ARIDAJE CON L’ “ESECUTIVO DI MINORATI”! GOTOR GRAN PREMIO

ARIDAJE CON L' "ESECUTIVO DI MINORATI"! GOTOR, GO HOME...
Claudio Cerasa per Il Foglio

Quel "siamo solo all'inizio" sussurrato con un timido sorriso da Enrico Letta alla fine del colloquio tra Berlusconi e Bersani è stato interpretato da una buona parte del Pd come un piccolo ma comunque significativo segnale che forse, nonostante le diffidenze tra il giaguaro e il suo smacchiatore, nel dialogo tra centrodestra e centrosinistra qualcosa si muove. La strada indicata ieri da Bersani al leader del Pdl non prevede un'apertura alla richiesta del Caimano di entrare con le proprie truppe dentro il governo a guida Pd ma al netto delle differenti posizioni tra i due schieramenti dopo l'incontro di ieri nel Partito democratico c'è chi vede aprirsi in modo imprevisto uno spiraglio per un governo a guida Bersani.

"Io - dice al Foglio Miguel Gotor, senatore del Pd, fra i consiglieri del segretario - credo che la nostra proposta sia simile a quell'esecutivo di minoranza che ha governato l'Italia tra il 1976 e il 1978 e a cui ha fatto riferimento lunedì scorso il presidente della Repubblica. E così come all'epoca il Pci consentì con responsabilità e coraggio all'allora partito di maggioranza relativa, la Dc, di assumere la guida del governo non vedo perché oggi Berlusconi e il Pdl non possano dimostrare altrettanto coraggio e senso della responsabilità nazionale per far partire un governo di cambiamento".

Gotor ammette che "la strada che noi indichiamo è stretta" ma è convinto che, "responsabilizzando tutte le forze politiche, è l'unica che può consentire di superare lo stallo attuale".

Per quanto riguarda il governo - dice Gotor - "dopo l'esperienza dell'esecutivo Monti siamo indisponibili a governare di nuovo con il Pdl non per ragioni preconcette, ma proprio perché lo abbiamo già sperimentato e non ha funzionato". Quanto al resto, invece, le larghe intese ripetutamente auspicate da Giorgio Napolitano potrebbero veder luce su due piani diversi.

"Posso dire - continua il senatore - che il Pd è più che disponibile a tracciare con il centrodestra e con le altre forze parlamentari un percorso comune per quanto riguarda la convenzione per le riforme. Ma i nostri sforzi saranno finalizzati a individuare anche con il Pdl, in consonanza con quanto è stato giustamente suggerito da Napolitano, la formula giusta per garantire una corresponsabilità vera per la scelta del presidente della Repubblica.

Una corresponsabilità vera, sì. E vorrei segnalare che questa nostra disponibilità è un'apertura che dimostra che vogliamo fare le cose sul serio, con un occhio di riguardo al funzionamento e all'equilibrio dell'intero sistema. In questo senso - aggiunge Gotor - sono convinto che una simile soluzione sarebbe il presupposto politico per l'azione che dovrebbe riguardare la scelta del governo di cambiamento e l'istituzione della Convenzione per le riforme".

Gotor, che in un certo modo considera dunque la corresponsabilità sul Quirinale condizione utile a far partire un governo della non sfiducia, fa un passo ulteriore e ci offre, pur senza fare nomi, il profilo che dovrebbe avere il successore di Napolitano. "Penso che l'Italia abbia bisogno di un presidente con una sensibilità istituzionale e costituzionale marcata, con un profilo internazionale riconosciuto, con la necessaria capacità negoziale ed esperienza politica per garantire il buon funzionamento e i rapporti tra il governo e la Convenzione per le riforme. Un presidente direttore d'orchestra da individuare nel modo più possibile corale".

Gotor riconosce che la natura del presidente della Repubblica aiuterà a capire quale sarà il destino di questo governo e mostra ancora attenzione alle possibilità che dal Movimento 5 stelle possano arrivare spiragli di fiducia al governo a guida Pd - "non abbiamo mai pensato (saremmo degli ingenui) che il Movimento 5 stelle potesse votare la fiducia a un governo Bersani, abbiamo chiesto e chiediamo che non lo impedisca".

Gotor ritiene che Bersani abbia ancora possibilità per dar vita a un governo e anche per questo invita il Pd a rimanere compatto dietro al suo leader ("nei prossimi giorni continuerà a essere decisiva l'unità del Pd intorno alla proposta del suo segretario e anche il senso di responsabilità storica e di coscienza della crisi italiana del suo gruppo dirigente").

Ma nonostante questo, se le cose dovessero andare male, il segretario del Pd, secondo il suo consigliere, darà in prima persona una mano a "far girare la ruota" del partito. "Sì, proprio così. Bersani ha sempre detto che avrebbe lasciato la segreteria del partito al termine della scadenza del mandato e rispetterà questo impegno. Ha promesso il cambiamento e lo ha realizzato consegnandoci gruppi parlamentari rinnovati, aperti al civismo e con una presenza femminile di livello europeo. Se avrà la possibilità di governare si muoverà in quel solco, se non ci riuscirà vedrete che sarà il primo a voler far girare la ruota".

 

 

 

Gotor bersani luigi gotor-bersaniMATTEO RENZI IN BICIGiorgio Napolitano Letta Enrico

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…