AL BANANA FREGA SOLO DELLE AZIENDE. SE RENZI PROTEGGE MEDIASET E GARANTISCE ALCINE NOMINE PUBBLICHE (ENI), GLI FARÀ DA SUPPORTER AL SENATO

Carmelo Lopapa per ‘La Repubblica'

Garanzie per Mediaset. «Un patrimonio italiano, prima ancora che di Silvio Berlusconi»: il Cavaliere il messaggio lo ha recapitato a Matteo Renzi. Dal governo che sta per nascere il patron si attende protezione per un'azienda, la sua, che vanta oltre 6 mila dipendenti e che è funestata al pari di altre dalla crisi.

Pubblicità in netto calo, ascolti in declino a beneficio della Rai, conti che non tornano. Berlusconi non ci ha pensato due volte a perorare la causa delle sue «creature» a chi si appresta a governare con una discreta chance di durata. Aveva fatto la stessa cosa nel 1996 quando Massimo D'Alema andò a visitare gli studi Fininvest.

Insomma, non è stato solo in ossequio al santo festeggiato ieri (San Mansueto), se l'ex premier si è presentato in veste più che conciliante nella Sala del Cavaliere. Garanzie vuol dire tante cose, tanto per cominciare un ministro delle Comunicazioni non ostile. Certo, il leader di Forza Italia non ha esplicitato le sue richieste nell'incontro di ieri. I messaggi sono stati precedenti e più diplomatici.

Sta di fatto che il nome di Antonio Catricalà, ex sottosegretario alla Presidenza con Monti e viceministro allo Sviluppo con Letta, sarebbe stato indicato come uno dei più graditi e non solo per il consolidato rapporto che lo lega a Gianni Letta. E qualcuno sospetta che si sarebbe accennato anche a questo nei cinque minuti di faccia a faccia isolato ottenuto da Berlusconi con il premier incaricato.

Se certe garanzie saranno rispettate, se lo status quo dovesse essere salvaguardato, allora ci sarà da parte di Forza Italia quell'ampia disponibilità a dare una mano d'aiuto al governo. E non solo sulla legge elettorale e la riforma del Senato. «Se ti dovessero
mancare i voti anche per altri provvedimenti importanti, se questi del Nuovo centrodestra dovessero farsi da parte, potresti contare su di noi» è stato il ragionamento
di Berlusconi che ha lasciato stupito perfino Renzi.

Il Cavaliere li elencherà anche fuori, a beneficio delle telecamere, le leggi sulle quali vorrebbe dare un contributo: lavoro, fisco, pensioni, giustizia. Le riforme economiche in blocco. Mano offerta assieme a un pacco di suggerimenti non richiesti eppure elargiti dal
leader di Forza Italia. Su come farsi valere in Europa, soprattutto, poi sui Marò, su Alitalia.

E non solo. «Mi permetto perché hai la metà dei miei anni e ho qualche esperienza di governo: fatti una squadra del tutto nuova, ma soprattutto metti uomini tuoi, di fiducia. Non fare come me che avevo ministri dei quali non sapevo nemmeno cosa facessero e poi si è visto com'è andata a finire» ha alluso senza mai citare Alfano, Lupi e gli altri. Ma a far scattare fin dal pomeriggio l'allarme rosso nella compagine del Nuovo centrodestra sono stati quei cinque minuti a quattr'occhi tra Renzi e il Cavaliere. La blindatura della legge elettorale contro l'abbassamento della soglia di sbarramento che gli alfaniani pretendono da giorni.

Tra Berlusconi e il governo nascente tuttavia la partita che il primo vorrebbe aprire è molto più ampia. L'ex premier coi suoi non fa mistero di voler dire la sua anche sull'imponente (e imminente) infornata di nomine di boiardi di Stato. Il settore che gli sta più a cuore è quello dell'energia, del Gas, che porta dritto ai vertici Eni, per esempio.

