belpietro renzi

UNA MANOVRA D’ARIA FRITTA - BELPIETRO: “IL PRIMO DI GENNAIO DELL’ANNO PROSSIMO, SE IL PIL E LE ENTRATE TRIBUTARIE NON SCHIZZERANNO ALL’INSÙ, DOVREMO REPERIRE QUASI 19 MILIARDI PER COMPENSARE LE SPESE FATTE DA RENZI E COMPAGNI, MA MAI FINANZIATE. IN PRATICA, RISCHIAMO CHE L’IVA PASSI AL 24%”

Maurizio Belpietro per “la Verità”

 

maurizio belpietro maurizio belpietro

Di sicuro c'è solo che la manovra, ossia il provvedimento di correzione dei conti pubblici, quella che un tempo avremmo definito finanziaria o stangata, è di 3,4 miliardi di euro, cioè esattamente la cifra che l'Europa da mesi ci chiedeva.

 

Per il resto, nonostante sia primavera e quindi non proprio un periodo in cui ci si debba aspettare la nebbia, tutto è avvolto nella più spessa foschia. La verità è che la manovra non c'è. Perché non esiste un documento ufficiale, non è stato varato un decreto legge, le misure non sono state votate dal Consiglio dei ministri.

 

Risultato, al momento gli articoli apparsi sulla maggior parte dei quotidiani sono frutto di indiscrezioni e non di decisioni. Siamo insomma nel campo delle chiacchiere. Anzi: delle promesse a mezzo stampa. Il governo assicura che il Pil crescerà più di quanto ci sarebbe da aspettarsi, il debito sarà ridotto grazie alle privatizzazioni, i dipendenti pubblici godranno di un aumento di stipendio di 85 euro al mese, i terremotati otterranno un miliardo di fondi e non pagheranno le tasse in tutta l' area coinvolta dal sisma. E tutti saranno più felici. Un libro dei sogni che cozza solo contro un piccolo dettaglio: al momento non è noto dove l governo prenderà i soldi per mantenere gli impegni.

divorzio renzi padoandivorzio renzi padoan

 

Ufficialmente le coperture finanziarie sarebbero garantite dal recupero dell' evasione, ma come si sa ogni esecutivo ha cercato di far quadrare i conti iscrivendo a bilancio una lotta senza quartiere a coloro che non versano le imposte. I risultati sono sempre stati al di sotto delle attese e anche ora che Palazzo Chigi festeggia i numeri dell' Agenzia delle entrate, non si può non ricordare che il gettito iscritto nei conti dello Stato non deriva dal recupero delle tasse non pagate, ma da condoni e operazioni straordinarie.

 

renzi padoanrenzi padoan

Dunque, per digerire la manovra e far finta che sia in regola serve un Alka seltzer, diversamente si fa fatica a mandarla giù. Anche chiudendo gli occhi sulle molte promesse contenute nel comunicato del governo, credere che un decreto che deve trovare nuove entrate possa trasformarsi in un decreto che autorizza nuove uscite, cioè altre spese, è difficile da digerire.

 

Infatti alla Cgia di Mestre, un ufficio studi messo in piedi dagli artigiani del Veneto, non se la sono bevuta e, nonostante le rassicurazioni sulla totale assenza di tasse, ieri si sono interrogati sulla fine delle cosiddette clausole di salvaguardia. Di che si tratta? Lo spieghiamo subito.

 

Per legge, quando si varano dei provvedimenti di spesa, questi devono avere una copertura finanziaria, altrimenti si rischia un bagno di sangue. Tradotto, quando il governo approva una misura che costa, ha l' obbligo di indicare dove troverà i soldi.

EVASIONE FISCALE EVASIONE FISCALE

 

E ovviamente non può mettere entrate che siano aleatorie. Se lo fa è tenuto a inserire una clausola di salvaguardia, ovvero a prevedere una norma che in caso non si raggiungesse l' obbiettivo di introiti dichiarato, consentirebbe di aumentare automaticamente le tasse.

Nel passato i precedenti governi hanno fatto largo uso di questo disinvolto modo di gestire la finanza pubblica, dichiarando coperti spese e bonus che non lo erano.

 

evasione-fiscaleevasione-fiscale

Risultato, il primo di gennaio dell'anno prossimo, se Gentiloni e compagni non saranno assistiti dalla fortuna (e noi con loro), se cioè il Pil e le entrate tributarie non esploderanno schizzando all' insù, il nostro Paese dovrà reperire quasi 19 miliardi per compensare le spese fatte da Renzi e compagni, ma mai finanziate. In pratica, rischiamo che l' Iva passi al 24 per cento, una tassazione che darebbe una mazzata alla debole ripresa di questi mesi.

 

Su questa spada di Damocle che pende sulla testa degli italiani, ovviamente, la manovra anticipata dai giornali non spende una riga, quasi che le clausole di salvaguardia e i rilievi della Ue non esistessero. In realtà, il pericolo è concreto e, a meno di un miracolo, fra sei o otto mesi lo dovremo fronteggiare. Vi state chiedendo perché nessuno ne parli e perché al governo nessuno si decida ad affrontare la questione?

 

TASSETASSE

La risposta è semplice ed è sintetizzabile in una parola di sole otto lettere: primarie. Finché il Pd sarà in campagna elettorale, fino a quando Matteo Renzi potrà continuare a piegare la realtà del nostro Paese ai propri interessi, nessuno metterà in chiaro la situazione. L' ex premier non vuole che si prendano provvedimenti, tagli o tasse che siano. Vuole poter tornare a Palazzo Chigi e solo dopo decidere il da farsi.

 

Per certi versi la situazione ricorda molto il crac del Monte dei Paschi di Siena. Che la banca senese avesse bisogno di soldi pubblici era chiaro fin dalla primavera scorsa, ma essendo in campagna elettorale per il referendum, l'allora presidente del Consiglio preferì posticipare il salvataggio per evitare che intralciasse la scelta degli italiani sulla riforma costituzionale. Risultato: la situazione di Mps è peggiorata e agli italiani è toccato pagare un conto di 20 miliardi. Con il senno di poi, possiamo dire che l' operazione di Renzi ci è costata cara. Quanto ci costerà la prossima?

 

 

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