DUE ANNI E MEZZO DI CARCERE. È LA CONDANNA DEFINITIVA PER L'EX GOVERNATORE DELLA BANCA D'ITALIA ANTONIO FAZIO PER LA TENTATA SCALATA ALL'ANTONVENETA DEL 2005 - BISIGNANI DOVRÀ SCONTARE UN RESIDUO DI PENA DI UN ANNO E TRE MESI AI SERVIZI SOCIALI O AI DOMICILIARI - PARTITO DA FIRENZE, PASSATO PER PERUGIA, ORA IL FASCICOLO ANEMONE-BALDUCCI PER GLI APPALTI G8 ARRIVA A ROMA…

1 - P4: BISIGNANI CONDANNATO AFFIDAMENTO IN PROVA O CARCERE...
D.D.P. per "la Repubblica" - La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della difesa e confermato la condanna a un anno e sette mesi di reclusione patteggiata dal lobbista Luigi Bisignani nell'inchiesta napoletana sul caso P4. Il timbro della Suprema Corte chiude dunque questo capitolo dell'inchiesta condotta dai pm della Procura di Napoli Henry John Woodcock e Francesco Curcio con il procuratore aggiunto Francesco Greco.

La sentenza emessa dal giudice Maurizio Conte per associazione a delinquere, ricettazione e concussione diventa definitiva. E Bisignani, che nell'estate 2011 aveva trascorso quattro mesi agli arresti domiciliari, dovrà scontare un residuo di pena di un anno e tre mesi di reclusione.

L'influente uomo d'affari infatti non potrà godere della sospensione della pena per averne già usufruito quando fu coinvolto negli anni '90 nell'inchiesta sulla tangente Enimont. Non andrà in carcere, comunque. Quando il provvedimento gli sarà notificato, gli avvocati Gianpiero Pirolo e Fabio Lattanzi potranno chiedere al Tribunale di Sorveglianza una misura alternativa come l'affidamento in prova ai servizi sociali oppure la detenzione domiciliare. Con la sentenza definitiva, Bisignani potrà essere sentito nella qualità di testimone (dunque con l'obbligo di rispondere e dire la verità) al processo sul secondo filone dell'indagine che vede imputato di concussione il deputato del Pdl Alfonso Papa.

2 - APPALTI G8, L'INCHIESTA PASSA DA PERUGIA ALLA PROCURA DI ROMA
Da "la Repubblica" -
Partito da Firenze, passato per Perugia, ora il fascicolo sugli appalti per i Grandi Eventi arriva a Roma. Il tribunale del capoluogo umbro lo ha deciso ieri, accogliendo un'istanza del difensori degli imputati: tutti gli atti devono essere trasmessi alla procura della Capitale. Il procedimento sulla "cricca" ruota intorno alla figura del costruttore Diego Anemone e coinvolge altri 17 tra funzionari pubblici, imprenditori e liberi professionisti (oltre a 11 società accusate di illecito amministrativo).

Imputati che devono rispondere, a vario titolo (i capi d'imputazione sono una quindicina), di avere fatto parte di un «sistema gelatinoso », che secondo i pm contava sull'appoggio dell'allora capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, in grado di condizionare l'assegnazione di alcuni dei lavori pubblici più importanti degli ultimi anni, dal G8 che doveva tenersi alla Maddalena alle opere per i 150 anni dell'Unità d'Italia.

Le indagini erano iniziate a Firenze ma passarono poi a Perugia per il coinvolgimento dell'allora procuratore aggiunto di Roma, Achille Toro. E, per le difese, quello è l'unico filone di cui si devono occupare i magistrati umbri, il resto è di competenza di Roma, che «è il giudice naturale». Ipotesi osteggiata dai pubblici ministeri perugini, ma accolta dai giudici dopo una camera di consiglio durata tre ore e mezza.

