letta renzi calenda di maio agenda draghi

“A LETTA NON BASTA CALENDA. DEVE SISTEMARE ANCHE DI MAIO E NON PUÒ RINUNCIARE NEPPURE A RENZI” - MASSIMO CACCIARI: “L'ACCORDO ERA SCONTATO, ORA BISOGNA DARE UN MINIMO DI CONTENUTO. IUS SCHOLAE, FINE VITA, DL ZAN NON È QUELLO CHE RAPPRESENTA LA STORIA DELLA SINISTRA. LA DIFESA SINDACALE, LA PROTEZIONE DELLE CLASSI PIÙ DEBOLI, LA DIFESA DEI SALARI, DEL POTERE D'ACQUISTO, DELLE DONNE E DEI GIOVANI. QUELLA È SINISTRA - RENZI NON LO VUOLE PIÙ NESSUNO FORSE PERCHÉ VALE L'1%. EPPURE MA POI SI DETESTANO E SI ODIANO TUTTI - CALENDA È UN'IDEA PLATONICA, METAFISICA. UNA PERSONA COSÌ INVAGHITA DI SÉ CREDO CHE NON ESISTA SULLA FACCIA DELLA TERRA. PERÒ SA CURARE BENE I SUOI INTERESSI”  

MASSIMO CACCIARI

Andrea Malaguti per “la Stampa”

 

Professor Cacciari, che effetto le fa la Santa Alleanza?

«Bé, mi pare fosse inevitabile. O si decideva per il suicidio o si cercava l'intesa più ampia attorno al Pd di tutte le forze di centro. Non c'era alternativa per essere competitivi con le destre».

 

E adesso?

«Adesso bisogna provare a dare un minimo di contenuto all'accordo. Servono due o tre idee chiare per mascherare lo stato di necessità che ha spinto all'alleanza. Cercando di non fare emergere competizioni tra leader o pseudo-leader»

letta calenda

 

Perdoni la domanda vagamente calcistica: ha vinto Letta o Calenda?

«Entrambi. Ma a Letta non basta Calenda. Deve sistemare anche Di Maio, considerando i due o tre voti che porta. E non può rinunciare neppure a Renzi».

 

Gli servono le briciole?

«Gli serve tutto. Di Maio rappresenta il residuo governista di un partito che valeva il 30%, Renzi è un ex premier che non molti anni fa stava tra il 30 e il 40%. Sono personaggi che, nel deserto patrio, hanno una storia».

MARIO DRAGHI ROBERTO GAROFOLI

 

Piuttosto inconsistente, considerata la velocità con cui è stata divorata e archiviata.

«Una storia movimentista e fragilissima. Figlia di una crisi di rappresentanza radicale con cui facciamo i conti da qualche decennio. Una storia che lascia senza protezione il 50% degli italiani. Sostanzialmente quelli che non vanno più a votare».

 

Chi lo raccoglie questo malcontento?

«Da qui al 25 settembre nessuno. La sinistra non esiste più».

sergio mattarella mario draghi

 

È un rischio?

«Grosso».

 

Veramente Letta, intervistato dal Corriere della Sera, ha detto che la sinistra è lui.

«Ma che cosa sono, comiche?».

 

Convinzioni precise, apparentemente.

«Forse rispetto a Giorgia Meloni. Forse sul piano dei diritti. E dico forse perché anche sul piano dei diritti siamo alla frutta. Quel che c'era di sinistra è andato a puttane con la guerra e con l'emergenza sanitaria».

 

ENRICO LETTA CARLO CALENDA

Ius Scholae, fine vita, dl Zan. Per il Pd sembrerebbero ancora battaglie identitarie.

«Bene, ci mancherebbe. Ma non è quello che rappresenta la storia della sinistra. La difesa sindacale, la protezione delle classi più deboli, la politica del lavoro comandato, la difesa dei salari, del potere d'acquisto, delle donne e dei giovani. Quella è sinistra».

 

Fratoianni (che ora fa le bizze con Letta) e Conte giurano di parlare proprio a loro.

«Fratoianni è politicamente inesistente e dunque potrebbe anche essere Carlo Marx.

Quello di Conte è il tentativo postumo di rappresentare una linea di protesta razionale che in qualche modo esisteva a cavallo delle elezioni del 2018 e sulla quale il Pd avrebbe dovuto provare a costruire un orizzonte condiviso».

luigi di maio presentazione impegno civico

 

Troppo tardi?

«Letta ci ha provato, ma i Cinque Stelle sono deflagrati. Con Conte e Di Maio che cercano di tenere assieme un po' di cocci da una parte e dall'altra».

 

Letta e Calenda inseguono l'agenda Draghi, qualunque cosa voglia dire.

«Fanno bene. L'unica cosa che può dare credibilità a questa intesa, vedremo quanto larga, è dire esattamente: noi siamo i fedelissimi di Draghi, ovvero del Migliore della Galassia. Continueremo sulla sua linea realizzando tutti gli impegni europei. Evitino discorsi su riforme (sempre annunciate e mai fatte) e sulla rappresentanza dei più deboli».

 

benedetto della vedova enrico letta carlo calenda 2

Europeismo, atlantismo, centrismo?

«Il resto sono chiacchiere. E consiglio loro di essere molto, molto credibili».

 

La stabilità dei poteri costituiti contro il rischio melonian-orbanian-putinan-populista-nazionalista?

