BERGOGLIO E PREGIUDIZIO: MA QUALE DITTATORE?

1 - BERGOGLIO L'ANTI KIRCHNER NEI CABLOGRAMMI WIKILEAKS
Da "La Stampa"

Sono otto i cablo della diplomazia statunitense resi pubblici da Wikileaks nei quali compare il nome di Jorge Mario Bergoglio. Si tratta di sei cablo inviati dall'ambasciata Usa di Buenos Aires a Washington tra il 2006 e il 2010, di un cablo dall'ambasciata Usa presso la Santa Sede inviato alla vigilia del Conclave del 2005 e di un altro documento, risalente al 2003, dell'ambasciata Usa a Tegucigalpa, in Honduras.

Dai cablo argentini, in particolare, emerge che il nome del nuovo Papa viene spesso citato da esponenti dell'opposizione nei loro colloqui con i diplomatici statunitensi. Sebbene non si faccia nessun riferimento a incontri diretti tra Bergoglio e i diplomatici Usa, appare evidente come l'arcivescovo di Buenos Aires sia considerato da Washington un influente oppositore del clan dei Kirchner. In un cablo «classificato» del 10 maggio 2007, dal titolo, «Cristina for president and other hot topics», si riferisce di rapporti «tesi» tra la Chiesa cattolica e il governo di Nestor Kirchner.

Nel cablo si dà conto anche delle «recenti preoccupazioni espresse da Bergoglio per la concentrazione di potere nelle mani di Kirchner e l'indebolimento delle istituzioni democratiche in Argentina». Fu «un'idea di Bergoglio», riferisce ancora l'ambasciata Usa a Buenos Aires, anche l'ingresso del leader musulmano Omar Abud nella lista dei candidati alle elezioni legislative guidata dal sindaco di Buenos Aires Jorge Telerman, alleato della Carrio.

2 - "COLLUSO COI DITTATORI". "NO, UN FALSO" - LA VITA DI FRANCESCO AL SETACCIO
Marco Tosatti per "La Stampa"

Come sembra inevitabile ogni volta che viene eletto un Papa, e come peraltro già accadde con Joseph Ratzinger, la sua vita di prima viene passata al setaccio alla ricerca di possibili lati oscuri. Un'operazione tanto più inevitabile se il personaggio in questione assume - come ha fatto Bergoglio - atteggiamenti che vanno contro il «politically correct» del momento. Così da più parti, e in particolare sul web si sono lamentate sue presunte collusioni con la dittatura dei militari argentini, che dal 1976 al 1983 cancellò la democrazia nel Paese, lottando contro i «montoneros», un'organizzazione armata di sinistra.

L'accusatore principale di Bergoglio, e in generale di gran parte della gerarchia argentina, è Horacio Verbitsky, giornalista e autore di alcuni libri sugli anni di piombo nel Paese. Il dramma è ancora vivo in Argentina e così non c'è da stupirsi se nel 2010 un giornale, «Página 12» accusava l'arcivescovo, ora Papa Francesco, di aver collaborato con le autorità dell'epoca. Scriveva il quotidiano che «Verbitsky raccolse testimonianze di persone che assicuravano che, mentre era provinciale della congregazione dei Gesuiti in Argentina, Bergoglio aveva ritirato la sua protezione a due sacerdoti del suo ordine che realizzavano opere sociali nei quartieri malfamati».

In difesa del prelato si è schierato immediatamente però il Premio Nobel per la Pace, Adolfo Pérez Esquivel, fiero oppositore dei militari, che ha dichiarato in un'intervista alla BBC che Bergoglio «non aveva legami con la dittatura argentina. Ci furono vescovi complici della dittatura, ma Bergoglio no. Lo si mette in discussione perché si dice che non fece il necessario per tirar fuori di prigione due sacerdoti, mentre era il superiore dei gesuiti. Ma io so personalmente che molti vescovi chiedevano alla Giunta la liberazione di sacerdoti, e non era concessa».

Nel 1976 Bergoglio, quarantenne, era Superiore provinciale della Compagnia in Argentina. Un mese prima che i militari prendessero il potere, Bergoglio chiese a due sacerdoti, Orlando Yorio e Francisco Yalics, di abbandonare il lavoro che stavano compiendo nelle «Comunità di base» dei barrios. Di fronte al loro rifiuto, li espulse dalla Compagnia, e chiese all'arcivescovo di adottare provvedimenti canonici nei loro confronti. I due religiosi furono arrestati poco dopo il Golpe, e restarono cinque mesi prigionieri nella famigerata Scuola di Meccanica dell'Esercito (Esma), un luogo di torture, e da cui i prigionieri politici venivano caricati su elicotteri, narcotizzati, e gettati in mare.