Al rientro a Palazzo Grazioli dopo le consultazioni, il capo forzista incontra Giovanni Toti, Gianni Letta e Denis Verdini, prima di pranzare con la truppa di eurodeputati già in campagna elettorale. «Il ragazzo è sveglio, è furbo - confesserà agli ospiti - A me piace, può bruciarsi solo per l'eccessiva ambizione».

Poi conferma la volontà di candidarsi all'Europarlamento nonostante l'interdizione, con tanto di nome nel simbolo, e di voler volare a Dublino per il vertice Ppe di marzo. «Ghedini mi ha detto che nell'area Schengen posso, anche se privato del passaporto». Chiederà comunque il permesso al Tribunale di Milano.

 

GALLIANI E BERLU, CONFALONIERI E LETTAconfalonieri berlusconi letta fazio con matteo renzi antonio catricala gianniletta GIOVANNO TOTI PORTA A PORTA DENIS VERDINI MICHELA BIANCOFIORE MUNZIA DE GIROLAMO resize

Ultimi Dagoreport

silvia salis giorgia meloni elly schlein matteo renzi

DAGOREPORT - IN ITALIA, DOPO TANTI OMETTI TORVI O INVASI DI VANITÀ, SI CERCANO DONNE FORTI. DONNE COL PENSIERO. DONNE CHE VINCONO. E, NATURALMENTE, DONNE IN GRADO DI COMANDARE, CAPACI DI TENER TESTA A QUELLA LADY MACBETH DELLA GARBATELLA CHE DA TRE ANNI SPADRONEGGIA L’IMMAGINARIO DEL 30% DEGLI ELETTORI, ALIAS GIORGIA MELONI - IERI SERA ABBIAMO ASSISTITO ATTENTAMENTE ALLA OSPITATA DI SILVIA SALIS A “OTTO E MEZZO”, L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO CHE DALLA LEOPOLDA RENZIANA E DAL CONI DELL’ERA MALAGÒ HA SPICCATO IL VOLO NELL’OLIMPO DELLA POLITICA, SINDACO DI GENOVA E SUBITO IN POLE COME LEADER CHE SBARACCHERÀ ELLY SCHEIN E METTERÀ A CUCCIA LA CRUDELIA DE MON DI COLLE OPPIO - DOPO MEZZ’ORA, PUR SOLLECITATA DA GRUBER E GIANNINI, CI SIAMO RITROVATI, ANZICHÉ DAVANTI A UN FUTURO LEADER, DAVANTI A UNA DONNA CHE DAREBBE IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA ALL'AUTORE DE "IL MANUALE DELLA PERFETTA GINNASTICATA" - ECCITANTE COME UN BOLLETTINO METEO E LA PUBBLICITÀ DI TECHNO-GYM, MELONI PUO' DORMIRE SONNI TRANQUILLI - VIDEO

john elkann donald trump

DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DISGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA SBATTENDOLO PER 10 MESI AI "SERVIZI SOCIALI", COME UN BERLUSCA QUALSIASI, E STUDIA LA FUGA NEGLI STATI UNITI - PRIMA DI SPICCARE IL VOLO TRA LE BRACCIA DEL SUO NUOVO IDOLO, DONALD TRUMP, YAKI DEVE LIBERARSI DELLA “ZAVORRA” TRICOLORE: CANCELLATA LA FIAT, TRASFORMATA IN UN GRUPPO FRANCESE CON SEDE IN OLANDA, GLI RESTANO DUE GIORNALI, LA FERRARI E LA JUVENTUS – PER “LA STAMPA”, ENRICO MARCHI È PRONTO A SUBENTRARE (MA PRIMA VUOLE SPULCIARE I CONTI); PER “REPUBBLICA”, IL GRECO KYRIAKOU È INTERESSATO SOLO ALLE REDDITIZIE RADIO, E NON AL GIORNALE MANGIASOLDI E POLITICAMENTE IMPOSSIBILE DA GOVERNARE) - DOPO IL NO DI CARLO FELTRINELLI, SAREBBERO AL LAVORO PER DAR VITA A UNA CORDATA DI INVESTITORI MARIO ORFEO E MAURIZIO MOLINARI – SE IL CAVALLINO RAMPANTE NON SI TOCCA (MA LA SUA INETTA PRESIDENZA HA SGONFIATO LE RUOTE), PER LA JUVENTUS, ALTRA VITTIMA DELLA SUA INCOMPETENZA, CI SONO DUE OPZIONI IN BALLO…

