
“AVETE MAI ASCOLTATO UN GIORNALISTA DI DESTRA AVANZARE UN DUBBIO SU MELONI?” – STEFANO CAPPELLINI INFILZA I SEDICENTI INTELLO’ DEL NUOVO CORSO MELONIANO: “L'INFINITO PIAGNISTEO SULLA EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA NASCONDE UN VUOTO DI IDEE E DI CORAGGIO INTELLETTUALE. CI SONO ECCEZIONI? POCHISSIME. UNA È GIORDANO BRUNO GUERRI, STORICO DI VAGLIA, INFATTI QUANDO C’È STATO DA ASSEGNARE IL MINISTERO DELLA CULTURA, MELONI LO HA DATO A GENNARO SANGIULIANO" – “L’EGEMONIA CULTURALE, QUESTO LA DESTRA ITALIANA NEL SUO DELIRIO VITTIMISTA NON L’HA DAVVERO MAI CAPITO, NON SI COSTRUISCE CON LE FANFARE E GLI APPLAUSI. L’EGEMONIA È FIGLIA DI UNA GUERRA CIVILE, FRATRICIDA”
Stefano Cappellini per repubblica.it - Estratti
giorgia meloni indipendence day villa taverna
Nell’infinito piagnisteo della destra italiana sull’egemonia culturale della sinistra c’è un fatto che mi ha sempre colpito più degli altri.
L’assenza di idee e di coraggio intellettuale, ovvero la cortigianeria dei pensatori, o sedicenti tali, di area. Piangono per il presunto sopruso, e questa è la parte distruttiva, ma quando si tratta di dire come costruire una egemonia alternativa, sanno solo tornare a frignare, al massimo si limitano a magnificare le qualità della propria parte e dei propri leader.
giordano bruno guerri d'annunzio
Provate a chiedere un giudizio su Meloni a uno di questi professionisti del lamento, ascolterete una risposta simile a quella che Alberto Sordi dava al generale che lo interrogava sulla sbobba servita ai soldati: com’è il rancio, soldato? Ottimo e abbondante. In questa corrività c’è una parte notevole dell’inconsistenza del pensiero di destra, mentre la funzione dell’intellettualità dovrebbe essere quella di cogliere le contraddizioni del proprio campo prima ancora di quelle del campo avverso. A sinistra, peraltro, è successo fin troppo, talvolta in forma di autolesionismo. Ma l’egemonia culturale – questo la destra italiana nel suo delirio vittimista non l’ha davvero mai capito - non si costruisce con le fanfare e gli applausi. L’egemonia è figlia di una guerra civile, fratricida.
(...) Nanni Moretti è salito sul palco di una manifestazione del centrosinistra a piazza Navona e ha pronunciato la famosa frase che diede il via alla stagione dei Girotondi: “Mi spiace dirlo, ma noi con questi dirigenti non vinceremo mai”. Aveva ragione? Forse no, a quella classe dirigente sono legati i pochi successi elettorali della sinistra nella Seconda Repubblica, però il suo grido smosse e i motivi della sua insoddisfazione aprirono un dibattito fecondo su cosa funzionava e cosa no.
Ce lo vedete un regista di destra, a trovarlo, che fa lo stesso davanti a Meloni e Lollobrigida? Avete mai ascoltato un giornalista di area, in questo caso c’è la fila dei nuovi arrivati, avanzare un dubbio su Meloni? Ha sempre ragione. La sinistra sempre torto, contro ogni legge dei grandi numeri. Ci sono eccezioni? Pochissime. Una è Giordano Bruno Guerri, storico di vaglia, infatti quando c’è stato da assegnare il ministero della Cultura, Meloni lo ha dato a Gennaro Sangiuliano.
Ora, prevengo una facile obiezione. Pasolini, Sciascia, Eco non ci sono più e non se ne vedono i successori, da una parte e figuriamoci dall’altra. Ma questo non toglie nulla alla questione di fondo. Il rapporto che la destra immagina con la cultura è quello del sostegno acritico: l’Istituto luce. Infatti i pochi e incerti tentativi di dire la propria in campo artistico sono paragonabili a una sessione di attacchinaggio, per chi ancora sa cosa fosse.
Qualche anno fa Renzo Martinelli girò un film su Federico Barbarossa, pellicola che voleva essere il Braveheart leghista. Aveva la credibilità di quelle fiction di Stato “governative” prese di mira in Boris, dove al Machiavelli alle prese con gli intrighi del suo tempo si mettevano in bocca esclamazioni tipo: “Serve la separazione delle carriere!”.
giordano bruno guerri
giorgia meloni