grillo casaleggio di maio conte

AZZERARE IL M5S PER SALVARE LE POLTRONE DEL M5S - INCUBO REGIONALI: ''FINIREMO SOTTO IL 10%''. PER TENERSI STRETTE LE CADREGHE, I GRILLINI HANNO AZZITTITO LE FRONDE E SONO SPARITI DALLA CAMPAGNA ELETTORALE. L'ENNESIMO DEPUTATO LASCIA IL GRUPPO ALLA CAMERA, C'È CHI VUOLE PASSARE COL PD DOPO IL VOTO - IN VENETO NON PREVEDONO DI SUPERARE IL 3%. IN PUGLIA, DOVE NEL 2018 TOCCARONO IL 45%, OGGI IL 20 SEMBRA UN MIRACOLO

 

Mario Ajello per ''Il Messaggero''

 

Fuori un altro da M5S. E «questo è ancora niente», commentano i grillini che ancora mostrano di credere - ma sempre meno - all' esistenza in vita del movimento. Insomma, ieri è stato il deputato Paolo Lattanzio - «Continuerò comunque a sostenere il governo dal Gruppo Misto», assicura l' onorevole barese - ad abbandonare l' esercito in disarmo degli stellati. Il vero fuggi fuggi, l' 8 settembre 43 - nel senso del rompete le righe - è previsto all' indomani del voto regionale in accoppiata con quello referendario. Quando l' incubo potrebbe materializzarsi così, come nei pensieri cupi non solo di peones ma anche di big del movimento: «Rischiamo di non arrivare al 10 per cento». L' ex invincibile armata che alle politiche del 2018 prese il 33 per cento teme di finire molto più che dimezzata.

GRILLO COMMENTA DI MAIO SULLA COPERTINA DI FORBES

 

In Veneto non si prevede di superare il 3 per cento. In Puglia, dove nei collegi 2018 si toccò il 45 per cento, superare il 20 per cento, come qualche sondaggio reputa possibile, sarà un miracolo ma anche un dimezzamento. E nasce proprio dal caso pugliese - «Dovevamo fare assolutamente l' alleanza in favore di Emiliano con il Pd», dice Lattanzio che laggiù fu eletto alla Camera e che altri pugliesi come lui sarebbero pronti a seguire in direzione ostinata e contraria, ossia Pd - quest' ultimo tuffo fuori dalla nave stellata piuttosto spiaggiata.

 

enrica sabatini davide casaleggio max bugani

Si sfoga Max Bugani, che è stato uomo forte e socio di Casaleggio e ora lavora con la Raggi: «Il problema è che Grillo è lontano e noi rischiamo la scissione e di rimanere in pochi». E chissà se è vero che Grillo ha chiamato Conte per dirgli di dare una mano al movimento. Quel che è certo è che il premier, per dare sostegno a M5S ed evitare che il caos stellato travolga il governo, ha deciso due mosse che fanno piacere a Di Maio: non puntare al Mes, pur sapendo quanto sia necessario, e rinviare a ottobre il varo dei nuovi decreti sicurezza al posto di quelli gialloverdi firmati Salvini. Basterà la tutela di Conte per non far esplodere il pianeta 5 stelle in ebollizione?

 

VITTORIA MUTILATA?

Opinionisti come Paolo Mieli lo danno già per morto. Ma corrono troppo. Perché il successo referendario M5S l' avrà il 20 e 21 settembre. Il problema è che si tratterà di una vittoria mutilata, per una serie di ragioni. La prima è che il Pd, optando per il sì sia pure mitigato da libertà di voto, non ha intenzione di lasciarla tutta ai grillini. La seconda ragione è che, stando ai sondaggi attuali, andranno solo il 30 per cento degli italiani a votare. Ed è questo che inquieta Di Maio. Il quale, dicono i compagni di partito, «la faccia sul tonfo alle regionali non la vuole mettere».

MASSIMO BUGANI

 

E infatti si occupa solo della campagna referendaria e cerca in tutti i modi di sensibilizzare le masse, distratte, su quest' ultimo totem grillino e si affanna - lo ha fatto ieri - a chiedere aiuto al Pd non solo perché i sì risultino strabordanti ma soprattutto perché si mobilitano gli elettori dem e riempiano le cabine elettorali: «Siamo pronti a votare subito la legge elettorale», è l' offerta di Luigi a Zingaretti.

 

SINISTRESI E SINISTRATI

Ma dopo aver ottenuto la riduzione dei parlamentari, quali altre bandiere restano in pugno al movimento che doveva rivoluzionare l' Italia? Rimane - ecco il senso delle ultime uscite del presidente della Camera, Fico, e del ministro Bonafede - il principio della stabilità, del legarsi mani e piedi al governo Conte in attesa di momenti migliori, se mai arriveranno.

 

Per ora c' è il settembre giallonero. Quello in cui Grillo è sfiduciato. Anche rispetto alla sua Liguria. Dove corre l' unico candidato rossogiallo, il perdente Sansa, e M5S dal 24,8 del 2015 è stimato all' 11 per cento, e verrebbe addirittura superato da Fratelli d' Italia. E che differenza con 5 anni fa. Nel 2015, M5S conquistò Roma con la Raggi e Torino.

Ora, nel migliaio di Comuni che vanno al voto, non c' è ne quasi nessuno - a parte Pomigliano d' Arco - dove ci sia un pentastellato in corsa con qualche chance.

 

fico conte

Quella da tenere d' occhio è l' ala sinistra M5S. Lo schema zingarettiano prevede un PD partitone di sinistra, che lascia a Renzi e a Calenda il compito liberale. La fuoriuscita del pugliese Lattanzio e le conversazioni di quelli che si riconoscono in Fico, ma anche in generale in Conte, raccontano un' attrazione verso il Pd come ultima scialuppa di salvataggio per i grillini che credevano di rottamare la dicotomia novecentesca di destra e sinistra ma hanno fallito anche in questo e devono accasarsi nei vecchi edifici fin qui disprezzati.

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - MA "LA STAMPA"

DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI (POI SBARCHERA' FLAVIO CATTANEO?)

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?