GOOGLATA ANCHE BRUXELLES: BOCCIATA LA LEGGE DI BOCCIA: “NO ALLA WEB TAX” - “CONTRARIA AI PRINCIPI DI NON DISCRIMINAZIONE” - SIAMO DAVVERO SENZA SOVRANITA’
Roberto Giovannini per âLa Stampa'
Era un po' il segreto di Pulcinella: la «Web Tax» è chiaramente in contrasto con i principi fondamentali di tutti i trattati europei, compreso quello di Roma che ha dato vita al vecchio Mercato Comune. Ieri lo ha ribadito in una dichiarazione al «Corriere delle Comunicazioni» Emer Traynor, il portavoce del Commissario europeo per la Fiscalità e l'unione doganale, il lituano Algirdas Semeta.
Così com'è formulata, ha detto il portavoce del Commissario, la «Web Tax» sembra «contraria alle libertà fondamentali e ai principi di non-discriminazione dei trattati». «Trattandosi per il momento di una semplice proposta - spiega il rappresentante di Bruxelles alla testata specializzata - dovremo analizzare il testo finale prima di dare un'opinione definitiva. Tuttavia, abbiamo seri dubbi sull'emendamento per come si presenta attualmente».
In realtà l'emendamento che dovrebbe entrare nel testo finale della legge di Stabilità - il governo ha chiesto il voto di fiducia, previsto per oggi a Montecitorio - continua a prevedere due formulazioni: una più restrittiva, che impone alle web companies che vendono pubblicità on line (in pratica, Google) l'apertura di una partita Iva italiana. E una meno stringente, in cui non si precisa se la partita Iva può essere anche aperta in un altro paese europeo. Sulla carta quest'ultima formulazione sarebbe quella voluta dal segretario Pd Matteo Renzi per alleggerire l'impatto della norma e renderla digeribile in sede europea.
Il primo guaio è che pare proprio che in sede di coordinamento del testo finale del maxiemendamento su cui oggi verrà posta la fiducia siano presenti tutt'e due le formulazioni. Il secondo guaio è che - come peraltro avevano avvertito molti osservatori - in tutti e due i casi la norma che vorrebbe legare in qualche modo le imposte pagate al fatturato prodotto in Italia viola le regole del mercato unico europeo. L'intenzione sarà pure lodevole; ma sin dai tempi del trattato di Roma è chiaro che un'impresa situata in un paese dell'Unione (nel caso di Google, in Irlanda) può operare in tutto il territorio europeo e pagare le tasse in Irlanda, dove sono più basse. Per risolvere il problema bisogna trovare un'altra soluzione.
La replica di Francesco Boccia, l'esponente del Pd che ha fortemente spinto per la «Web Tax» è di fuoco: «La dichiarazione di Emer Traynor sembra quella del portavoce delle multinazionali del web, non di un Commissario europeo. Anziché richiamare inopportunamente le libertà fondamentali, Traynor studi bene il discorso di Neelie Kroes, il Commissario Ue all'agenda digitale, il quale solo lo scorso giugno ha denunciato alla American Chamber of Commerce di Bruxelles che "le compagnie multimiliardarie non possono continuare a versare al fisco solo briciole"».
Ma anche nel suo partito c'è chi la pensa diversamente. Giampaolo Galli, ex direttore di Confindustria prima di diventare deputato del Pd, afferma che «questa norma dev'essere notificata alla Commissione Europea, perché è una violazione palese dei principi del Mercato unico. Se passasse, l'Italia perderebbe ogni autorevolezza in Europa». E insieme ad altri sta raccogliendo firme in calce a una mozione che chiede al governo di non fare entrare in vigore la «Web Tax», o di cancellarla.




