PER IL CRONISTA UCCISO ISRAELE RILANCIA: «PAGATO DA HAMAS»
Estratto dell'articolo di G. Pr. Per il “Corriere della Sera”
ANAS AL SHARIF CON YAHYA SINWAR
Non ha gradito Nadav Shoshani, portavoce internazionale dell’esercito, la lunga lista dei Paesi che condannano il raid mirato di Israele sulla tenda dei reporter davanti all’Al Shifa Hospital di Gaza City, che ha fatto sei morti. Nemmeno quella dei principali gruppi internazionali per la protezione dei giornalisti.
Così, ieri, ha aggiunto un altro particolare al lungo elenco di accuse, supportato da presunte prove che dovrebbero mostrare lo stretto legame tra il famoso giornalista di Al Jazeera , Anas Al Sharif, e Hamas. «Prima dell’attacco, avevamo ottenuto informazioni di intelligence aggiornate: indicavano che Sharif era un agente attivo dell’ala militare di Hamas — scrive su X il portavoce dell’Idf — Riceveva contemporaneamente uno stipendio dal gruppo terroristico e da Al Jazeera. Ciò che abbiamo presentato pubblicamente è solo una piccola parte declassificata delle nostre informazioni».
Shoshani aggiunge stupito che «per qualche ragione, i media ignorano le informazioni da noi fornite solo perché Al Sharif aveva negato di essere un terrorista. “Fidati di me, non sono un terrorista”, a quanto pare funziona se sei contro Israele». E poi si chiede: «Il mondo controllerà onestamente prima di riportare le notizie? Ci saranno critiche per lo sfruttamento della stampa da parte di Hamas? Qualcuno criticherà A l Jazeera per aver impiegato terroristi?».
L’esercito di Benjamin Netanyahu accusava Al Sharif di essere il capo di una cellula dei miliziani palestinesi, incaricata di preparare attacchi missilistici contro Israele. Le accuse sono sostenute da screenshot di presunti archivi di Hamas di cui è difficile verificare la veridicità, da immagini del reporter con il leader Yahya Sinwar, e altri screenshot di messaggi in cui avrebbe festeggiato il massacro del 7 ottobre. Al Jazeera e Al Sharif hanno sempre respinto ogni accusa.
Il mese scorso, il Comitato per la Protezione dei Giornalisti (Cpj) aveva lanciato l’allarme segnalando che il giovane cronista era in grave pericolo. Denunciava minacce di morte in risposta alla sua copertura mediatica soprattutto sulla fame nella Striscia. Secondo il Committee to Protect Journalists «da quando è iniziata la guerra a Gaza, 184 giornalisti palestinesi sono stati uccisi.
Molti hanno vissuto le stesse condizioni di chi raccontavano — fame, sfollamento e dolore». Centottantaquattro è più del numero dei reporter che sono morti nel mondo negli ultimi tre anni. Se è impossibile fare chiarezza sulla figura di Anas Al Sharif, perché non sono verificabili le prove di Israele, resta indiscutibile un altro aspetto della vicenda. Contro gli altri cinque giornalisti uccisi nel raid mirato non sono state formulate accuse di nessun tipo.
Majdi Fathi Qreiqeh, cugino di Mohammed Qreiqeh, un altro giornalista di Al Jazeera ucciso nel bombardamento, risponde alle nostre domande durante la cerimonia funebre: «Mohammed voleva solo raccontare quello che ci sta succedendo, ed è morto perché Israele ha pianificato l’uccisione di un collega. Cosa c’è di giusto in questo?». [...]
2 - «FALSE LE ACCUSE CONTRO DI LUI ERA MOLTO CORAGGIOSO, LO MINACCIAVANO DA TEMPO. LE FOTO CON SINWAR? NORMALE»
Estratto dell'articolo di Greta Privitera per il “Corriere della Sera”
Tamer Almisshal e Anas Al Sharif si incontrano per la prima volta nel 2006. Entrambi di Gaza, Tamer è il corrispondente di Bbc, Anas ha otto anni e spera, un giorno, di indossare il giubbotto con la scritta «Press». Tamer diventa corrispondente per Al Jazeera , poi capo dei corrispondenti e infine si trasferisce a Doha. Anas cresce, diventa uno dei più bravi fotoreporter della Striscia e, nel 2023, realizza il suo sogno: un contratto con la tv qatarina.
E lei era il suo capo?
«Sì. Lavoravo con Anas e tutti gli altri ragazzi uccisi».
Quando ha saputo della loro morte?
«Subito. Anas era uno dei reporter più coraggiosi che io abbia mai conosciuto. I suoi servizi erano ripresi da tutto il mondo, Cnn compresa».
Tra i suoi ultimi lavori c’era quello sulla fame.
«Da un mese Israele aveva aumentato la violenza della sua campagna diffamatoria contro di lui, detestavano che mostrasse l’effetto che fa il blocco degli aiuti: lo temevano. Ma non era la prima volta che riceveva minacce».
Quando è stato minacciato?
«Dal novembre 2023. L’intelligence israeliana lo ha chiamato e gli ha ordinato di fermare la sua copertura. Gli ha detto: “So che sei all’Indonesian Hospital, te ne devi andare”. Anas ha continuato».
E poi?
«A dicembre 2023 hanno bombardato casa sua, e nel raid è morto il padre. Anas era sposato e aveva due figli, vivevano nel campo profughi di Jabalia».
Quanti giornalisti di «Al Jazeera» sono stati uccisi in questa guerra?
«Nove colleghi. Per quando riguarda Al Jazeera Arabic , ce ne rimangono cinque»
Il portavoce dell’Idf ha condiviso screenshot di documenti che attesterebbero il legame tra Hamas e Al Sharif.
«Sono falsi ed erano già stato pubblicati. Chi si ricorda il caso del nostro corrispondente Ismail Al Ghul, ucciso il 31 luglio 2024? Dopo la sua uccisione, l’Idf ha pubblicato documenti simili. Tre mesi prima Ismail era stato arrestato e poi rilasciato. Ma se era un terrorista, perché l’hanno rilasciato?».
Perché, secondo lei?
«Israele sta portando avanti una campagna sistematica contro i reporter palestinesi per impedire al mondo di vedere la realtà. È lo stesso motivo per cui non fanno entrare la stampa internazionale».
Sono state pubblicate anche foto di Al Sharif accanto ai leader di Hamas.
«Hamas governa Gaza dal 2006. Prima di questa guerra, se facevi il cronista li dovevi per forza avere contatti con quell’amministrazione». [...]