SBAGLIARE È UMANO, PERSEVERARE È DA SINISTRATI – DALLA “GIOIOSA MACCHINA DA GUERRA” DEL ’94 AL BERSANIANO “LI SBRANIAMO”, DALL’IMPICCIO UNIPOL-BNL DEL 2006 AL “GROVIGLIO ARMONIOSO” MPS: TRA BANCHE, LITI E TOTONOMINE TORNANO I SOLITI TAFAZZISMI – CORSI E RICORSI: CI SARÀ ANCHE STAVOLTA LA RIMONTA DEL BANANA? VENDOLA SARÀ IL NUOVO BERTINOTTI? E TUTTO FINIRA’ COME L’ULIVO DI PRODI?…

Filippo Ceccarelli per "la Repubblica"

Analogie minatorie, memorie pericolose. La «gioiosa macchina da guerra» del 1994, in qualche modo, può far rima con il belluino proposito, «li sbraniamo», dell'altro giorno. E infatti, nelle più temibili affinità ricorrono anche gli istituti di credito, altra faccenda non esattamente propizia per il centrosinistra. Prima delle elezioni del 2006, per la gioia del centrodestra e anche dell'elettorato di sinistra, si scoperchiò l'impiccio della Bnl («Allora, abbiamo una banca?»).

E oggi chissà cosa può venire fuori dal Monte dei Paschi di Siena, il cui presidente, il provvido Mussari, ogni anno fin troppo generosamente si privava di una sostanziosa quota di privatissimi emolumenti (dal 10 al 20 per cento) per versarli al Pd - e sul come poi quest'ultimo li abbia spesi è quantomeno legittimo nutrire qualche dubbio.

Alla campagna elettorale del 2006 è legato anche il malricordo della rimonta di Berlusconi, anche allora come dodici anni prima e sette anni dopo, cioè ora, orgogliosamente sottovalutato. Chi sbaglia, di solito, sbaglia di nuovo, specie se non si mette seriamente in discussione e se non cambia davvero; e francamente questo non è accaduto, né forse è saggio considerare la pur nutrita partecipazione alle primarie (che ci furono anche allora, sia pure senza concorrenti per Prodi) come un evento bastevole, per non dire palingenetico. Ma pazienza.

Con minore mansuetudine si segnala tuttavia un altro vizietto assai ricorrente, anzi sciaguratamente inesorabile tra i Progressisti, poi nell'Ulivo, quindi nell'Unione e infine nel centrosinistra. La fastidiosa tendenza non tanto di «gonfiare il petto», come dice Arturo Parisi, e dare per scontata la vittoria elettorale, che potrebbe essere addirittura una strategia, ma di spartirsi le poltrone anzitempo tra i maggiorenti, per cui già a due o tre mesi dal voto si fa scrivere che quello si becca gli Esteri, e «quindi» quell'altro il Viminale, quell'altro ancora la presidenza della Camera e di conseguenza un quarto comincia ad agitarsi per l'Economia, che però sarà spacchettata, e via dicendo, verso la delusione, il pareggio o la sconfitta.

E insomma, l'elettorato di sinistra si infligge tutti i talk show possibili e immaginabili, fa il tifo come alla partita, apprezza le primarie oltre ogni dire, e versa pure il soldino, ma certo non brucia dalla voglia di assecondare le smanie di questo o quel dirigente a caccia di sistemazione, specie quando si accorge - e non è difficile - che questi ardenti desideri occupano tempo ed energia a scapito di tutto il resto.

Resta infatti da ricordare che prima delle elezioni, non di rado qualcuno del centrosinistra promette qualche tassa; mentre Berlusconi s'impegna solennemente di toglierle o di rimborsarle. Così come, in vista del voto, può sempre accadere che il dibattito in senso alla coalizione scivoli su due temi fertili e appassionanti quali le riforme istituzionali o la collocazione europea e internazionale del Pds, Ds, Margherita e ora Pd.

Ma soprattutto, dulcis in fundo, resta la questione che la vittoria può risultare insufficiente, in termini sia numerici che politici, e perciò emerge l'incognita, l'equivoco e l'ambiguità delle alleanze. Da questo punto di vista partire con il piede sbagliato è per la coalizione di centrosinistra un'altra infelice e puntuale ricorrenza.

