BR-ODOTA’! - DUE BRIGATISTI IN CARCERE SCRIVONO AI NO-TAV PER RISVEGLIARE LA LOTTA ARMATA E RODOTA’ SBROCCA: ‘’PAROLE NON GIUSTIFICABILI, MA COMPRENSIBILI’’ – E DOVEVA SALIRE SUL COLLE!

1. LE BR AI NO TAV: "FATE UN PASSO AVANTI"
Guido Ruotolo per "La Stampa"

«Gli arresti contro i movimenti e il No Tav, soprattutto, hanno dato impulso alla lotta anticarceraria. Carcere che resta lo strumento di massima neutralizzazione e deterrenza nei confronti dei soggetti sociali in rottura con il sistema».

Ci voleva anche il documento dei «compagni detenuti» per riscaldare gli animi. Come se non bastassero gli attentati e i danneggiamenti a carico delle imprese impegnate nei lavori dell'Alta Velocità. Proprio ieri mattina, mentre il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica decideva di spedire altri 200 alpini in Val di Susa, su un sito internet - Soccorso Rosso Internazionale - appariva il documento «contro la repressione, nuova determinazione», di Alfredo Davanzo e Vincenzo Sisi, due militanti (dirigenti) del Partito comunista politico militare, arrestati sei anni fa dalla Procura di Milano.

«Come si articola, oggi, la lotta contro la repressione?». I due terroristi che si richiamano alla Seconda Posizione, l'ala movimentista delle Brigate rosse, indicano tre problematiche: mai lasciare soli i «compagni colpiti»; finanziare le spese legali e processuali, garantire il sostegno «ai prigionieri», riempire «le casse di resistenza contro i licenziamenti per rappresaglia». E infine, «sviluppare la lotta con rinnovata determinazione».

Il movimento No Tav, nel ragionamento dei due brigatisti, è un pretesto. Uno dei leader storici del No Tav, Alberto Perino, prende le distanze dal documento: «Noi non abbiamo nulla a che spartire con questa gente». «È una provocazione che respingiamo con forza» afferma con un comunicato il Comitato di lotta popolare di Bussoleno. «Parole deliranti», commentano le istituzioni torinesi (Fassino e Cota), mentre per il ministro delle Infrastrutture Lupi «questo ennesimo appello alla violenza è il segno della sconfitta di chi si oppone alla Tav. Questi violenti vanno isolati».

Il documento si sofferma su un'analisi pessimistica: «La quarantina, circa, di militanti rivoluzionari oggi incarcerati sono quasi tutti in regime AS-2, decisamente meno pesante; mentre una parte minoritaria, e soprattutto i nuovi arrestati nei movimenti di lotta sociale e di piazza, finiscono nel circuito normale. In realtà peggiore, causa il sovraffollamento».

Ma il nervo scoperto è un altro: «L'odierna composizione della prigionia politica rivela, purtroppo, la pochezza del movimento rivoluzionario di classe: la gran parte dei prigionieri/e essendo ancora parte dell'ondata Anni 80». Ecco, dunque, un altro passaggio del documento che fa riferimento ai No Tav: «Guardiamo bene proprio il caso No-Tav con tutta la valenza "antagonista" assunta, e di portata generale - le ultime misure sono drastiche: militarizzazione aggravata con conseguenti minacce penali, e fino a quella (per ora solo agitata) di imputazione terroristico-eversiva.

Ci si trova appunto stretti in quel bivio: compiere un altro salto in avanti politico-organizzativo, assumendone anche le conseguenze, o arretrare. Perciò apprezziamo molto la generale tenuta militante in sede processuale e, particolarmente, l'atto di revoca degli avvocati di alcuni/e compagni/e. Ciò che crea simpatiche consonanze con la nostra dimensione di prigionieri rivoluzionari e dei nostri processi politici».

Davanzo e Sisi propendono per il non riconoscimento della giustizia, tema caro al brigatismo delle origini che non intendeva farsi processare e che revocava sempre la difesa legale. «In memoria di Jacques Verges, morto in questi giorni, ricordiamo come il "suo" processo di rottura salvò dalla ghigliottina decine di militanti algerini.

