L’ULTIMA VENDETTA DEL CAVALIERE - NOVE ANNI DOPO DALLA SUA CACCIATA DAL SENATO, BERLUSCONI SI PREPARA A TORNARE A PALAZZO MADAMA - UGO MAGRI: “CHE L'EX CAIMANO VERRÀ ELETTO, DIAMOLO PER ASSODATO. GIÀ POSSIAMO IMMAGINARCI CON QUALE GUSTO L'UOMO PRESENZIERÀ LA SEDUTA INAUGURALE DEL NUOVO PARLAMENTO, VERSO METÀ OTTOBRE; CON CHE GODURIA VORRÀ ASSAPORARE IL TRIONFO A SCOPPIO RITARDATO SU QUANTI A SUO DIRE LO PUGNALARONO (E LA LISTA DEI “TRADITORI” SAREBBE QUASI INFINITA)”

Ugo Magri per “la Stampa”

 

Non è solo per voglia di rivincita, né per esclusiva sete di vendetta che Silvio Berlusconi si candiderà alle elezioni proprio in Senato, cioè da dove venne espulso alle ore 17,43 del 27 novembre 2013.

 

SILVIO BERLUSCONI DURANTE IL COMIZIO PRIMA DI ESSERE ESPLULSO DAL SENATO

Quel memorabile giorno in aula lui non c'era; mentre a Palazzo Madama si votava la sua decadenza da rappresentante del popolo, quale effetto della condanna definitiva per frode fiscale, il Cavaliere arringava le folle in un cupo comizio che, per le tetraggini del discorso tarato sulla «morte della democrazia», per gli abiti a lutto degli esponenti berlusconiani (indimenticabile l'allora fidanzata Francesca Pascale tutta fasciata di nero), per lo scoramento dei fan trasportati a migliaia coi pullman in Via del Plebiscito, sembrava un'irripetibile «ultima volta», l'epilogo di una commedia finita tragicamente.

DECADENZA BERLUSCONI ESULTANZA DEI SENATORI GRILLINI

E invece.

 

Nove anni da allora sono volati via. Per dieci mesi, fino all'8 marzo 2015, l'ex premier ha scontato il suo debito ai servizi sociali, imboccando col cucchiaio persone fragili nell'Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone. Ha digerito l'onta dell'incandidabilità alle elezioni politiche nonostante il Tribunale nel 2018 l'avesse riabilitato. Si è accontentato di entrare nel Parlamento europeo, che non è nelle sue corde.

 

BERLUSCONI SALUTA NELL ULTIMO COMIZIO DA SENATORE

Ha barattato la leadership del centrodestra con il ruolo altisonante di «padre nobile» che, confrontando i rispettivi curriculum, né Meloni né Salvini gli possono contestare. E risalendo la china gradino dopo gradino si prepara a chiudere il cerchio, ritornando con tutti gli onori nel Parlamento di cui era stato considerato indegno; se si preferisce, sul luogo del delitto.

 

Ieri mattina per radio ha sfoggiato una formula dubitativa («penso che mi candiderò al Senato»); in realtà tutto è già deciso: correrà nel collegio uninominale di casa sua, ad Arcore; inoltre guiderà cinque listini proporzionali di Forza Italia, il massimo consentito dalla legge, spendendo il proprio nome come richiamo per gli indecisi.

 

BERLUSCONI SALUTA NELL ULTIMO COMIZIO DA SENATORE

Che l'ex Caimano verrà eletto, diamolo per assodato. Dunque, già possiamo immaginarci con quale gusto l'uomo presenzierà la seduta inaugurale del nuovo Parlamento, verso metà ottobre; con quanta avida voluttà Berlusconi tornerà a occupare il suo scranno nella bomboniera di Palazzo Madama, di cui peraltro non era assiduo frequentatore (nella XVI legislatura aveva battuto il record di assenteismo); con che goduria vorrà assaporare il trionfo a scoppio ritardato su quanti a suo dire lo pugnalarono (e la lista dei «traditori» sarebbe quasi infinita).

 

BERLUSCONI SALUTA NELL ULTIMO COMIZIO DA SENATORE

Il mondo berlusconiano prepara questo grande rientro in Senato come se fosse una piena e definitiva riabilitazione a furor di popolo: quella che sul piano giudiziario Silvio non è riuscito a ottenere nonostante abbia tentato in tutti modi di ribaltare la condanna perfino davanti alla Corte di Strasburgo. Dopo il finto matrimonio con la giovane compagna, Marta Fascina, assisteremo dunque a questo simbolico risarcimento morale.

 

Umanamente lo si può capire. Ancora brucia a Berlusconi il modo con cui lo cacciarono quel 27 novembre, obbligando i senatori a esprimersi con voto palese, sotto gli occhi vigili dell'Italia, laddove lui pretendeva un voto segreto confidando in qualche conversione sulla via di Damasco. «In futuro ne proverete vergogna, su di voi resterà una macchia incancellabile», fu la maledizione scagliata nei confronti degli avversari, grillini e no.

Chissà quanto gli piacerebbe incontrarli di nuovo per incrociare gli sguardi tra gli stucchi di Palazzo Madama, dopo esservi rientrato dalla porta principale. Irriderli con qualche sorrisetto dei suoi. O semplicemente fingere di ignorarli.

BERLUSCONI AL SENATO CON GLI OCCHIALI

 

Purtroppo per l'ex premier, dei suoi cari vecchi nemici in giro non ce n'è più nessuno.

Quel «plotone d'esecuzione», come il Cav lo definiva, responsabile del proprio «omicidio politico» è irrimediabilmente uscito di scena. Oppure recita particine politicamente trascurabili. Cosicché il rischio per Berlusconi è di sentirsi di nuovo «onorevole» a tutti gli effetti; riabilitato sul piano politico; però spaesato quanto può esserlo un sopravvissuto, come chi ritorna a casa dopo una lunga assenza e non riconosce né i luoghi né le persone, in quanto nulla è più come li ricordava.

 

Tutta gente estranea e a lui indifferente. Forse il personaggio ha in mente grandi progetti, ancora sogna di arrivare chissà dove nonostante poco gli manchi a spegnere le ottantasei candeline. Magari non ha rinunciato alla poltrona altissima del Quirinale (quella di presidente del Senato pare che non lo stuzzichi più di tanto) e attende solo il momento buono. Una cosa è certa: ricandidandosi in Parlamento, e per giunta al Senato, l'obiettivo di Berlusconi non può essere il puro gusto della rivincita, la sensazione agrodolce della vendetta. Durerebbe lo spazio di un batter d'ali, di un'increspatura mediatica; il tempo di fare notizia e svanire.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”