Così, ieri e l'altroieri c'era Bertinotti, davvero molto preso anche lui da se stesso, oltre che dalle varie scissioni che movimentavano la vita del suo partito e che culminarono nell'apoteosi di Turigliatto. Ebbene, dopo aver invano saggiato la contrastatissima eventualità di caricare o scaricare Casini, ci sono oggi Monti e Vendola che non perdono giorno per proclamare la loro incompatibilità.

In mezzo, come si sperimentò nella breve e disgraziata legislatura 2006-2008, la tenuta anche psicologica del centrosinistra fu rasserenata dalle quotidiane liti che andavano in scena tra il ministro Guardasigilli Mastella, l'uomo giusto al posto giusto, e il ministro delle Infrastrutture Di Pietro, trattato con i guanti ma subito ribellatosi a Veltroni.

E sarebbe bello capire se la formula che ora prevede un accordo tra moderati e progressisti, ancorché non proprio trascinante, sia un impegno, una speranza, un miraggio, una finta, uno scherzo, un modo di dire, o di perdere tempo. Tutto sembra rinviato al dopo, ma nel frattempo Monti tira da una parte, Vendola dall'altra, e gli errori del passato tornano a svolazzare attorno al Pd con l'aggravante della più diabolica
perseveranza.

 

 

PIERLUIGI BERSANI E MUSSARIROMANO PRODI Arturo Parisi - Copyright PIzziSilvio Berlusconivendola bertinotti BERSANI-MONTI-VENDOLA BY VINCINOMARIO MONTI LEGGE RESTART ITALIA

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni francesco acquaroli antonio tajani matteo salvini donald trump

DAGOREPORT: A CHE PUNTO È L'ARMATA BRANCA-MELONI? TORNATA SCORNATA DAL G7 MENO UNO (TRUMP SE NE FOTTE DI LEI E DELL'EUROPA), I PROBLEMI REALI BUSSANO ALLA PORTA DI PALAZZO CHIGI. A PARTIRE DALL'ECONOMIA: LA GUERRA IN MEDIORIENTE POTREBBE FAR SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, E CONSEGUENTE AUMENTO DI OGNI PRODOTTO - AGGIUNGERE LA LOTTA CONTINUA CON SALVINI, LA PIEGA AMARA DEI SONDAGGI NEI CONFRONTI DEL GOVERNO E LA POSSIBILE SCONFITTA NELLE MARCHE DEL SUO FEDELISSIMO ACQUAROLI: IL PD CON MATTEO RICCI E' IN VANTAGGIO DI 5 PUNTI E LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA DI ANTICIPARE IL VOTO NELLE MARCHE A SETTEMBRE – SULLE ALTRE QUATTRO REGIONI, LA FIAMMA E' INDECISA SUL TERZO MANDATO CHE FAREBBE FELICE ZAIA IN VENETO, DESTABILIZZANDO IL PD IN CAMPANIA. MA IERI, PRESSATO DA VANNACCI, SALVINI HA PRESO A PRETESTO IL "NO" DI TAJANI, PER SFANCULARE VELOCEMENTE (E SENZA VASELINA) I SUOI GOVERNATORI, ZAIA E FEDRIGA - IL ''NO'' DI TAJANI ERA TRATTABILE: L'OBIETTIVO E' LA FUTURA PRESIDENZA DELLA REGIONE LOMBARDIA (IL CANDIDATO ''COPERTO'' DI FORZA ITALIA È..)

tommaso inzaghi

DAGOREPORT - IL TRASFERIMENTO DI SIMONE INZAGHI IN ARABIA? UN AFFARE DI FAMIGLIA. L’ARTEFICE DELL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO L’EX ALLENATORE DELL’INTER ALLA CORTE DELL’AL-HILAL È STATO TOMMASO INZAGHI, IL FIGLIO DI SIMONE E DI ALESSIA MARCUZZI, PROCURATORE CHE FA PARTE DELL'AGENZIA DI FEDERICO PASTORELLO, LA P&P SPORT MANAGEMENT – LE LAUTE COMMISSIONI, LA TRATTATIVA CHE ANDAVA AVANTI DA TEMPO (GIÀ PRIMA DEL RITORNO CON IL BARCELLONA SIMONE INZAGHI AVEVA PROPOSTE DALL’ARABIA), LO STRANO MESSAGGIO SOCIAL DI TOMMASO INZAGHI E LE VOCI SU UNO SPOGLIATOIO IN TENSIONE PRIMA DELLA FINALE DI CHAMPIONS PER...

