di maio di battista

“DIBBA” AL COMANDO? NO, GRAZIE - DI BATTISTA È ODIATO DA BUONA PARTE DEI GRUPPI PARLAMENTARI E PER TORNARE IN SELLA HA BISOGNO DI UN PATTO CON DI MAIO - SE IL GOVERNO ENTRASSE IN CRISI E LA LEGISLATURA FOSSE A RISCHIO, SI APRIREBBERO SCENARI DIFFICILI DA PREVEDERE: IL PIÙ PROBABILE SAREBBE UNA SCISSIONE TRA LE DUE ANIME DEI 5 STELLE E I DUE SI TROVEREBBERO DALLA STESSA PARTE, INSIEME A DAVIDE CASALEGGIO - L’ASSE TAVERNA-LOMBARDI CONTRO DI MAIO…

Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”

di battista di maio

 

“E Grillo, che dice?». Tra i molti misteri che avvolgono il Movimento in questi giorni di lunghi coltelli, c' è quello su Beppe Grillo e Alessandro Di Battista, due dei leader del quadrumvirato che governa di fatto il Movimento, insieme a Luigi Di Maio e Davide Casaleggio. Con chiunque si parli del fondatore, arriva puntuale la domanda: «E lui che dice?». Perché il fondatore è avaro di parole pubbliche.

 

Al contrario di Di Battista che è piuttosto loquace e, tra un post e un articolo, dice la sua.

Anche se, a un certo punto, arriva la domanda dell' interlocutore: «E Di Battista, che pensa davvero?». Mai come ora le posizioni dei due si sono divaricate. Grillo è per la stabilità dell' esecutivo, Di Battista per buttare tutto all' aria. Grillo è per l'alleanza con i progressisti, Di Battista per le mani libere e, magari, pronte a riallacciarsi a quelle leghiste.

Grillo è per un ricambio della leadership, Di Battista invece la puntella, sia pure tra mille incertezze e cambi di passo.

 

ALESSANDRO DI BATTISTA E LUIGI DI MAIO

Si racconta che Di Maio abbia tirato un sospiro di sollievo nel leggere l'articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano , nel quale l' ex sodale lo difende apertamente, pur rivendicando la sua totale sfiducia verso l'esecutivo con il Pd. «Sono amici - dicono in molti - Alessandro non lo tradirà mai». Può darsi, anche se negli scorsi mesi non sono mancate coltellate poco fraterne tra i due. Il punto, più che il sodalizio umano, è l' intesa politica. Di Maio è politicamente isolato nella sua riluttanza ad accettare il Pd e criticato per la sua gestione verticistica: un Di Battista amato dai militanti e con posizioni anti-dem gli serve come il pane.

 

E, viceversa, Di Battista è odiato da buona parte dei gruppi e per tornare in sella ha bisogno di un patto con Di Maio, considerando anche che non sembra avere né la stoffa né la voglia di fare il leader in solitario. E dunque il sodalizio politico, pur tra timori e sospetti, continua. Di Battista è appena arrivato in Iran, atterrando tra l' altro nelle stesse ore in cui saltava in aria l' aereo dell' Ukraine International Airlines. Per qualche tempo è fuori gioco, ma a marzo ci sarà e sarà pronto per gli Stati Generali. Se sarà il caso spalleggerà il capo politico.

DI BATTISTA DI MAIO

 

Se il governo entrasse in crisi e la legislatura fosse a rischio, si aprirebbero scenari difficili da prevedere: il più probabile sarebbe una scissione tra le due anime dei 5 Stelle e i due si troverebbe anche in quel caso dalla stessa parte, insieme a Davide Casaleggio. Ma c' è chi dice che Di Battista potrebbe anche approfittarne per scaricare l' ex «fratello» e tornare a fare la barricate identitarie del Movimento delle origini.

beppe grillo davide casaleggio giuseppe conte 3

 

Più difficile capire cosa abbia in mente Beppe Grillo. Chi lo sente, sa che è preoccupato.

Che non approva molte delle cose dette e fatte da Di Maio di recente, ma abbia le mani legate. «Non ci sono alternative, per ora», avrebbe detto a chi lo ha sentito. Anche se in molti giurano che al fondatore non dispiacerebbe una coabitazione tra Di Maio e Paola Taverna. Quest' ultima, già autrice di leggendarie invettive in romanesco ben poco istituzionali, si è riconvertita in una delle più convinte paladine del governo e della stabilità.

 

Per questo Grillo la vorrebbe ai vertici: per puntellare le smanie di Di Maio, sempre pronto a minare i ponti del dialogo con i dem. Il fondatore, non potendo farlo dimettere se non a prezzi politici altissimi, vorrebbe creare una sorta di cordone di sicurezza intorno al capo politico. Commissariarlo con la creazione di altri ruoli che vanno ad affiancarsi a quelli del capo politico, creando di fatto un potere condiviso. In questo gioco rientrerebbe anche Stefano Patuanelli, ben visto da molti esponenti democratici.

beppe grillo davide casaleggio 9

 

Un piano che ha un unico, grande oppositore: lo stesso Di Maio. Che non intende cedere il passo a nessuno, se non per rilanciare il suo ruolo di guida. Per questo, il golpe, se ci sarà, dovrà avvenire per vie istituzionali. Agli Stati Generali o, più facilmente, con un voto su Rousseau. Sulla guida e sulla linea politica. Un voto che molti dirigenti critici cominciano a chiedere a gran voce nelle chat, per mettere il capo politico con le spalle al muro.

