AHI! BELLA NAPOLI POTREBBE FINIRE DI NUOVO NELLE GRINFIE DEI GIUDICI: FORSE TESTIMONE NEL PROCESSO STATO-MAFIA

Riccardo Arena per "La Stampa"

Vogliono sentire il Capo dello Stato per sapere se il suo ex consigliere giuridico, Loris D'Ambrosio, gli fece confidenze sulla trattativa Stato-mafia e sul modo in cui qualcuno lo avrebbe utilizzato come «scudo per indicibili accordi» tra il 1989 e il 1993. Distrutte su decisione della Corte costituzionale le intercettazioni delle telefonate fra Giorgio Napolitano e l'ex ministro Nicola Mancino, la Procura di Palermo, nel processo sui presunti cedimenti nella lotta alla mafia, concordati tra pezzi dello Stato e pezzi di Cosa nostra, torna alla carica su un altro fronte.

Perché D'Ambrosio, colpito da una durissima campagna mediatica e giudiziaria, morì nel luglio 2012 e le sue parole, fatte pubblicare dal Presidente della Repubblica, lasciano trasparire rivelazioni che il consigliere avrebbe rivolto proprio a Napolitano.

Questione spinosa, quella posta ieri dal pm Nino Di Matteo, che per le intercettazioni di Napolitano (è accusato di averne confermato l'esistenza) è sottoposto a istruttoria disciplinare dalla Procura generale della Cassazione.

Ma ieri in aula ha chiesto di ascoltare, oltre al presidente del Senato, Piero Grasso, ex procuratore nazionale antimafia, il segretario generale del Quirinale, Donato Marra, il Pg della Cassazione in carica, Gianfranco Ciani, e il suo predecessore, Vitaliano Esposito. Tutti dovrebbero deporre sul tentativo di condizionamento dell'inchiesta da parte di Mancino, che «da comune cittadino si rivolse ai più alti vertici della magistratura», chiosa il pm Francesco Del Bene, con l'obiettivo di far avocare l'indagine e di farla togliere ai pm di Palermo.

Alla testimonianza di Napolitano (sulla quale la Corte d'assise deciderà il 10 ottobre) si oppone l'avvocato dello Stato, Giuseppe Massimo Dell'Aira, che rappresenta come parte civile la Presidenza del Consiglio: «Si aggirerebbe la sentenza della Consulta, si violerebbe la riservatezza che copre gli atti del Capo dello Stato».

Arriva invece il consenso alla lista testi del pm (che in tutto contiene 182 nomi) dalle altre parti civili, rappresentate ieri in aula anche da un avvocato fresco di iscrizione all'Ordine di Roma, Antonio Ingroia: l'ex procuratore aggiunto torna nel «suo» processo come legale dell'associazione dei familiari delle vittime della strage di Firenze ed è anche commissario liquidatore di una società della Regione, Sicilia e-servizi.

Massimo Ciancimino legge poi una lettera di minacce che sostiene di avere ricevuto poco prima del suo ultimo arresto, deciso a maggio dal Gip di Bologna per una maxievasione fiscale. Il presidente, Alfredo Montalto, lo stoppa più volte. «Ma contiene minacce anche per lei», protesta il figlio di don Vito. «Non ci interessano», taglia corto il giudice. Alla fine Ciancimino è esplicito: «Non importa se sono considerato mendace, io rappresento uno degli impianti fondamentali dell'accusa di questo processo».

 

LETTERA DI NAPOLITANO A LORIS D AMBROSIOGIORGIO NAPOLITANO E LORIS D'AMBROSIO LORIS D'AMBROSIO PIERO GRASSO SENATO GIANFRANCO CIANI CON NAPOLITANODONATO MARRAvitaliano esposito

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