brexit theresa may

ESCO O NON ESCO? – ENNESIMA SBERLA PER THERESA MAY: L'ACCORDO PER LA BREXIT È STATO BOCCIATO PER LA SECONDA VOLTA DALLA CAMERA DEI COMUNI CON 391 VOTI CONTRARI E 242 A FAVORE – LA PREMIER (CHE ERA PURE SENZA VOCE): "DOMANI SI VOTERÀ SULL'USCITA DEL REGNO UNITO DALL'EUROPA SENZA ACCORDO" – SE LA CAMERA RESPINGE ANCHE IL NO-DEAL SARÀ NECESSARIO CHIEDERE ALL'UE UNA PROROGA DELL'ARTICOLO 50, MA NON È DETTO CHE VERRÀ CONCESSA. IL 29 MARZO È SEMPRE PIÙ VICINO – ECCO COSA SUCCEDERÀ NELLE PROSSIME 48 ORE

BREXIT, BOCCIATA PROPOSTA MAY

 

theresa may seconda bocciatura dell'accordo sulla brexit alla camera dei comuni

(ANSA) – La Camera dei Comuni britannica ha bocciato stasera per la seconda volta l'accordo sulla Brexit patrocinato dal governo Tory della premier Theresa May. I deputati a favore sono stati 242, quelli contrari 391. Lo scarto è stato di 149 voti, inferiore rispetto ai meno 230 del primo tentativo andato a vuoto a gennaio con la peggiore sconfitta mai subita da un governo di Sua Maestà nella storia moderna del Regno Unito.

 

May ha confermato che domani intende tornare alla Camera dei Comuni, dopo la seconda bocciatura di oggi del suo accordo, per mettere ai voti una mozione 'no deal sì o no deal no'. La premier ha aggiunto che lascerà libertà di voto al gruppo Tory, ma che lei resta contraria a un no deal e convinta che esista "una maggioranza a favore di un accordo". (...)

 

BREXIT, IL PARLAMENTO BOCCIA IL PIANO DI MAY CON 391 VOTI CONTRARI

Alberto Magnani per www.ilsole24ore.com

 

brexit

L’appello di Theresa May non ha fatto breccia. La Camera dei Comuni britannica ha bocciato il 12 marzo con 391 voti contrari (contro i 242 favorevoli) l’accordo di Brexit siglato dalla premier con i partner europei, e aggiornato nella notte del 10 marzo dopo un round di negoziati in extremis con il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Le «assicurazioni legali» ottenute da May sulla reversibilità del backstop, il divieto di erigere barriere fisiche tra Irlanda e Irlanda del Nord, non sono bastate a convincere un parlamento da sempre ostile all’accordo del primo ministro.

procuratore generale geoffrey cox

 

Il colpo di grazia è stato inflitto, soprattutto, dal parere di Geoffrey Cox, il procuratore generale che ha partecipato attivamente alle ultime sessioni dei negoziati ed è chiamato a fornire una consulenza legale sul divorzio. Cox ha dichiarato che «non si potevano escludere rischi» sulla permanenza del backstop, inclinando al no le fronde più radicali dei deputati pro-Brexit, a partire dei conservatori dello European research group (Erg) e il drappello dei Democratic unionist party.

 

Cosa succede nelle prossime 48 ore

Il nuovo flop del piano di May, dato quasi per scontato dopo un dibattito al veleno in Parlamento, spiana la strada a due giorni di votazioni. May si dichiara determinata ad andare avanti con l’agenda che aveva fissato in caso di bocciatura della sua mozione: in caso di mancato via libera al suo piano, come è successo, i parlamentari dovranno dire - nell’ordine - se vogliono un accordo o chiedere alla Ue un rinvio.

 

Il 13 marzo la Camera dei Comuni dovrà scegliere fra un’uscita con o senza accordo: insomma, la famosa Brexit «no deal» che ha spinto gli ex partner europei a correre ai ripari per atturire i contraccolpi del divorzio. Se passerà la linea dell’accordo, come sembra probabile, i deputati dovranno votare il 14 marzo in favore o contro a un’estensione dell’articolo 50, l’articolo del trattato sulla Ue che disciplina l’uscita di uno Stato membro.