I due religiosi scamparono a quella sorte; dopo cinque mesi furono trovati legati e narcotizzati in un campo; ma vivi. Nel suo libro autobiografico «Il gesuita», pubblicato nel 2010, Bergoglio ha rigettato le accuse, affermando: «Feci quello che potei con l'età che avevo e con le poche relazioni di cui disponevo per farmi avvocato delle persone sequestrate».

E' molto probabile che dietro queste parole ci sia di più. Ne è convinto Andrea Velardi, ricercatore presso l'Università di Messina che afferma che i due gesuiti sono stati liberati «per l'opera silenziosa di Bergoglio che si mosse segretamente per riportare quei preti a casa, sani e salvi». Anche l'Associazione 24 marzo, che ha spesso assunto la veste di accusatore, in tribunale, dei militari argentini, ha difeso Bergoglio.

Il suo presidente, Jorge Ithurburu ha dichiarato: «Una cosa è la responsabilità della Chiesa cattolica come organizzazione, altra quella dei singoli. Bergoglio all'epoca non era neanche vescovo e di sue responsabilità individuali non c'è traccia, è evidente che l'episodio può essere letto in due modi: i capi dei due gesuiti sono responsabili di averli lasciati soli, o gli stessi capi sono intervenuti per ottenerne la liberazione.

Propenderei per la seconda ipotesi: l'Esma non liberava nessuno per caso. Ma nessuno nella Chiesa ammetterà mai che è stata condotta una trattativa segreta, la Chiesa non parla di queste cose. La liberazione dei due sacerdoti resta però un fatto». In effetti si sapeva, in quei giorni tremendi, che chi entrava all'Esma ben difficilmente usciva vivo, senza qualcuno che facesse pressioni sulla Giunta.


3 - LA GAFFE DI MICHAEL MOORE
Da "La Stampa"

La fotografia mostra il neoeletto Papa Francesco con Jorge Rafael Videla, dittatore argentino dal 1976 al 1981, o si tratta di un altro prelato? Subito dopo l'habemus Papam, il regista americano Michael Moore su Twitter ha postato una foto che mostra un prete di spalle mentre somministra la comunione a Videla. Su Twitter si è scatenato subito il dibattito.

Poi Moore si corregge - sempre con un cinguettio - e smentisce che il sacerdote nella foto sia il neo Papa. Sono in tanti a dirglielo: «L'età del prete non corrisponde». Ai tempi - era il 1990 - Bergoglio aveva 54 anni, mentre il sacerdote con l'ostia in mano teso verso il dittatore pare più anziano.

 

papa francesco celebra la sua prima messa Nestor e Cristina Kirchner videlaPAPA BERGOGLIO FRANCESCO IN METRO

Ultimi Dagoreport

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…

giorgia meloni incontra george simion e mateusz morawiecki nella sede di fratelli d italia sergio mattarella frank walter steinmeier friedrich merz

DAGOREPORT –LA CAMALEONTE MELONI NON SI SMENTISCE MAI E CONTINUA A METTERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE: IERI HA INCONTRATO NELLA SEDE DI FDI IN VIA DELLA SCROFA L’EURO-SCETTICO E FILO-PUTINIANO, GEORGE SIMION, CHE DOMENICA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE ROMENO. UN VERTICE CHE IN MOLTE CANCELLERIE EUROPEE È STATO VISTO COME UN’INGERENZA – SABATO, INVECE, LA DUCETTA DEI DUE MONDI INDOSSERÀ LA GRISAGLIA PER PROVARE A INTORTARE IL TEDESCO FRIEDRICH MERZ, A ROMA PER LA MESSA DI INIZIO DEL PONTIFICATO DI PAPA LEONE XIV, CHE E' GIÀ IRRITATO CON L’ITALIA PER LA POSIZIONE INCERTA SUL RIARMO EUROPEO E SULL’AZIONE DEI "VOLENTEROSI" A DIFESA DELL'UCRAINA - MENO MALE CHE A CURARE I RAPPORTI PER TENERE AGGANCIATA L'ITALIA A BRUXELLES E A BERLINO CI PENSANO MATTARELLA E IL SUO OMOLOGO STEINMEIER NELLA SPERANZA CHE LA MELONI COMPRENDA CHE IL SUO CAMALEONTICO EQUILIBRISMO E' ORMAI GIUNTO AL CAPOLINEA (TRUMP SE NE FOTTE DEL GOVERNO DI ROMA...)