ANCHE I GRILLINI NEL LORO PICCOLO SI SPACCANO - BEPPUZZO ATTACCA LETTA PER IL “E’ GRANDE” A SILVIO - LA “DISSIDENTE” DE PIN – ORA QUALE SARA’ IL RUOLO DEL BANANA NEL GOVERNICCHIO?

1-GRILLO: "PD E PDL SONO COLLUSI"

Andrea Malaguti per "La Stampa"

Si alza in piedi. E questa volta non basta il cerone a non farlo sembrare invecchiato. È come se le ossa del volto, gli si fossero fatte all'improvviso bianche. Il senatore Silvio Berlusconi si esibisce nella sua ultima inaspettata piroetta. «Abbiamo deciso, non senza interno travaglio, di esprimere il voto di fiducia a questo governo». Ha ri-ri-ri-ricambiato idea e il premier Enrico Letta, istintivamente, gira la tesa verso Angelino Alfano. Ha un sorriso incredulo. Sussurra: «E' un grande».

Sembra la consegna ufficiale dell'Oscar alla faccia di bronzo, ma per Beppe Grillo è la prova provata, certa, inconfutabile e chiara, dell'odiosa collusione Pd-Pdl. Lo twitta come se stesse svelando il terzo segreto di Fatima. «Il labiale di Enrico Letta in aula. Non sapeva di essere filmato. "Berlusconi un grande'". Letta pidiellino ad honorem». Interpretazioni.

Ma qual è, in verità, il bilancio per il Movimento Cinque Stelle alla fine della giornata della fiducia? Dipende dalla lettura. «È tutto come prima con il risultato che ora l'Iva è al 22%. E perché? Per incompetenza, per ignoranza, per irresponsabilità? I fatti dimostrano ancora una volta che un governo Cinque Stelle è l'unica soluzione. Tutto il resto è nulla», dichiara Paola Taverna, capogruppo del Movimento al Senato. «Bisogna capire quale sarà il ruolo di Berlusconi in futuro», spiega più cauto il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio.

«Se dovesse mettersi all'opposizione rischierebbe di oscurarci un po'». Dichiarazioni che oscillano. «Secondo me il governo cade, a marzo, in vista delle europee. Noi abbiamo il polso della rete, e in rete cresce la consapevolezza della gente», si fa coraggio il capogruppo Alessio Villarosa. Che forse ha ancora nelle orecchie il rimprovero di Letta.

Rispondendo proprio a lui - che l'aveva chiamato «bugiardo», per avere sostenuto da Fazio di essere, a differenza di Grillo, contro il porcellum - il primo ministro aveva detto in aula: «Ognuno di noi può fare una bellissima figura tirando fuori proposte o presentando mozioni, ma senza un accordo che metta insieme la maggioranza di Camera e Senato, non si va nessuna parte. Si può fare una bellissima figura, ma da soli si è irrilevanti»

Da soli si è irrilevanti. È questo il pensiero che divide il Movimento. Si può andare avanti così? Erano il nuovo che avanza, forse lo sono ancora, ma stasera sembrano tristi come una vecchia culla incapace di dondolare per colpa della ruggine.


2-LA EX GRILLINA DICE SÌ A LETTA E I 5 STELLE LA COPRONO DI INSULTI
Andrea Malaguti per "La Stampa"

Ah no, questo poi no». Al senatore Gianluca Castaldi gli si gonfia la vena. Diventa rosso, si trasfigura. E l'espressione del suo viso lascia improvvisamente immaginare una personalità diversa. Effimera. Aliena. Pericolosa. Provvisoria. Abbandona i banchi del Movimento Cinque Stelle come se fosse attratto da una forza soprannaturale e parte alla carica verso il lato sinistro dell'emiciclo.

Sguaina il dito come se fosse una pistola e lo punta dritto al centro della fronte fu-collega, ora trasmigrata al gruppo misto, Paola De Pin. Le grida: «Non hai nessun diritto di stare qui. Vattene fuoriiiiiiiii». O forse - è questa la tesi presumibilmente superfetata di alcuni senatori vicini alla scena - «ti ammazzo, esci fuori». «Mai detto», giurerà Castaldi.

In ogni caso la insulta, di certo la spaventa, confortato dal coro «venduta, venduta» intonato dai suoi colleghi-cittadini, ma confermando, involontariamente, la non infondatezza della tesi espressa dalla De Pin. «Fanno tanto i puri, ma il Movimento è diventato una continua istigazione alla violenza». Idea interessante ed evidentemente discutibile. Ma che c'entra tutto ciò col caos sgangheratamente rivoluzionario del Giorno del Giudizio?

In effetti non un granché. Ma in questa ventiquattrore piuttosto delirante, in cui il mondo berlusconiano sembra schiantarsi a terra come un passero colpito da una doppietta, anche il pianeta Grillo decide di ritagliarsi un suo surreale teatrino. Succede al momento delle dichiarazioni di voto, quando l'inquieta senatrice De Pin si alza in piedi a spiegare perché, con la morte nel cuore, voterà la fiducia al governo Letta.

Negli ultimi tempi la sua mente è stata una palude stagnante, adesso è di nuovo un fiume in piena. Decide di tracimare addosso ai Cinque Stelle, che all'inizio dell'intervento la spiano muti di rabbia, o forse di compassione, per il suo successo rubato.

«Andare per la quarta volta al voto con l'attuale sistema sarebbe una irresponsabilità senza precedenti. Non siamo arrivati qui per salire sul tetto di Montecitorio o per insultare i colleghi dissenzienti, come fanno quelli che, con la scuse della fedeltà ad un pezzo di carta, hanno tradito gli elettori alla ricerca di un cambiamento». Fuori tema? Fuorissimo. Ma che importa. Esplode il marasma. Uno in più uno in meno che cambia in una mattinata così?

Mezzo Senato applaude, i Cinque Stelle ruggiscono, lei crolla in un pianto irrefrenabile e butta le braccia al collo alla collega Adele Gambaro dissidente a sua volta. Si è sfogata o più precisamente, come dirà più tardi: ha sbroccato. «È da un sacco di tempo che ricevo minacce e non ne ho mai parlato». Perché? «Per paura. Come succede a molti nel Movimento. Mail di insulti. Telefonate. A me e alla mia famiglia». Pressione, tensione, esplosione.

Lo stesso procedimento che manda in trance Castaldi quando attacca la De Pin con una voce così minacciosa da farle vibrare le costole. La De Pin lo guarda quasi senza vederlo. «Non credo che mi abbia minacciato di morte. Non ho sentito». Era in trance. Sconvolta. Impreparata a quel tifone emotivo. E forse anche al ruolo.

«Non sono una politica navigata». Ma se i suoi ex amici la lapidano (non tutti, «la violenza, anche solo verbale è inaccettabile», scrive su Facebook il senatore Campanella), anche Enrico Letta, il primo ministro, si schiera in sua difesa, senza riuscire a smorzare il tentativo Cinque Stelle di incutere timore all'Aula. Eppure oggi basterebbe toccarli per farli crollare come una montagna di lattine impilate male.

 

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