«Sì. L'idea iniziale di Letta era giusta. Aggiungo una spolveratina di sinistra alleandomi con i Cinque Stelle. Ma ora, dopo il patto con Calenda e Di Maio, se l'Alleanza parlasse di riforme istituzionali e di difesa dei più deboli rischierebbe solo di sembrare ridicola e di portare acqua al mulino di Meloni».

 

luigi di maio bruno tabacci presentazione impegno civico

Invece, parlando di Europa, Usa, Nato e mercati magari li ascoltano anche al Nord?

«Esatto. Migliaia di persone che non devono garantirsi lo stipendio a fine mese, ma che hanno bisogno dei fondi europei per le loro fabbriche e per i loro dipendenti.

Cosa vuole che le dica, la sinistra vera la vedranno i nostri nipoti».

 

In lista con Letta c'è anche Speranza.

«Lasci stare, quello è più a destra di Calenda. Che Letta-Calenda fosse al momento l'unico schema possibile lo sa chiunque sia in buona fede. Sono pronto a scommettere che anche Bersani la pensa come me».

 

enrico letta carlo calenda

Scommessa raccolta.

«Vinco facile. Il mio non è neanche un ragionamento. È monsieur de Lapalisse. La sinistra si è sbriciolata quando Veltroni ha mollato in quel modo disgraziato. Poi c'è stato il renzismo. Al momento non esiste una forza politica davvero alternativa, non esiste una strategia culturalmente fondata. E direi che non è neppure all'ordine del giorno».

 

Perché Renzi non lo vuole più nessuno?

«Forse perché vale l'1%. Eppure servirebbe. Ma contro di lui c'è un ostracismo feroce».

 

Questioni personali?

«È sempre così. Si detestano e si odiano tutti».

 

il comizio di giorgia meloni per vox, in spagna 8

Professore, dopo la Santa Alleanza Meloni è più preoccupata o sta stappando champagne?

«Ma quale preoccupata. Sapeva anche lei che finiva così. Mica potevano arrendersi e dargliela vinta senza fare la partita. Letta ha bisogno di tutte le carte disponibili sul tavolo per organizzare contro la destra la più imponente campagna pubblicitaria occidentale di cui è capace».

 

Letta sostiene che Berlusconi e Salvini hanno alzato bandiera bianca davanti a Meloni.

«Lo dice e lo dirà ancora. Fa parte della propaganda per mettere gli elettori in guardia dal Grande Pericolo in arrivo».

 

Pericolo a cui lei non crede?

SILVIO BERLUSCONI - GIORGIA MELONI - MATTEO SALVINI

«Pericolo al quale credo. Non penso che in un mese e mezzo Meloni sia in grado di cancellare, in buona o in cattiva fede, il suo passato o Casa Pound. La leader di Fratelli d'Italia si sta muovendo con intelligenza, ma il tempo è poco, la diffidenza di autorità europee, finanziarie e americane difficile da superare. Letta insisterà su questo tasto, ma deve evitare di fare casino con gli alleati e deve essere bravo a nascondere lo stato di costrizione che li tiene assieme. In politica, come diceva Machiavelli, bisogna sapersi mettere delle maschere, fingendo persino di avere una base culturale e strategica comune».

 

BERLUSCONI SALVINI MELONI

Che non c'è.

«Ma che devi fingere di avere per non essere sommerso da un'omerica risata».

 

Calenda, con la consueta pacatezza, ha detto a La Stampa: non è che il premier lo decide Letta.

«Ma Calenda lei lo conosce? Lo ha mai incontrato? Calenda è un'idea platonica, metafisica. Una persona così invaghita di sé credo che non esista sulla faccia della terra. Però sa curare i suoi interessi. Sa farlo bene. Per cui l'invito che faccio a entrambi è: evitate di fare la gara a chi è il più bello del reame».

 

DI BATTISTA CONTE

A proposito di belli del reame. Sta tornando Alessandro Di Battista.

«Per forza. Conte non puo' che andare verso di lui. La parte governativa l'ha occupata Di Maio. Di Battista può garantire un seguito non inferiore ad altri».

 

Superiore a quello di Conte?

«No, assolutamente. Conte è il leader. Metterlo in discussione ora vorrebbe dire portare i voti a zero».

 

Professore, è il 26 settembre, Meloni ha vinto. Che succede?

«Che si apre quella prospettiva drammatizzata ed esasperata in campagna elettorale che però ha dei fondamenti».

GIORGIA MELONI ANTONIO TAJANI MATTEO SALVINI

 

E se, con grande stupore di tutti, vince il centrosinistra?

«Governano tranquillamente Letta e Calenda e tutto continua come prima. Non con il centrosinistra, ma con un'antidestra conservatrice».

 

Non mi è chiaro.

«Secondo lei il 50% degli italiani che ancora va a votare da chi è costituito? Da chi ha da conservare o difendere qualcosa, da chi ha prospettive realistiche di miglioramento. Da chi lo fa per abitudine e per buon costume. Da chi ha idee e opinioni e ha sempre agito così. Uomini e donne che stanno al centro. Per questo tutte le alleanze puntano lì. Per questo la vittoria di Meloni non è sicura».

ENRICO LETTA E CARLO CALENDA

 

In questo caso chi va a Palazzo Chigi?

«Letta».

 

Se Calenda dice no e fa la crisi?

«Improbabile, anche se con lui tutto è possibile. A quel punto però, di fronte a una maggioranza esistente, Mattarella non dovrebbe chiamare Draghi o sciogliere le Camere, dovrebbe chiamare un'ambulanza e sottoporre tutti a un trattamento sanitario obbligatorio».

Ultimi Dagoreport

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)