ASSAD PRESO A MORSI - IL NUOVO PRESIDENTE EGIZIANO SGANCIA LA BOMBA AL VERTICE DEI NON ALLINEATI IN IRAN, PRINCIPALE ALLEATO SIRIANO: “ASSAD È UN DITTATORE, SOLIDARIETÀ AI RIBELLI” - TEHEAN S’INCAZZA: “NON HA LA MATURITÀ POLITICA PER GUIDARE IL SUMMIT” - FRANCIA E GB: “SE ASSAD NON CADE, DOBBIAMO ESAMINARE ALTRE OPZIONI”, OVVERO QUELLA MILITARE, PER CREARE ZONE FRANCHE PER RIBELLI E CIVILI SENZA AUTORIZZAZIONE ONU…

1- DURO ATTACCO DEL PRESIDENTE EGIZIANO MORSI: "ASSAD È UN DITTATORE"
Cecilia Zecchinelli per il "Corriere della Sera"

Nemmeno una parola sulla Siria nel raro quanto atteso discorso della Guida Suprema della Repubblica Islamica, Ali Khamenei, ieri in apertura del summit dei capi di Stato del Movimento dei Non Allineati (Mna). L'ayatollah si è piuttosto appellato ai 120 Paesi membri contro «l'ordine mondiale imposto dall'Occidente, fortunatamente oggi in crisi profonda» e «il sistema Onu ingiusto e dittatoriale», a favore della «Palestina libera dai sionisti» e del «diritto di tutti al nucleare pacifico».

Parole pesantissime ha invece dedicato al Paese sconvolto dalla guerra civile Mohammed Morsi: primo raìs egiziano a tornare in Iran dai tempi dello Scià, il presidente Fratello musulmano ha parlato chiaro: «La rivoluzione in Siria contro il regime oppressivo è parte della Primavera araba che ha nell'Egitto la sua pietra miliare», ha detto. E ancora: «La nostra solidarietà ai siriani contro un regime oppressivo che ha perso ogni legittimità è un dovere morale e una necessità politica e strategica. I nostri cuori sanguinano per quei massacri, è responsabilità di tutti sostenere chi lotta per la libertà e la dignità umana». E ha paragonato il popolo siriano a quello palestinese, perché entrambi «vogliono la libertà, la dignità e la giustizia».

Parole pesantissime per la delegazione di Damasco, ovviamente, che ha subito lasciato la sala, guidata dal ministro degli Esteri Walid Moallem. «I commenti di Morsi violano le tradizioni del summit, sono un'interferenza negli affari interni siriani, incitano al bagno di sangue», ha poi detto Moallem alla tv siriana. Ma frasi altrettanto dure da digerire per gli ospiti iraniani: grande alleata di Damasco, Teheran non sperava certo che dal vertice uscisse un sostegno ad Assad, piuttosto un vago impegno comune ad opporsi a «interventi esterni», come dovrebbe enunciare oggi il documento finale.

Invece Morsi, a lungo creduto anche in patria poco incisivo, li ha davvero spiazzati. Ha chiamato «mio caro fratello», baciato e abbracciato il collega iraniano Mahmoud Ahmadinejad (chiamandolo all'egiziana: Ahmadinejad), a cui ha passato la presidenza di turno del Mna fino al 2015. Ha appoggiato il diritto al nucleare pacifico dell'Iran e invitato il Paese a un tavolo a quattro sulla crisi siriana (con turchi e sauditi). Ma ha certo messo Teheran in un angolo con la condanna inequivocabile di Assad e di chi lo protegge.

Non solo: l'Egitto con questa mossa sfida l'Iran nelle sue ambizioni di imporsi come la grande potenza regionale, rivendicando per sé quel ruolo già avuto in passato, ai tempi di Nasser che fu tra i fondatori dei Non Allineati, poi ridotto da Sadat e Mubarak con l'allineamento, invece, a Usa, Israele e Golfo. Ma pur non schierandosi con loro, l'accorto Morsi non li ha scontentati del tutto. Per altro, in Egitto dove il raìs è tornato subito come previsto, Fratelli Musulmani, salafiti e liberal sono, per motivi diversi, del tutto ostili al regime alauita.

Nemmeno l'onore della presenza del secondo ospite davvero illustre, da esibire al mondo come prova nel fallito isolamento di Teheran, ha avuto pieno successo. Il capo dell'Onu Ban Ki-moon, arrivato qui in contrasto con Usa e Israele, con voce tranquilla ha dichiarato: «Respingo con forza le minacce rivolte da qualsiasi Stato di distruggerne un altro, o i vergognosi tentativi di negare fatti storici come l'Olocausto. Sostenere che Israele non ha diritto a esistere o descriverlo in termini razzisti mina i principi che ci siamo impegnati a seguire».