Sicuramente argina la tendenza più ovvia e diffusa, al difensivismo innocentista e legalista, che è proprio il terreno su cui la repressione cerca di farci arretrate. È curioso rilevare che sia i compagni No Tav che hanno fatto la revoca degli avvocati, che noi, abbiamo dovuto raccogliere le stesse critiche, e motivate proprio da questo tipi di tendenza».

C'è un passaggio del documento in cui emerge la differenza culturale e ideologica rispetto agli anarcoinsurrezionalisti: «Carcere che resta lo strumento di massima neutralizzazione e deterrenza nei confronti dei soggetti sociali in rottura con il sistema». Per gli anarchici, il carcere va abbattuto. E basta.


2. RODOTÀ: ‘'LE PAROLE DELLE NUOVE BR NON GIUSTIFICABILI, MA COMPRENSIBILI'' - ALFANO: "FRASI GRAVISSIME, RETTIFICHI"
La Stampa.it

S'infiamma la polemica sulla Tav dopo le minacce eversive contenute nella lettera delle Nuove Br, che chiedono al movimento No Tav di «fare un passo avanti».

A riaprire il caso sono le parole di Stefano Rodotà: atti come la lettera delle nuove Brigate Rosse sono «deprecabili, ma comprensibili e non devono contribuire a derubricare la realizzazione dell'opera a una mera questione di ordine pubblico»; ha detto il giurista ed ex candidato alla Presidenza della repubblica da parte del Movimento 5 Stelle a margine di un convegno organizzato a Torino dal Forum italiano dei Movimenti per l'acqua.

Rodotà ha poi precisato il suo punto di vista: le parole usate dalle nuove Br «non sono "comprensibili" nel senso che siano giustificabili in alcun modo; significa invece che purtroppo esiste ancora qualche persona che continua a usare un linguaggio pericoloso e inaccettabile».

«In Italia - ha affermato Rodotà - dovremmo prendere atto di quanto stia avvenendo a livello internazionale e riaprire una riflessione politica più ampia sull'infrastruttura, a maggior ragione in un momento di fibrillazione sociale molto forte, in cui non sarebbe giustificabile un impiego consistente di capitali in un'impresa che rischia di rimanere sospesa».

Secondo Rodotà, il decreto con cui la Francia ha dichiarato di pubblica utilità alcuni lavori del cantiere Tav, senza però dare certezze sullo stanziamento finanziario per l'opera è «un sostanziale rinvio della Torino - Lione, che può apparire come una rinuncia a costruire la parte francese della linea».

Le parole di Rodotà «sono gravissime, inquietanti. Le condanno duramente, mi auguro che le rettifichi», commenta a caldo Angelino Alfano. «Mi chiedo - ha detto il ministro dell'Interno - se non ci sia da temere per il ritorno dei cattivi maestri». Secondo Alfano la dichiarazione di Rodotà «se fosse confermata sarebbe sconvolgente».

«Mi pare intollerabile - ha aggiunto - che un candidato alla presidenza della Repubblica abbia potuto dire questo mentre i nostri poliziotti sono impegnati a proteggere il cantiere e mentre i lavoranti delle ditte sono lì a rischiare la vita». «Non possiamo dare un millimetro di vantaggio - ha detto il ministro - alle Nuove Br». Alfano ha assicurato che «lo Stato farà il proprio mestiere fino in fondo» e ha ricordato che è stato raddoppiato il contingente di uomini. «Pensiamo che le parole in questi momenti - ha concluso - pesino come pietre e che non si possano sbagliare le parole».

Questa mattina a Torino il capo della Polizia, Alessandro Pansa, ha tenuto un incontro con i 13 questori e i 5 dirigenti dei compartimenti di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta. Nel pomeriggio il capo della Polizia andrà a Chiomonte al cantiere della Torino-Lione. La "talpa" che dovrà scavare il tunnel è pronta a partire ed il Governo manda un segnale duro al popolo No Tav: sono in arrivo 200 militari di rinforzo per vigilare sul cantiere; a Torino è stata nominata prefetto Paola Basilone, ex vicecapo della polizia ed esperta di ordine pubblico.

 

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