francesco gaetano caltagirone alberto nagel francesco milleri

DAGOREPORT - GONG! ALLE ORE 10 DI LUNEDÌ 16 GIUGNO SI APRE L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA; ALL’ORA DI PRANZO SAPREMO L’ESITO DELLA GUERRA DICHIARATA DAL GOVERNO MELONI PER ESPUGNARE IL POTERE ECONOMICO-FINANZIARIO DI MILANO - LO SCONTRO SI DECIDERÀ SUL FILO DI UNO ZERO VIRGOLA - I SUDORI FREDDI DI CALTARICCONE DI FINIRE CON IL CULO A TERRA NON TROVANDO PIÙ A SOSTENERLO LA SEDIA DI MILLERI SAREBBERO FINITI – L’ATTIVISMO GIORGETTI, DALL’ALTO DELL’11% CHE IL MEF POSSIEDE DI MPS – L’INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO SU UNA PRESUNTA CONVERGENZA DI INTERESSI TRA MILLERI E CALTAGIRONE, SOCI DI MEDIOBANCA, MPS E DI GENERALI - ALTRO GIALLO SUL PACCHETTO DI AZIONI MEDIOBANCA (2%?) CHE AVREBBE IN TASCA UNICREDIT: NEL CASO CHE SIA VERO, ORCEL FARÀ FELICE LA MILANO DI MEDIOBANCA O LA ROMA DI CALTA-MELONI? AH, SAPERLO….

iran israele attacco netanyahu trump khamenei

DAGOREPORT - STANOTTE L'IRAN ATTACCHERÀ ISRAELE: RISCHIO DI GUERRA TOTALE - È ATTESO UN VIOLENTISSIMO ATTACCO MISSILISTICO CON DRONI, RISPOSTA DI TEHERAN ALL'"OPERAZIONE LEONE NASCENTE" DI NETANYAHU, CHE QUESTA MATTINA HA COLPITO IL PRINCIPALE IMPIANTO DI ARRICCHIMENTO IRANIANO, UCCIDENDO L'INTERO COMANDO DELL'ESERCITO E DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE. LA MAGGIOR PARTE DI LORO È STATA FATTA FUORI NELLE PROPRIE CASE GRAZIE AI DRONI DECOLLATI DALLE QUATTRO BASI SOTTO COPERTURA DEL MOSSAD A TEHERAN - ISRAELE HA DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA: GLI OSPEDALI SPOSTANO LE OPERAZIONI IN STRUTTURE SOTTERRANEE FORTIFICATE - TRUMP HA AVVERTITO OGGI L'IRAN DI ACCETTARE UN ACCORDO SUL NUCLEARE "PRIMA CHE NON RIMANGA NULLA", SUGGERENDO CHE I PROSSIMI ATTACCHI DI ISRAELE CONTRO IL PAESE POTREBBERO ESSERE "ANCORA PIÙ BRUTALI" - VIDEO

lauren sanchez jeff bezos venezia

FLASH! – I VENEZIANI HANNO LA DIGA DEL MOSE PURE NEL CERVELLO? IL MATRIMONIO DI JEFF BEZOS È UNA FESTICCIOLA PER 250 INVITATI DISTRIBUITI TRA QUATTRO HOTEL: GRITTI, AMAN, CIPRIANI E DANIELI - NIENTE CHE LA SERENISSIMA NON POSSA SERENAMENTE SOSTENERE, E NULLA A CHE VEDERE CON LE NOZZE MONSTRE DELL'INDIANO AMBANI, CHE BLOCCARONO MEZZA ITALIA SOLO PER IL PRE-TOUR MATRIMONIALE – DITE AI MANIFESTANTI IN CORTEO "VENEZIA NON E' IN VENDITA" CHE I 10 MILIONI DI EURO SPESI DA MR.AMAZON SI RIVERSERANNO A CASCATA SU RISTORATORI, COMMERCIANTI, ALBERGATORI, GONDOLIERI E PUSHER DELLA CITTÀ…