Ban non ha citato apertamente l'Iran, ma nessuno aveva mai osato sfidare di persona la Guida Suprema sullo Stato ebraico. E su altro: Ban ha richiesto che ogni nazione dell'Onu e del Mna «rispetti i diritti umani, di espressione e associazione» e che «offra trasparenza totale sul nucleare» (frasi non banale se pronunciata a pochi metri da Khamenei). Sulla Siria ha imputato a Assad «la responsabilità primaria».

Tra le decine di leader mondiali in sala - dall'indiano Singh al pachistano Zardari, dal palestinese Abu Mazen all'emiro del Qatar - tutto questo ha avuto all'apparenza poco impatto. Ma certo le diplomazie sono già al lavoro per valutare gli effetti del vertice. Anche quelle europee, invitate all'ultimo minuto e assenti tranne pochi Paesi vicini da sempre al Mna, come Austria e Finlandia. Tra le tante questioni aperte, oltre a quella siriana, è l'incognita Iran che più preme riesaminare alla luce di questo inedito summit di Teheran.

La Repubblica Islamica ne esce più forte come sperava? E al suo interno come muteranno, in caso, i rapporti di forza? Ahmadinejad in maggio dovrà lasciare e il nuovo presidente potrebbe rafforzare ulteriormente la Guida. Ma nulla è detto. Nemmeno l'assenza di ogni protesta, nella capitale svuotata e presidiata da 110 mila uomini fedeli al regime, è segno che il Paese sia pacificato. Basterebbe la terribile crisi economica in atto per capire la delicatezza del momento, a cui si aggiungono (almeno) le minacce d'attacco israeliane e l'eterno contenzioso sul nucleare.


2- M.O.: CONSIGLIERE LARIJANI CRITICA MURSI PER AFFERMAZIONI CONTRO DAMASCO
(Adnkronos/Aki) - Il presidente egiziano, Mohamed Mursi, non ha "la necessaria maturita' politica per guidare un summit dei Non Allineati". Lo ha affermato Hossein Sheikholeslam, consigliere per il Medio Oriente del presidente del parlamento iraniano Ali Larijani, commentando l'intervento di Mursi ieri sulla Siria durante il suo intervento al vertice dei Non Allineati che si chiude oggi a Teheran.

Il presidente egiziano, durante la 'storica' visita nella Repubblica Islamica, ha dichiarato che e' un ''dovere morale'' sostenere la popolazione siriana contro il regime ''ingiusto'' di Bashar al-Assad, ''che ha perso legittimita'''. Le parole di Mursi hanno provocato la reazione della delegazione di Damasco che ha lasciato la sala della conferenza. "Purtroppo Mursi non ha la necessaria maturita' politica per guidare un summit dei Non Allineati", ha quindi precisato Sheikholeslam all'agenzia d'informazione 'Mehr'. "Ha commesso un grande errore, usando il suo ruolo (di presidente dei Non Allineati, ndr) per esprimere i punti di vista dell'Egitto (sulla crisi siriana, ndr) ma ignorando tutti i principi dei Non Allineati", ha concluso.


3- SIRIA:FABIUS, O ASSAD CADE SUBITO O ESAMINARE ALTRE OPZIONI
(ANSA) - ''Se Assad cade rapidamente, la ricostruzione puo' avvenire, ma se purtroppo il conflitto prosegue, dovremo essere realisti ed esaminare altre soluzioni'': lo ha detto il ministro degli esteri francese, Laurent Fabius, a margine della riunione del Consiglio di Sicurezza Onu sulla Siria. Fabius ha lanciato un appello alla comunita' internazionale perche' aumenti i finanziamenti verso il Paese mediorientale, in modo da garantire una maggiore assistenza umanitaria alla popolazione.

Anche il ministro degli esteri britannico, William Hague, ha sostenuto come Francia e Gran Bretagna stanno prendendo in considerazione un'azione militare in Siria per proteggere le eventuali 'zone cuscinetto' per i civili all'interno del Paese. ''Dobbiamo essere chiari, la creazione di zone di sicurezza in Siria richiede un intervento militare, e naturalmente questo deve essere valutato con estrema attenzione''. ''Non stiamo escludendo nessuna opzione - ha aggiunto Hague - e abbiamo piani di emergenza per una vasta gamma di scenari'', ha detto ancora Hague. Mentre continua l'impasse del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, la decisione potrebbe quindi essere quella di agire al di fuori dell'organizzazione internazionale, come accadde in Kosovo nel 1999.

 

 

Mohammed Morsi ASSADAHMADINEJAD Ali Khameneilaurent fabius 001WILLIAM HAGUERIBELLI SIRIANI IN MARCIA

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?