italo bocchino giorgia arianna meloni

DAGOREPORT – PER QUANTO SI SBATTA COME UN MOULINEX IMPAZZITO, ITALO BOCCHINO NON RIESCE A FARSI AMARE DALLA FIAMMA MAGICA DI GIORGIA MELONI: LUI SI PRODIGA NELL'OSPITATE TELEVISIVE CON LODI E PEANA ALLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, MA È TUTTO INUTILE: TROPPO CHIACCHIERATO E CON UN GIRO DI AMICIZIE DISCUTIBILI, L'EX DELFINO DI FINI NON ENTRA A ''PA-FAZZO CHIGI'' – LE SUE DICHIARAZIONI SIBILLINE SUL CASO GHIGLIA NON L’HANNO AIUTATO: HA SPECIFICATO, NON A CASO, CHE IL SUO INCONTRO CON  IL COMPONENTE DEL GARANTE DELLA PRIVACY ALLA SEDE DI FDI È DURATO “VENTI MINUTI AL MASSIMO”, METTENDO IN DIFFICOLTÀ ARIANNA MELONI – SE È TANTO "IMPRESENTABILE", PERCHÉ NON LO CACCIANO DA DIRETTORE EDITORIALE DEL "SECOLO D'ITALIA"? SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI ESTROMETTERLO. MA QUANTI SEGRETI CONOSCE L’EX SANCHO PANZA DI FINI, APPASSIONATO DI INTELLIGENCE E VICINO A LOBBISTI CONSIDERATI IMPRESENTABILI DALLA FIAMMA MAGICA DELLA MELONA? - VIDEO

giovambattista fazzolari roberto carlo mele

FLASH – I DAGO-LETTORI HANNO FATTO IL LORO DOVERE: HANNO SCOPERTO L'IDENTITÀ DELL’UOMO CHE DUE GIORNI FA ERA ATTOVAGLIATO CON GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI DA “VITTI”, A PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA. SI TRATTEREBBE DI ROBERTO CARLO MELE, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D’ITALIA (FIGURA NELL'ESECUTIVO DEL PARTITO COME SEGRETARIO AMMINISTRATIVO). COME “FAZZO”, DEVE AMARE MOLTO LA RISERVATEZZA, VISTO CHE ONLINE NON SI TROVANO SUE FOTO – ANCHE “L’UOMO PIÙ INTELLIGENTE” CHE CONOSCE GIORGIA MELONI (PENSA GLI ALTRI), SEMPRE RESTIO AI SALOTTI, HA FATTO IL SUO INGRESSO UFFICIALE NELLA ROMANELLA POLITICA DEL “FAMOSE DU’ SPAGHI”…

giorgia meloni donald trump al sisi

FLASH! - LA BOCCIATURA DEL PONTE SULLO STRETTO DA PARTE DELLA CORTE DEI CONTI HA FATTO SALTARE I NERVI NON SOLO A SALVINI MA SOPRATTUTTO ALLA MELONI – LA PREMIER, CHE SI ERA SPESA MOLTO IN EUROPA PER LA REALIZZAZIONE DEL PONTE, SI È TALMENTE INCAZZATA (“E’ L’ENNESIMO ATTO DI INVASIONE DE GIUDICI SULLE SCELTE DEL GOVERNO”) CHE HA CANCELLATO IL VIAGGIO AL CAIRO DI SABATO PER L’INAUGURAZIONE DEL MUSEO GEM - ALLA NOTIZIA CHE AL POSTO DELLA STATISTA, SBARCA IL FARAONE GIULI, ANCHE AL SISI NON L’HA PRESA PER NIENTE BENE…