3 - ANTONVENETA, PENE DEFINITIVE PER FAZIO, FIORANI E CONSORTE
Flavio Haver per il "Corriere della Sera"

Due anni e mezzo di carcere. È la condanna definitiva per l'ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio nell'inchiesta sulla tentata scalata della Banca popolare italiana (ex Lodi) all'Antonveneta della primavera-estate del 2005. La Cassazione ha confermato anche la sentenza della Corte d'Appello di Milano del 28 maggio scorso che aveva inflitto un anno e otto mesi di reclusione a Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti (ex vertici di Unipol) e un anno all'ex amministratore delegato di Bpi, Giampiero Fiorani.

Definitive pure le condanne ad un anno e mezzo per l'immobiliarista Luigi Zunino e a quattro anni e tre mesi per il fiduciario svizzero Francesco Ghioldi, accusato solo di riciclaggio a differenza degli altri che rispondevano - a vario titolo - di aggiotaggio, ostacolo all'attività degli organi di vigilanza e appropriazione indebita.

In mattinata sembrava che l'inchiesta potesse essere destinata alla prescrizione, che sarebbe scattata il prossimo 12 dicembre. Il sostituto pg Oscar Cedrangolo aveva chiesto l'annullamento senza rinvio della sentenza di secondo grado per «incompetenza territoriale» dei giudici del capoluogo lombardo. In pratica, l'azzeramento dell'intero processo, con l'invio degli atti alla Procura che le toghe con l'Ermellino avessero ritenuto competente.

Una sollecitazione - quella della Procura generale - non condivisa dalla Cassazione. Davanti alla quale gli avvocati Franco Coppi e Roberto Borgogno hanno sostenuto che «Fazio è stato palesemente ingannato dal comportamento di Fiorani, che si è accattivato spregiudicatamente la simpatia del Governatore e poi è stato capace di ingannarlo nel modo più vile».

I difensori hanno ricordato come «Fazio, nonostante l'accavallarsi dei processi, non si sia mai sottratto e abbia sempre scelto la linea della collaborazione più ampia per chiarire ogni aspetto della vicenda e la linea di condotta di Bankitalia sia sempre stata quella di porre le due banche in condizioni analoghe, operando con la massima trasparenza».

In appello i giudici, oltre a ridurre le pene inflitte dal Tribunale, avevano revocato la confisca di 39 milioni a Unipol, imponendo però alla compagnia assicurativa bolognese di pagare 230 mila euro, così come un'altra società - la «Nuova Parva» - era stata condannata a versare centomila euro. Per l'altro tentativo di scalata di Unipol alla Banca Nazionale del Lavoro lo scorso maggio Fazio è stato assolto dalla Corte d'appello di Milano mentre Consorte è stato condannato a un anno e sette mesi di reclusione e Sacchetti a un anno e mezzo per le accuse di ostacolo agli organi di vigilanza e (solo Consorte) per insider trading.

La sentenza della Cassazione arriva a cinque anni e mezzo dall'apertura dell'inchiesta della Procura di Milano sull'Opa di Bpl su Antonveneta che frantumerà il progetto di Fiorani - rampante leader dell'istituto di credito lodigiano - di vincere la sfida contro gli olandesi di AbnAmro. I pm sequestrano i titoli della banca padovana detenuti da Bpi e dai «concertisti», gli alleati Emilio Gnutti, Stefano Ricucci, i fratelli Lonati e Danilo Coppola.

Un'intercettazione telefonica tra Fazio e Fiorani - secondo la Procura - rappresenta la prova di un accordo fra i pattisti, che avrebbero rastrellato azioni Antonveneta attraverso società finanziate da Bpl. Poi l'indagine si allarga e viene indagato l'intero consiglio di amministrazione di Bpi e l'allora presidente di Unipol, Consorte. A maggio di quattro anni fa il gup ratifica 58 patteggiamenti di persone fisiche e sei di società. Escono dal processo Ricucci (un anno di pena), patteggiano solo una parte delle accuse Fiorani (tre anni e tre mesi) e Consorte (dieci mesi). E nelle casse dello Stato vanno oltre 120 milioni di euro.

 

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