 

2 - TAVERNA E LOMBARDI, DUE DONNE GUIDANO LA FRONDA ANTI-DI MAIO

lombardi ruocco taverna

Federico Capurso per “la Stampa”

 

È difficile trovare un ordine nel caos che governa il Movimento 5 stelle. Eppure, c' è un filo rosso che riesce a dare una visione più ampia della rivolta. Un filo che unisce il progetto politico "Eco" di Lorenzo Fioramonti, il documento dei senatori per defenestrare i vertici, e che arriva a sfiorare anche il Campidoglio di Virginia Raggi. Questo filo si stringe intorno a Roma. Nella Capitale si annidano infatti i più forti antagonisti di Luigi Di Maio, tutti legati da stretti rapporti personali.

 

E tali legami, tassello dopo tassello, svelano un' architettura complessa della dissidenza, che va ben oltre gli attacchi di singoli cani sciolti e ha invece obiettivi comuni: portare il Movimento al dialogo con il campo progressista, picconare la strategia della "terza via" di Di Maio, togliere il partito dalle mani del cerchio magico di Pomigliano.

LOMBARDI TAVERNA

 

A guidare questa manovra ci sono due donne, le più potenti del mondo grillino: Paola Taverna e Roberta Lombardi. Per la prima volta, si trovano allineate e il loro asse potrebbe spostare gli equilibri agli Stati generali di marzo. Lontano dalla polveriera c' è Beppe Grillo. «Non vuole entrare in queste dinamiche - dice chi l' ha sentito in questi giorni -. Ma è stufo di questa strategia della "terza via" che Di Maio continua a difendere. Essere equidistanti non è più possibile e Grillo non sa più come farglielo capire».

 

Un episodio andato in scena giovedì pomeriggio a Palazzo Madama, durante l' assemblea dei senatori M5S, offre uno scorcio della rete che si sta intessendo. Esce dall' aula, a riunione in corso, il capogruppo Gianluca Perilli, romano, considerato molto vicino a Paola Taverna. Dietro le porte della commissione Difesa, dove sono riuniti i senatori, si sta presentando il documento in cui si chiede la defenestrazione di Di Maio e Casaleggio e la loro sostituzione con organi collegiali.

di battista taverna lombardi i deputati m5s romani

 

Quando i cronisti chiedono a Perilli di anticiparne il contenuto, il capogruppo chiama fuori dall' aula uno dei tre senatori che ha lavorato al documento: Emanuele Dessì. Anche lui romano, in ottimi rapporti con Taverna e con Lombardi, la capogruppo in regione Lazio che per prima appoggiò l' idea di un governo con il Pd. Perilli e Dessì sotto braccio, uno capogruppo e l' altro dissidente, spiegano ai cronisti i 5 punti del documento più duro mai prodotto contro i vertici M5S. Scena inusuale, quasi incredibile, eppure sono lì, insieme, mentre in assemblea, Taverna plaude all' iniziativa che al primo punto - non a caso - chiede la costruzione di un «dialogo con tutte le forze progressiste».

 

lorenzo fioramonti

Taverna e Lombardi non sono mai state in piena sintonia, ma si trovano oggi su un fronte comune. La prima decisa a riportare il Movimento tra la gente, lontano dai Palazzi, l' altra a piantarlo saldamente nel campo progressista, lontano dalla Lega. Sulla stessa strada, quasi per caso, hanno incontrato l' ex ministro dell' Istruzione Lorenzo Fioramonti, romano della periferia di Tor Bella Monaca. Il suo nuovo progetto politico "Eco", ecologista e di sinistra, nasce da una scissione graduale del Movimento.

 

MARCELLO DE VITO

L' ultimo ad aver lasciato i 5S per passare con Fioramonti è il deputato Massimiliano De Toma. Neanche a dirlo, romano. Non uno qualunque, perché - come scrive il Messaggero - ha un rapporto più che privilegiato con Marcello De Vito, il presidente dell' Assemblea capitolina. Attraverso questo canale diretto, una pattuglia di cinque consiglieri romani potrebbe staccarsi e andare a formare un gruppo autonomo che faccia riferimento alla creatura di Fioramonti. E De Vito è considerato un ex fedelissimo di Lombardi. L' operazione però viene messa in stand-by fino a primavera.

 

emanuele dessi'

Sempre in primavera Lombardi vuole vedere la piega che prenderanno gli Stati generali di marzo. Con Taverna, spera di riuscire a spostare gli equilibri interni per sostituire il ruolo del capo politico con un organo collegiale ampio di cui potrebbero entrambe far parte. Proprio come scritto nel documento. I senatori hanno iniziato ieri a raccogliere le firme a sostegno della loro iniziativa. Un modo per dare forza alla loro richiesta. E se le cose dovessero andare male, per contarsi. Così nascono, di solito, le correnti.

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