 

theresa may alla camera dei comuni

Con «estensione» si intende, semplicemente, un rinvio rispetto alla data fissata oggi (29 marzo 2019) per avviare il divorzio e una fase di transizione di due anni. Quest’ultima chance viene considerata, oggi, come lo sbocco naturale di un’odissea diplomatica iniziata con il referendum del giugno 2016. Ma i parlamentari britannici, ha ricordato a caldo un portavoce del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, dovranno «fornire una giustificazione credibile» per un rinvio. Ora, ha aggiunto, la nuova bocciatura «aumenta significativamente» la probabilità di un no-deal.

 

May ha raggiunto il suo accordo con la Ue lo scorso 25 novembre, salvo subire una doppia (e, da oggi, tripla) bocciatura alla Camera dei Comuni. Ai sensi dell’accordo per il ritiro del Rego Unito dalla Ue, Londra non può ratificare la separazione dall’Europa senza il via libera formale del suo parlamento. Nel caso che l’esito del voto del 13 o del 14 marzo andasse in maniera diversa, si aprono vari scenari. Il più inquietante è quello di una Brexit no-deal, senza tutele diplomatiche, per ora avversato sia dai parlamentari britannici che dagli ex partner europei. Ma fra le varie combinazioni potrebbe esserci anche quella di un nuovo referendum o di un ritorno alle urne per le elezioni nazionali. La poltrona di Theresa May, ora,è ancora più in bilico.

brexit

 

BREXIT, IL PARLAMENTO GB BOCCIA ANCHE L'ULTIMA PROPOSTA DI MAY

Antonello Guerrera per  www.repubblica.it

 

Il Parlamento inglese ha bocciato con un'ampia maggioranza (391 No a 242 Sì) il nuovo piano presentato da Theresa May per Brexit.

 

GIUSEPPE CONTE E THERESA MAY GIOCANO A BILIARDO

"Mi spiace profondamente, domani si voterà sull'uscita del Regno Unito dall'Europa senza accordo": così la premier Theresa May, subito dopo la sonora sconfitta. La premier ha lasciato libertà di coscienza ai Tory, ma ha ricordato che la questione è di "fondamentale importanza".

 

 

Un esito che, già nelle ore prima del voto, è sembrato inevitabile, nonostante ieri ci fosse tanta speranza dopo la trasferta lampo di Theresa May a Strasburgo per strappare all'Europa "rassicurazioni legalmente vincolanti" sul backstop, la controversa clausola di assicurazione voluta dall'Ue sull'Irlanda del Nord e "trappola di Bruxelles" secondo gli euroscettici. Ci ha pensato stamattina l'attorney general Geoffrey Cox, il massimo legale del governo di Theresa May, ad affossare molto probabilmente tutti gli sforzi della premier per portare a termine una Brexit sempre più snervante ed estenuante per un intero Paese.

 

proteste brexit 5

Cox, parlando alla Camera dei Comuni, ha confermato la "validità legale" delle nuove concessioni ma allo stesso tempo, pur difendendo le modifiche ottenute dalla premier e chiedendo alla Camera di votare il piano del governo, ha sottolineato che il Regno Unito non avrà comunque la possibilità di uscire unilateralmente dal regime di backstop e che i rischi che Belfast rimanga in qualche modo legata all'Unione europea a tempo indeterminato non sono sostanzialmente cambiati.

 

Inoltre, per portare l'Ue davanti a un arbitrato in caso di abuso sul backstop (cioè l'Irlanda del Nord "bloccata" nell'unione doganale Ue fino a quando non ci sarà un nuovo accordo in modo da preservare la fluidità del confine irlandese) bisognerà dimostrare la "cattiva fede" degli europei, cosa alquanto complicata. Le parole di Cox hanno avuto subito un contraccolpo sulla sterlina, che in tarda mattinata aveva già perso circa l'1,5% rispetto al dollaro, l'1,3% rispetto all'euro.

la camera dei comuni boccia per la seconda volta l'accordo sulla brexitprocuratore generale geoffrey coxtheresa maytheresa may alla camera dei comuni 1

theresa may

la camera dei comuni boccia l'accordo sulla brexit 2

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?